Assieme agli altri beati, oggi sarà canonizzato e diventerà dunque Santo della Chiesa il beato John Henry Newman: teologo e filosofo inglese, protagonista di una delle più profonde conversioni che la storia recente della Chiesa, venne beatificato da Papa Benedetto XVI il 29 settembre 2020 proprio per la sua opera di evangelizzazione compiuta nel Regno Unito a fine Ottocento. Per la canonizzazione è stato necessario il riconoscimento di un secondo miracolo – il primo era stato riconosciuto da Papa Ratzinger per poterlo nominare Beato John Henry Newman – avvenuto a Chicago negli scorsi anni: un miracolo per intercessione con protagonista una donna in gravidanza che, a rischio forte della vita, ha pregato il Cardinal Newman ottenendo il possibile miracolo della guarigione tanto per lei quanto per il bimbo nascituro. Il filosofo anglicano, poi convertitosi al cattolicesimo, venne fatto Cardinale nel 1879 e nella sua lunga opera di evangelizzazione della Gran Bretagna puritana del tempo riconobbe molte delle sfide e dei rischi che la stessa Chiesa vive oggi nel tempo della grande secolarizzazione e dell’ateismo strisciante. «Nel suo impegno contro il liberalismo religioso, Newman non si presentava come puro apologeta e ancora di meno come rigido conservatore, mirava invece con forza a dare ragione alla Verità, valorizzando il ricco patrimonio della tradizione e tenendo conto delle nuove sfide del suo tempo», ricorda l’Aci Stampa nei giorni che hanno preparato la grande celebrazione della canonizzazione oggi in Piazza San Pietro per mano di Papa Francesco.



CHI È JOHN HENRY NEWMAN

Nacque a Londra nel 1801 da una buona famiglia anglicana, John Henry Newman crebbe con forti insegnamenti e un’educazione cristiana di altissimo livello (il padre era un noto banchiere liberale), ma quel suo crescere da “gentleman” non vedeva spiragli per una autentica religiosità intima, «Mi ricordo che volevo essere virtuoso, ma non religioso; non avevo capito che senso avrebbe amare Dio». Convertitosi convintamente al calvinismo dopo la lettura “La forza della verità” di Thomas Scott, Newman venne conquistato dall’amore per la Verità sopra ogni altra cosa. Gli studi però che Newman aveva intrapreso all’interno del Movimento di Oxford – un’importante iniziativa di carattere teologico finalizzata ad un rinnovamento della Chiesa anglicana – erano stati concepiti sostanzialmente per difendere l’anglicanesimo dall’azione legislativa del governo liberale: fu proprio grazie ad essi che il prossimo San John Henry Newman si convinse del carattere scismatico della Chiesa anglicana e del fatto che la pienezza dell’ortodossia risiedeva non a Canterbury, ma a Roma. Una seconda conversione al cattolicesimo fu dunque una vera e propria rinascita culturale e personale che non perse nulla dell’amore per la Verità delle origini ma che guadagnò la testimonianza e la possibilità di una fede viva solo nel rapporto con una comunità e compagnia presente, per l’appunto la Chiesa. In uno dei suoi discorsi più celebri – sottolineati da Papa Francesco e Benedetto XVI in diverse occasioni – Newman parlava così «Se gli angeli fossero stati i vostri sacerdoti, cari fratelli, non avrebbero potuto partecipare alle vostre sofferenze, né compatirvi, né aver compassione per voi, né provare tenerezza nei vostri confronti e trovare motivi per giustificarvi, come possiamo noi; non avrebbero potuto essere modelli e guide per voi, ed avervi condotto dal vostro uomo vecchio a vita nuova, come lo possono quanti vengono dal vostro stesso ambiente».



LA CONVERSIONE E IL CUORE DELLA FEDE

Davanti al Papa nel giorno della sua nomina cardinalizia

– nel 1879 – John Henry Newman tenne un famosissimo discorso che racconta molto più di mille analisi su cosa fu e cosa sarà d’ora in poi questo filosofo convertito per l’intera tradizione della Chiesa: «confesso di avere fatto tanti sbagli nella mia vita, non ho nulla dell’alta perfezione propria degli scritti dei santi, ma ho sempre agito con “l’intenzione onesta, l’assenza di fini personali, la disposizione all’obbedienza, la volontà di farsi correggere, la paura dell’errore, il desiderio di servire la santa Chiesa e una buona speranza di successo». In quello stesso discorso Newman riassunse l’essenza piena del suo essere prima pastore anglicano, poi teologo e poi ancora sacerdote e vescovo cattolico: «mi sono opposto a un grande male. Per 30, 40, 50 anni ho resistito con tutte le forze allo spirito del liberalismo. Mai la santa Chiesa ha avuto bisogno di essere difesa da esso come in questi tempi nei quali è diventato un errore diffuso come un’insidia su tutta la terra; e in questa grande occasione, essendo naturale per chi si trovi al mio posto dare uno sguardo al mondo, alla Chiesa e al suo avvenire, non sarà inopportuno, io spero, se rinnovo la protesta contro di esso, protesta che ho fatto così di frequente». Secondo Papa Ratzinger – nell’omelia il giorno della beatificazione – «Il motto del Cardinale John Henry Newman, Cor ad cor loquitur, “il cuore parla al cuore”, ci permette di penetrare nella sua comprensione della vita cristiana come chiamata alla santità, sperimentata come l’intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione con il Cuore di Dio». Per il beato Newman, la ragione – intesa in tutta la sua completa ampiezza – non era un’opinione e non poteva essere separata dalla totalità dei fattori dell’umano: «Non era la logica a spingermi avanti», scriveva sempre il santo filosofo inglese nell’Apologia pro vita sua (1864), «tanto varrebbe dire che è il mercurio del barometro a far cambiare il tempo. Si ragiona con tutto l’essere, nella sua concretezza. Passa un certo numero di anni e mi avvedo che il mio pensiero non è più al punto di prima: come mai? Si muove l’uomo tutto intero; la logica scritta è solo una testimonianza di questo movimento».