La morte di John Le Carrè lascia un vuoto immenso nel mondo della letteratura, lui che è considerato il maestro dei romanzi spy story, di quelli che poi diventeranno techno thriller con l’arrivo di altri grandi autori come ad esempio Tom Clancy. Come ogni scrittore che si rispetti, anche John Le Carrè ha ispirato numerose pellicole di successo a cominciare dall’ultima, “Il traditore tipo” del 2016, con protagonista Ewan McGregor; è invece del 2014 la pellicola “La spia – A most wanted man”, con l’ultima interpretazione magistrale di Philip Seymour Hoffman prima della sua scomparsa. Risale invece al 2011 “La talpa”, tratto dall’omonimo libro di John Le Carrè, e diretto dallo svedese Alfredson, mentre “The Constant Gardener – La cospirazione”, è un’altra delle pellicole più riuscite tratte dai romani spy 2005 dello scrittore britannico. Infine ricordiamo il “Sarto di panama”, datato 2001, sceneggiato da Le Carrè stesso e interpretato da Pierce Brosnan e Jamie Lee Curtis. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



JOHN LE CARRÉ, MORTO SCRITTORE SPY STORY, AI FIGLI PATRIMONIO DA 100 MLN DI DOLLARI

E’ morto all’età di 89 anni stroncato da una polmonite John Le Carré, maestro delle spy story ma che negli ultimi anni aveva preferito una vita molto più ritirata tra Cornovaglia e Hampstead. Nel 2011, come racconta Il Sole 24 Ore, lo scrittore decise di lasciare in eredità tutti i suoi archivi alla Bodley Library, fondata all’inizio del Diciassettesimo secolo a Oxford, dove ha studiato lingue negli anni ’50. Ai figli ed ai nipoti invece andrà il patrimonio da 100 milioni di dollari che Le Carrè ha accumulato in 60 anni di lunga attività editoriale. Con lui se ne va non solo un grande autore di spionaggio ma uno degli autori più famosi e venduti al mondo nonché uno dei maggiori scrittori in lingua inglese del ventesimo secolo. Basti pensare che per anni ha dominato le classifiche con i suoi avvincenti romanzi di spionaggio da “La spia che venne dal freddo” a “La talpa”, e proprio dopo l’uscita nel 1986 de “Una spia perfetta” Philip Roth lo definì “il miglior romanzo inglese del dopoguerra”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



LUTTO NEL MONDO DELLA LETTERATURA

John Le Carré è morto. Lo ha annunciato il suo agente letterario, Jonny Geller della Curtis Brown. «È con grande tristezza che David Cornwell, vero nome di John Le Carré, è morto sabato sera nell’ospedale pubblico di Truro, in Cornovaglia», ha scritto su Twitter. Nel tweet ha fatto riferimento ad una «breve malattia, una polmonite». Inoltre, ha espresso il «dolore enorme» per la moglie Jane e i quattro figli Nicholas, Timothy, Stephen e Simon. L’agente però ha anche precisato che il romanziere non è morto per Covid-19. «Come agente ho rappresentato Le Carrè per 15 anni. Ho perso un mentore ma soprattutto un amico. Non ce ne saranno più come lui». John Le Carré è infatti un colosso della letteratura anglosassone, in particolare di quella dello spionaggio. Ex 007 anche lui, è diventato famoso in tutto il mondo per “La spia che venne dal freddo”, il suo terzo romanzo. Ma George Smiley, ufficiale dei servizi inglesi MI5, è comparso in altre sue opere diventanto un suo personaggio storico.



JOHN LE CARRÉ, MORTO GRANDE SCRITTORE DI THRILLER

John Le Carré, all’anagrafe David Cornwell, aveva 89 anni. Nacque in Inghilterra il 19 ottobre 1931. I suoi genitori si separarono quando era bambino e non rivide la madre fino all’età di 21 anni. Complicato fu anche il suo rapporto con il padre Ronald, che peraltro era dedito ad attività opache con annessi guai giudiziari. Ma John Le Carré e suo fratello frequentavano scuole costose. Lui però volle poi studiare in Svizzera e qui ci fu una svolta, perché qui avvenne l’iniziazione al mondo dei servizi segreti. Il successo da scrittore gli permise di chiudere la sua carriera al servizio della Corona per dedicarsi solo alla scrittura. Ma sulla seconda parte della sua opera i giudizi sono stati diversi: alcuni ritenevano che avesse raggiunto la piena maturità, ma non sono mancate le critiche di chi riteneva invece che fosse entrato in una fase involutiva. Ma è indubbio che John Le Carré seppe raccontare con molta efficacia l’atmosfera dell’ambiente spionistico durante la guerra fredda.