Per l’intera giornata Google ha deciso di dedicare il suo doodle a Johannes Vermeer, celebre artista olandese. In tanti, prima di oggi, probabilmente non avrebbero saputo chi fosse l’autore del famoso dipinto de “La ragazza con l’orecchino di perla”, così chiamato erroneamente dal momento che il dipinto si chiama in realtà “Ragazza col turbante”. In occasione del 389° anniversario della nascita di Johannes Vermeer, quale miglior modo di celebrarlo se non attraverso alcune citazioni che lo videro protagonista?



Ernst Gombrich, storico dell’arte ed accademico austriaco, parlò di Vermeer asserendo: “Come un fotografo che si sforzi di attenuare i forti contrasti degli oggetti senza offuscarne le forme, così Vermeer ammorbidì i contorni pur mantenendo l’effetto di solidità e fermezza. È questa combinazione strana e unica di morbidezza e di precisione che rende indimenticabili i suoi quadri migliori”. Lo stesso storico commentò i soggetti dei quadri di Vermeer commentando ancora: “La pittura «di genere» ha ormai perso con Vermeer l’ultima traccia di bizzarria; le pitture di Vermeer sono vere nature morte con esseri umani”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



JOHANNES VERMEER, UNO STUDIO SULLA SUA TECNICA RIVELA UN ASPETTO INEDITO

Anche la scienza è scesa in campo per analizzare la tecnica di Johannes Vermeer, definito un perfezionista ossessivo dagli esperti. Lo ha ricordato Marjorie Wieseman, curatrice della National Gallery of Art di Washington Dc e capo del dipartimento dei dipinti del Nord Europa, citando però uno studio che ha smentito questa convinzione. Come riportato dal Foglio, ha spiegato che si ritiene che il pittore fiammingo lavorasse “lentamente”, per cui “ogni molecola del dipinto è eseguita scrupolosamente”.

Ma usando tecnologie avanzate sono stati esaminati gli strati di vernice di quattro dipinti di Johannes Vermeer per comprendere la sua pittura. Sotto la superficie sono state trovate pennellate rapide, spontanee e abbozzate, quindi era tutt’altro che un perfezionista lento, almeno all’inizio. Quindi, c’era una prima fase energica e creativa, solo dopo cominciava un viaggio complesso in cui creava rivedendo gli strati che quindi fungevano da base per le opere che conosciamo. (Agg. di Silvana Palazzo)



JOHANNES VERMEER, PERCHÉ È IL PITTORE DEGLI ENIGMI

Johannes Vermeer, “il pittore che pone enigmi”. Lo definiscono così in Germania, non solo per la sua vita misteriosa, ma soprattutto perché è considerato un maestro nell’incorporare messaggi nascosti nei suoi dipinti. Nelle sue opere ci sono simboli e figure che appaiono come semplici decorazioni (a volte un piatto, altre volte un libro o una figura), ma che in realtà rappresentano qualcosa, come ricchezza, lealtà, pietà, una vita virtuosa o viziosa. Lo stile è stato definito da molti critici come fotografico. Da parte sua una grande attenzione ai dettagli e alla creazione di giochi di luce, ad esempio attraverso finestre socchiuse che illuminano la scena, zone d’ombra e penombra in contrasto con quelle illuminate.

Nelle opere di Johannes Vermeer l’attenzione per i dettagli è altissima, motivo per il quale si riteneva che usasse frequentemente la camera oscura. Questo spiegherebbe l’assenza di disegni preparatori e di effetti fuori fuoco nei quadri per indirizzare l’attenzione dell’osservatore verso alcune parti dell’opera tramite giochi di luce e colori brillanti. (agg. di Silvana Palazzo)

JOHANNES VERMEER, “UN SUO QUADRO VALE 6 PISTOLE”

Johannes Vermeer ha vissuto una vita davvero complicata. Lo straordinario pittore olandese che dipinse La ragazza con l’orecchino di perla, uno dei quadri più belli mai realizzati nella storia, in vita era considerato nulla più di un semplice disegnatore. Lo si capisce chiaramente da un curioso aneddoto che troviamo sul portale essentialvermeer.com, risalente al 1663. Un viaggiatore francese, Balthasar de Monconys, amante della pittura e dell’alchimia, scrisse così sul suo diario di viaggio: “A Delft ho visto il pittore Vermeer, che non aveva opere”.

