Joe Biden si prepara ad incassare l’ennesimo colpo basso da parte degli ‘avversari’ Repubblicani che da tempo stanno cercando di ostacolare la sua corsa presidenziale contro il loro Donald Trump, sempre più caldeggiati da numerosi esponenti del Partito Democratico: attualmente (almeno stando alle informazioni pubbliche disponibili) sarebbero in totale almeno 31 i deputati e senatori che hanno sostenuto l’idea di un ritiro da parte di Joe Biden, con alcuni nomi illustri come l’ex presidente Barack Obama o la speaker – un tempo vicinissima al presidente Dem – Nancy Pelosi. Dall’altra parte però – ma ci arriveremo meglio a breve – si moltiplicano anche le voci favorevoli alla sua ricandidatura, tra chi ritiene addirittura illegale interrompere la corsa presidenziale a questo punto e chi (invece) si prodiga in raccolte fondi tra la sfiducia degli elettori.
Il nuovo colpo basso che potrebbe danneggiare Joe Biden è stato rivelato dal Messaggero che parla di un manipolo di legislatori repubblicani che chiedono con sempre più insistenza le registrazioni dell’interrogatorio a cui si sottopose lo scorso ottobre il presidente in carica: il caso legale in sé non è particolarmente interessante perché riguarda le carte segrete che trafugò (si disse: erroneamente) dopo la vicepresidenza sotto Obama; ma la cosa più interessante è la conclusione a cui giunse il procuratore Robert Hur.
Nella trascrizione dell’interrogatorio – secondo la versione dei legislatori repubblicani – il procuratore descrisse Joe Biden con “un uomo anziano e ben intenzionato”, ma anche “con una scarsa memoria“; con l’ipotesi che questo dimostrerebbe l’incapacità del Dem di guidare una nazione importante come gli Stati Uniti. L’audio è già stato oggetto di diverse richieste formali e informali, ma la risposta è sempre stata negativa, coperta dal muro (ideologico?) del “pubblico interesse”.
Joe Biden: senatori, deputati ed elettori divisi tra chi chiede il ritiro e chi sostiene l’81enne
Probabilmente – a conti fatti – l’audio non cambierebbe di un millimetro l’attuale posizione di Joe Biden, ma nell’effettivo potrebbe diffondere ancora più sfiducia negli elettori (già in crisi dopo il dibattito fallimentare contro Donald Trump) e ridurre i voti a favore del presidente uscente. Alcuni sondaggi condotti da Abc-Ipsos – citati da TgCom24 – attualmente riferiscono che sono circa il 61% degli intervistati a chiedere che Joe Biden si ritiri dalla corsa presidenziale; mentre dall’altra parte della barricata cresce il consenso nei confronti di Donald Trump, con il 40% dei rispondenti che ha dichiarato di avere “un’impressione favorevole” dell’ex presidente dopo l’attentato della scorsa settimana.
Nel frattempo – mentre crescono le file di chi chiede al presidente di “passare la torcia” (come intonano alcuni manifestanti fuori dalla Casa Bianca in questi giorni) – sembra anche che siano sempre di più gli esponenti Dem ad appoggiarlo: è il caso dei coniugi Clinton che secondo la NBC avrebbero contattato la Casa Bianca per porgere il loro sostegno a Joe Biden; ma anche dello speaker repubblicano Mike Johnson che ritiene il ritiro “sbagliato e, credo, illegale” visto che circa 14 milioni di elettori hanno sostenuto il presidente 81enne alle primarie democratiche; e non mandano neppure Kamala Harris e la moglie Jill che hanno già previsto alcune raccolte fondi per la campagna del Dem.
Joe Biden – infine – solamente oggi in un post condiviso su Twitter ha scritto che “questa è l’elezione più importante della nostra vita”, promettendo che “la vincerò”; mentre in un brevissimo discorso rilasciato mentre si trova ancora in isolamento per il Covid ha ribadito che riprenderà la sua campagna elettorale a pienissimo regime la prossima settimana.