Il primo dibattito tra Joe Biden e Donald Trump verso le presidenziali Usa potrebbe avere conseguenze nefaste per la corsa del presidente in carica verso la conferma alla Casa Bianca, perché potrebbe essere sostituito in corsa dal suo partito. Diversi analisti hanno aperto a questo clamoroso scenario, anche perché ci sono segnali convergenti: ad esempio, stando a quanto riportato da Politico, tre strateghi vicini a tre potenziali candidati democratici alla presidenza hanno dichiarato di essere stati bombardati da messaggi di testo. Il quotidiano statunitense parla apertamente di “democratici in preda al panico per la performance vacillante” di Biden, tanto che “alcuni stanno attivamente discutendo di ciò che una volta era indicibile: sostituirlo“. Durante il dibattito, ci sarebbe stata un’ondata di messaggi nel partito, in particolare appelli affinché alcuni si facessero avanti come alternativa a Biden.



Anche gli stessi sostenitori del presidente americano sostengono che debba fare un passo indietro ed essere sostituito: Politico cita un importante donatore democratico che ha definito la serata come “la peggiore performance della storia” e che il dibattito è stato così fallimentare per Biden “che nessuno presterà attenzione alle bugie di Trump“. Lo stesso donatore e sostenitore ha dichiarato che “Biden deve ritirarsi. Non c’è dubbio“. Per settimane i democratici hanno sperato che una buona performance di Biden nel dibattito con Trump potesse fermare i timori riguardanti la sua età, invece è accaduto l’esatto opposto. Un consigliere dei principali donati del Partito Democratico, citato da Politico, ha dichiarato: “La nostra unica speranza è che si ritiri, che si arrivi a una convention mediata o che muoia. Altrimenti siamo fo*tutamente morti“.



COSA SUCCEDE SE BIDEN VIENE SOSTITUITO PRIMA DELLE PRESIDENZIALI USA?

Eppure, le probabilità che Joe Biden si faccia da parte e venga sostituito prima delle presidenziali Usa contro Donald Trump sono considerate bassissime, a meno che non decida lui di fare un passo indietro. Pubblicamente, i funzionari democratici continuano a stringersi attorno a Biden, sostenendo che una prestazione poco brillante non cambia la posta in gioco fondamentale delle elezioni. Inoltre, le regole del partito rendono quasi impossibile sostituire i candidati senza il loro consenso, farlo poi equivarrebbe a ribaltare i risultati delle primarie, quando gli elettori democratici si sono espressi a stragrande maggioranza per la nomina di Biden. Comunque, lo statuto del Comitato nazionale democratico prevede alcune disposizioni nel caso in cui il candidato del partito sia incapace o scelga di farsi da parte, e “un colpo di stato anti-Biden alla convention“, scrive NBC News, è teoricamente possibile, anche se altamente improbabile. L’emittente spiega che l’unico scenario plausibile per i democratici per ottenere un nuovo candidato sarebbe che Biden decidesse di ritirarsi. Se dovesse farlo prima di essere formalmente nominato in agosto, si creerebbe una situazione di libera concorrenza tra i democratici, in quanto non è previsto alcun meccanismo che consenta a lui o a chiunque altro di designare un successore prescelto.



Al momento non ci sono elementi che facciano ipotizzare che il partito possa prendere in considerazione un cambiamento senza il consenso di Biden, anche perché lo statuto del partito non prevede disposizioni per questa fattispecie, ma se pure lo facesse, non c’è alcun meccanismo che permetta di sostituire un candidato prima della convention, e certamente non c’è modo di designare un successore scelto. In teoria, i delegati alla convention nazionale potrebbero teoricamente disertare in massa.

Joe Biden potrebbe ritirarsi dopo la convention, in tal caso dovrebbe convocare una “riunione speciale” del Comitato nazionale democratico: basterebbe un voto a maggioranza dei presenti per scegliere i nuovi candidati alla presidenza e alla vicepresidenza, ma il processo potrebbe rivelarsi comunque complesso, tra lotte interne e pressioni varie. Di sicuro, maggiori problemi emergerebbero se Biden venisse sostituito a ridosso delle elezioni di novembre, in quanto potrebbero emergere problemi costituzionali, legali e pratici. Peraltro, NBC News ricorda che le schede elettorali devono essere stampate con largo anticipo rispetto alle elezioni e potrebbe non essere possibile cambiarle in tempo.

I POSSIBILI SOSTITUTI DI JOE BIDEN: DA KAMALA HARRIS A MICHELLE OBAMA

C’è poi la questione dei possibili sostituti e successori. Se Joe Biden dovesse rinunciare alla presidenza ed essere sostituito, la vicepresidente Kamala Harris diventerebbe automaticamente presidente, ma non la candidata del Partito Democratico, né sarebbe necessariamente la candidata se Biden si ritirasse dalla sua candidatura alla rielezione mentre rimane alla Casa Bianca. Eppure viene considerata politicamente favorita, anche se le regole del partito non danno al vicepresidente alcun vantaggio meccanico rispetto agli altri candidati, quindi Harris dovrebbe conquistare la maggioranza dei delegati alla convention. Se poi il posto di Biden dovesse liberarsi dopo la convention, la Harris dovrebbe comunque ottenere la maggioranza dei voti alla riunione speciale del DNC. L’analista geopolitico Dario Fabbri ha citato anche Michelle Obama, “che per ora poi non possiamo escludere niente, resta un po’ appeso“.

A Omnibus ha spiegato che “i nomi che circolano sono nomi che si fanno da molto tempo, ma che non è neppure chiaro se siano in grado di sfidare davvero Trump“. Ci sarebbero anche i governatori Gretchen Whitmer del Michigan e Gavin Newsom della California, “che peraltro si troverebbe da californiano una vicepresidente teorica californiana come Kamala Harris, lei stessa indicata come possibile candidato al posto di Biden“. Associated Press cita anche i governatori Josh Shapiro (Pennsylvania), J.B. Pritzker (Illinois) e il rappresentante della California Ro Khanna. Non si può escludere un nuovo tentativo da parte di chi è stato battuto alle primarie, come nel caso dei senatori Bernie Sanders del Vermont, Elizabeth Warren del Massachusetts e Amy Klobuchar del Minnesota, nonché il Segretario ai Trasporti Pete Buttigieg.