“Ne abbiamo vista una presso un fornaio – aggiungeva – che era stata pagata 600 lire, benché non avesse che una sola figura e che io avrei pagato 6 pistole”, 6 pistole, all’epoca, equivalevano a un decimo di 600 lire, quindi sole 60 lire. Proprio per questo Johannes Vermeer e la sua famiglia non vissero mai nell’agiatezza, anzi, passarono la maggior parte della loro esistenza a pagare i debiti. La moglie Catharina morì infatti a 56 anni in povertà, lasciando cinque figli ancora minorenni. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

JOHANNES VERMEER, LA MOGLIE “MORÌ DA UN GIORNO ALL’ALTRO”

Sono tanti gli aneddoti riguardanti l’immenso Johannes Vermeer, oggi celebrato con un Doodle da Google. Fra i molteplici anche uno riguardante la sua morte, avvenuta praticamente all’improvviso, da un giorno all’altro, all’età di soli 43 anni. A raccontarlo, il 30 aprile del 1676, l’anno successivo il decesso, fu la moglie Catharina, che durante una supplica presentata alla Suprema Corte di Giustizia, spiegò: “Per tutta la durata della lunga e rovinosa guerra con la Francia non riuscì a vendere, non solo la propria arte, ma neppure i quadri di altri maestri in cui era solito commerciare e che gli rimasero a carico per suo grave danno. In conseguenza di ciò, nonché del pesante onere rappresentato dai figli, e trovandosi del tutto sprovvisto di mezzi propri, era caduto in tale angoscia e prostrazione da passare in un sol giorno, o in un giorno e mezzo, dalla piena salute alla morte”.

La fine di Johannes Vermeer venne di fatto tracciata dalla guerra di Luigi XIV d’Olanda del 1672, che gettò l’Olanda in una crisi economica senza precedenti, facendo crollare il mercato d’arte. L’artista di Delft si ritrovò senza alcuna certezza, oberato di lavoro per mantenere la sua numerosissima famiglia, e alla fine crollò. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

JOHANNES VERMEER: IL QUADRO, LA LUCE E LA PERLA

«Guardate come l’artista ha dimenticato il significato pratico delle cose per non vederle che sotto l’apparenza luminosa; come pretesto alla sua sete di luce. Guardate come per lui sono altrettanto – se non più – interessanti la tenda e gli altri oggetti, quanto il volto della figuretta; perché ogni cosa è goduta e rivissuta sotto l’aspetto luminoso nell’esaltazione lirica dell’artista»: parla così l’esperto critico Matteo Marangoni nel guardare la Ragazza con l’orecchino di perla di Joannes Vermeer. L’arte e le evocazioni prodotte da questo straordinario pittore olandese giungono fino ai nostri giorni, con innumerevoli “reazioni” tutt’oggi pur davanti ad una produzione comunque “limitata” di “soli” 45 quadri.

Ne parla Gombrich quando sottolinea in Vermeer l’assoluta eccezionalità nell’aver creato così tanto con così “poche” opere: «pochi di essi rappresentano scene importanti. Perlopiù si tratta di figure semplici nella stanza di una tipica casa olandese. Altri quadri mostrano una figura soltanto, intenta a una semplice occupazione, come una donna che versa il latte. La pittura “di genere” ha ormai perso con Vermeer l’ultima traccia di bizzarria; le pitture di Vermeer sono vere nature morte con esseri umani. Un’opera che è tutta una “perla” rara quella di Vermeer, non a caso uno degli artisti ancora oggi più “visitato” nei musei di mezzo pianeta. (agg. di Niccolò Magnani)

JOHANNES VERMEER: LA TECNICA A POINTILLÉ

Johannes Vermeer nella sua vita dipinse soltanto 45 quadri – di cui una decina sono andati perduti – ma essi sono stati sufficienti a renderlo famoso e apprezzato in tutto il mondo per la sua arte, tanto che Google ha deciso di omaggiarlo con un doodle. Quest’oggi ricorre infatti l’anniversario della data in cui una mostra a lui dedicata venne aperta alla National Gallery of Art di Washington.

