Nella sua vita sfoggiò armi e vestiti come se fossero estensioni della sua identità, finendo per assumere i tratti del boss di mafia “elegante” e carismatico per eccellenza nell’immaginario collettivo. Sorriso beffardo e cuore da gangster fecero di John Gotti il “Padrino” di New York, morto in una cella per una malattia che non ne avrebbe spento la sinistra leggenda. Il film Gotti – Il primo padrino, diretto daKevin Connolly, ha per protagonista John Travolta e ricalca il percorso umano e criminale di John Gotti, un capo mafia che fece della sua imponente influenza uno dei tratti distintivi della sua storia.
Nato a New York il 27 ottobre 1940, John Joseph Gotti Jr. è morto a Springfield, nel distretto sanitario della prigione federale del Missouri in cui era detenuto dopo la condanna all’ergastolo incassata a seguito delle accuse per 13 omicidi – tra cui quelli dei mafiosi Paul Castellano e Thomas Bilotti -, il 10 giugno 2002. Uomo di mafia di origini italiane tra i più noti degli Stati Uniti e dell’intera storia criminale su scala internazionale, John Gotti fu consegnato alle cronache con due soprannomi che avrebbero contribuito a irrobustirne la leggenda: “The Dapper Don” (per la sua passione per gli abiti firmati) e “The Teflon Don” (per l’abilità a dribblare le accuse e a farle decadere in sede di giudizio).
Chi è John Gotti, il boss di mafia che ha ispirato il film “Il primo padrino”
La storia di John Gotti ha ispirato la pellicola Gotti – Il primo padrino in onda il 9 settembre su Rai 3. Nel ritratto della sua identità di gangster tra i più influenti e carismatici della mafia americana spiccano alcuni tratti che sarebbero diventati simbolo della sua intera parabola criminale: uno stile elegante e impeccabile, condito di abiti firmati e di una mai celata passione per accessori costosi, e una personalità così effervescente da diventare quasi un personaggio da film. Sarebbe stata la sua capacità di smontare le accuse a suo carico a spingere uno dei suoi fedelissimi, Sammy Gravano, a tradirlo per paura di essere incolpato al suo posto e incassare condanne per crimini che avrebbero avuto, invece, soltanto John Gotti come regista.
John Gotti diventò il boss di una delle più potenti famiglie criminali di New York, i Gambino, dopo aver fatto uccidere Paul Castellano, suo capo. Nel 1992, al termine di una lunga spirale di arresti, condanne e “show” nei processi diventati veri e propri eventi mediatici, fu dichiarato responsabile di 13 omicidi e altri reati tra cui intralcio alla giustizia, furto, estorsione, evasione fiscale e usura, condannato all’ergastolo. Dalla sbarra al carcere a vita, senza possibilità di accesso alla libertà condizionale. John Gotti morì da detenuto 10 anni più tardi, stroncato da un cancro alla gola in un reparto del distetto sanitario della prigione federale di Springfiled. Come in vita, così nella morte il personaggio John Gotti restò fedele a se stesso, il suo funerale tradotto in una parata di lusso e simboli di potere. Si narra che la salma sarebbe stata composta con un abito raffinatissimo di colore blu, destinata a 2 notti di veglia in una bara rivestita di bronzo presso il Papavero Funeral Home. Un corteo di limousine cariche di fiori avrebbe sfilato per le vie di New York prima della sepoltura al Saint John’s Cemetery. L’ultimo atto della storia del “primo padrino”.