È una lunga intervista che parte da vent’anni fa, facendo tappa nel passato di una famiglia fin troppo nota in Italia per arrivare al futuro di un marchio – Stellantis – attorno a cui si discute da mesi, quella rilasciata da John Elkann (presidente della ex Fiat) alla redazione di Avvenire: l’occasione, d’altronde, è importante perché proprio oggi si celebrano i 20 anni del rilancio della Fiat, data per spacciata ma poi arrivata fino all’internazionalizzazione. Un successo rivendicato dallo stesso John Elkann, che ricordando come “vent’anni fa tutti davano la Fiat per morta” sottolinea – con un pizzico di fierezza – che “non è andata così, grazie all’impegno della mia famiglia, la guida di Sergio e il lavoro di tutte le persone coinvolte”.



Prima di entrare nel vivo della questione Fiat/Stellantis, però, la memoria torna inevitabilmente indietro a quel periodo nel quale “nel pieno della crisi tutta la mia famiglia per senso di responsabilità si è compattata intorno alla Fiat, portando avanti le volontà di mio nonno”. Tutti, tranne “mia madre” che al posto di provare felicità per il salvataggio dell’azienda “ha reagito nel modo peggiore”: infatti, John Elkann rivela che “insieme ai miei fratelli Lapo e Ginevra fin da piccoli abbiamo subito violenze fisiche e psicologiche da parte di nostra madre” che li ha portati a creare “un rapporto protettivo da parte dei nostri nonni“, unica salvezza da una situazione che sarebbe potuta facilmente degenerare.



John Elkann sul futuro di Stellantis: “Non abbandoneremo l’Italia”

Ma senza entrare troppo nel merito della questione ereditiera con la madre, John Elkann preferisce dedicare buona parte dell’intervista alla ‘sua’ Fiat, partendo dal rapporto con Sergio Marchionne, partito dagli uffici dell’azienda Agnelli e “diventato [di] amicizia e complicità. Aveva un’umanità unica” impreziosita dalla “capacità di comprendere le persone con una sensibilità che hanno in pochi”. A lui, d’altronde, si deve in larga parte il salvataggio della Fiat nel periodo buio del 2004 quando – ricorda John Elkann – rischiavano di fare “la fine dell’Olivelli, una delle grandi realtà del nostro Paese” distrutta “dal susseguirsi di diverse proprietà, dalla cattiva gestione e dall’ingegneria finanziaria”.



Guardando al presente del marchio il presidente rivendica di dare “lavoro a più di 75mila persone in Italia, dove abbiamo investito negli ultimi cinque anni 14 miliardi” e per mettere a tacere le male lingue John Elkann sottolinea anche di avere un rapporto “di massimo rispetto con il governo italiano“. Chiudendo, infine, sulle voci che temono la sparizione del marchio dall’Italia, ricorda che “dicevano la stessa cosa con l’operazione Fca” e “all’epoca di Chrysler”, ma entrambe le situazioni hanno aperto le porte “a nuove opportunità” dando pieno seguito alla “vera forza e ricchezza di Stellantis: un’anima internazionale “nel pieno rispetto delle identità nazionali”.