Il pittore fu un esponente di spicco del secolo d’oro olandese. La tecnica da lui utilizzata, anche se in merito ci sono diverse discussioni, era quella del pointilléche prevede che il colore venga applicato sulla tela in tanti piccoli punti ravvicinati. Per quanto riguarda i soggetti dei suoi quadri, invece, nella quasi totalità dei casi si tratta di membri della borghesia. “La ragazza con l’orecchino di perla”, “Donna che scrive una lettera, con la sua domestica” e “Ragazza che legge una lettera a una finestra aperta” ne sono alcuni esempi. (Agg. di Chiara Ferrara)

JOHANNES VERMEER, LA VITA PRIVATA

Se delle opere di Johannes Vermeer si sa praticamente tutto, senza dubbio un po’ meno nota è la vita privata di questo straordinario artista olandese celebrato da Google con un Doodle. Nel 1653 si sposò con Catharina Bolnes, proveniente da una ricca famiglia cattolica di Gouda, non troppo distante da Delft, il paese d’origine del pittore. Johannes Vermeer convolò a nozze che aveva poco più di 20 anni, e la sua futura moglie era più grande di un anno, e come ricorda il portale Essentialvermeer.com, è curioso notare come dalle firme apposte per ufficializzare il loro matrimonio, documento ancora esistente, emergano due differenti personalità.

Inoltre, sempre secondo lo stesso sito, è probabile che Vermeer si fosse convertito al cattolicesimo pochi giorni prima delle nozze. Rimasero sposati per 23 anni, durante i quali ebbero ben quindici figli, di cui quattro purtroppo morti prima ancora del decesso del padre, che morì tra l’altro già in giovane età (1632-1675). Nonostante le origini ricche della famiglia di Catharina, e l’attività di commerciante di quadri di Johannes, i due vissero spesso e volentieri nell’incertezza economica, e mai nell’agiatezza. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

JOHANNES VERMEER DIPINGEVA SOLO SU COMMISSIONE

Johannes Vermeer, artista olandese che oggi viene celebrato da Google con uno spettacolare Doodle, non era in realtà un pittore “classico”. A differenza infatti di tutti i grandissimi della storia, da Van Gogh a Monet, passando per Picasso e via discorrendo, Johannes Vermeer era un commerciante d’arte, avendo seguito le orme del padre. Lo stesso, però, si considerava in particolare un pittore, ed eseguiva lavori quasi esclusivamente su commissione: qualche appassionato d’arte lo contattava, e lui realizzava i quadri, ma mai più di due/tre opere ogni anno, e mai realizzazioni imponenti: solo il giusto necessario per mantenere la moglie e i figli.

Purtroppo morì molto giovane, nel 1675 all’età di 43 anni, di conseguenza, come vi abbiamo spiegato nel focus qui sotto, realizzò solamente 45 opere in totale, di cui esistenti ancora 35. Per visitare tutte le sue opere bisogna recarsi in Olanda, la patria di Vermeer, dove è presente anche il Vermeer Centre Delft, un vero e proprio tempio dello stesso pittore, dove sono presenti tutte le riproduzioni in alta qualità dei suoi quadri principali, e dove è anche possibile visitare lo studio dove realizzò la Ragazza con l’orecchino di perla e La lattaia, due fra le sue opere più famose. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

JOHANNES VERMEER DIPINSE SOLO 45 QUADRI: NE SONO RIMASTI 35

Nella sua vita lo straordinario pittore Johannes Vermeer, dipinse solamente 45 quadri, e di questi ne sono rimasti in totale 35, visto che 10 sono andati perduti nel corso del tempo. Tenendo conto delle poche opere realizzate, si può tranquillamente definire il pittore con meno quadri fra quelli più importanti della storia dell’arte. Le sue opere sono visibili in Olanda presso le gallerie Mauritshuis a L’Aia e il Rijksmuseum ad Amsterdam, e come ricorda il sito Holland.com, furono sottovalutate mentre lo stesso era in vita.

A regalare a Johannes Vermeer il giusto palcoscenico fu il critico francese Théophile Thoré-Bürger, che nel 1866, quasi duecento anni dopo la morte, scrisse una monografia proprio sullo stesso: di lì a poco i suoi quadri iniziarono ad attirare l’attenzione degli addetti ai lavori. All’epoca l’artista olandese era ben poco conosciuto e considerato, di conseguenza Burger decise di soprannominarlo “la Sfinge di Delft”. Da quell’anno fu un crescendo di fama e oggi le sua realizzazioni sono considerate senza prezzo, come ad esempio la Ragazza con l’orecchino di perla, senza dubbio l’opera più famosa dello stesso, e ritenuta la Mona Lisa del Nord. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

JOHANNES VERMEER, CHI È PITTORE OLANDESE

Johannes Vermeer è il protagonista del Doodle varato quest’oggi, venerdì 12 novembre 2021, da Google. Il pittore olandese è un artista barocco ampiamente considerato tra i più grandi di tutti i tempi. Ma perché Big G ha deciso di omaggiare Vermeer proprio oggi? In questo giorno, nel 1995, una mostra a lui dedicata ha aperto alla National Gallery of Art di Washington, con l’esposizione di 21 delle sue 35 opere esistenti.

Il pittore nacque a Delft, nei Paesi Bassi, al culmine dell’età dell’oro olandese nel 1632: anche se si sa poco della prima vita di Vermeer, gli storici stimano dai suoi primi dipinti mitologici che all’inizio aspirasse ad essere un pittore storico. Poi, dal 1650, iniziò a dipingere interni sottilmente illuminati con un’intricata simbologia, uno stile caratterizzato da motivi tradizionali olandesi e che divenne il suo tratto distintivo. Fra i suoi capolavori figurano “La ragazza con l’orecchino di perla” (1665), che è attualmente in mostra al museo Mauritshuis a L’Aia, nei Paesi Bassi.

JOHANNES VERMEER: GLI STORICI SULLA CAMERA OSCURA

Le tecniche artistiche impiegate da Johannes Vermeer sono ancora oggi oggetto di dibattito. Alcuni storici dell’arte suggeriscono che abbia ricalcato immagini proiettate da una camera oscura (un predecessore della macchina fotografica), ma senza avere a loro mani prove reali a sostegno di tali affermazioni.

Il Doodle fa riferimento in particolare a “L’allegoria della pittura” (1666-1668) e al centro, a “Donna che scrive una lettera, con la sua domestica” (1670-1671). Nel 1979, una radiografia ha rivelato un Cupido nascosto nella “Ragazza che legge una lettera a una finestra aperta” (1657-1659), a cui si fa riferimento sulla destra del Doodle. I ricercatori hanno proseguito ad analizzare la tela nel 2017, determinando che il Cupido era stato coperto da un altro pittore. Nel 2021, un’iniziativa tedesca ha provveduto a restaurare completamente il dipinto. Secondo i suoi fautori, questi sforzi sono solo alcuni dei molti tentativi di demistificare Vermeer e alcune delle opere d’arte più preziose del mondo che ha lasciato.

STORIA DELLA RAGAZZA CON L’ORECCHINO DI PERLA

Come ricorda il portale “Google Arts & Culture”, il dipinto più emblematico di Johannes Vermeer fu acquistato nel 1881 per pochi spiccioli. In quello stesso anno “fu messo in vendita presso una casa d’aste a L’Aia come parte della collezione d’arte di un certo signor Braams. Victor de Stuers, un importante storico dell’arte, riconobbe l’eccezionale qualità del dipinto e incoraggiò il suo amico Arnold des Tombe ad acquistarlo. Per non destare sospetti, De Steurs e De Tombe concordarono di non fare offerte l’uno contro l’altro. Des Tombe acquistò il dipinto per soli due fiorini, oltre a un premio al compratore di 30 centesimi”.

In seguito, dopo duecento anni nei quali, sostanzialmente, venne dimenticato, Vermeer venne riscoperto dal francese Thoré-Bürger, critico d’arte e politico di sinistra. Thoré “si commosse così tanto alla vista di Veduta di Delft di Vermeer che trascorse il resto della sua vita a sfogliare collezioni d’arte europee, cataloghi d’arte e a esplorare archivi olandesi nella speranza di recuperare le opere perdute dell’artista e far luce sulla sua biografia”.