“L’unica via di uscita davanti a un lutto, è ricordare i momenti belli. Che altro puoi pensare oltre alla rabbia, al dolore?”. Paul McCartney a 40 anni dalla uccisione dell’amico fraterno e compagno nei Beatles, co- autore insieme a lui di tante canzoni meravigliose, sopporta ancora oggi difficilmente la morte dell’amico: “E’ troppo difficile pensare alla sua morte, ho rivissuto molte volte quel giorno, ma è troppo emotivo, è come se quelle immagini si imponessero dentro di me. Evitare quel pensiero è senz’altro una forma di negazione” ha detto nel corso di una intervista alla Bbc “Negare è l’unico modo in cui posso affrontare la sua morte”.



Central Park West, New York, Dakota Building. Costruito tra il 1880 e il 1884, è uno dei palazzi più eleganti della Grande Mela, da sempre abitato da ricchi uomini di affari e da star del mondo dello spettacolo. Il nome, secondo alcuni, deriva dal fatto che l’edificio sia stato costruito sui resti di un cimitero di nativi americani.  Un fregio posto al centro del timpano nel prospetto affacciato sulla 72ª strada raffigura il volto di un nativo Dakota.



Lauren Bacall, Leonard Bernstein, Judi Garland, Boris Karloff, Liza Minelli, Rudolf Nureyev sono solo alcune delle celebrità che qui vissero, fino a quando nel 1973 vi si trasferì la coppia Lennon-Yoko Ono.

Nel 1968 Roman Polanski gira qui il suo film più maledetto, Rosemary’s Baby con attrice protagonista la giovanissima Mia Farrow. Nel film, la protagonista è in attesa, il marito a sua insaputa fa parte di una setta satanica che si riunisce nell’edificio per farle partorire, riuscendoci, il figlio del demonio. La costruzione dell’edifico, scelto dal regista probabilmente per questo, si presta ad atmosfere mefitiche. Fra arcate a guglie neogotiche sembra di entrare in una dimensione spirituale tardo settecentesca.



Oggi nessuno può più girarci film. Yoko disse che dopo la morte di John lo vide apparire seduto a gambe incrociate; le portava un messaggio: lui era ancora lì con lei. Anche John, in vita, testimoniò la presenza di una donna fantasma che si aggirava per i corridoi del suo appartamento. E’ tale la condizione di lusso e privacy del palazzo che in anni recenti il comitato di inquilini che preside alla candidatura di chi chiede un appartamento ha rifiutato le richieste di gente come Madonna, Antonio Banderas, Billy Joel, Melanie Griffith.

Mark David Chapman è una guardia giurata che vive a Honolulu nelle Hawaii. Come possa svolgere un lavoro del genere, che gli permette di avere una pistola a posizione, dopo essere stato tossicodipendente e anche aver subito un ricovero per problemi mentali in una clinica psichiatrica, sono cose che possono accadere solo in America. Amante prima, ossessionato poi dai Beatles, in particolare da John Lennon, arriva al punto di sposare una donna giapponese che gli ricorda Yoko Ono, la moglie di Lennon. Con il passare del tempo, si sente sempre più tradito dall’ex Beatle, un tempo figura rivoluzionaria, adesso da anni padre di famiglia che fa una placida vita borghese nel lusso del Dakota Building, dove vive in tre appartamenti. E’ anche fortemente influenzato dal romanzo di Salinger, Il giovane Holden, tanto da identificarsi nel protagonista, l’anti sociale Holden Caulfield.

In realtà, Chapman, come disse in una intervista anni dopo al suo biografo, era semplicemente invidioso  dello status di star di Lennon: un enorme complesso di inferiorità, una malsana invidia verso lo status di star mondiale del cantante. La ragione per cui ha ucciso John Lennon va ricercata nell’idea di “rubargli” la fama, diventare “qualcuno” perché non poteva sopportare di essere un “signor nessuno”.

Il 7 dicembre 1980, il giorno prima dell’omicidio, il cantautore James Taylor viene riconosciuto da Mark David Chapman in una stazione della metropolitana a New York. “La sua fronte luccicava dal sudore.” ricorda il cantante “Ha attaccato bottone farfugliando frasi insensate riguardo a un suo progetto da sottoporre a Lennon. Mi ha inoltre chiesto di fare da tramite tra lui e John”. Con il senno di poi, Taylor avrebbe potuto essere la vittima della follia di Chapman. La sera seguente, sentì colpi di arma da fuoco provenire da poco distante casa sua. Quel che aveva udito, erano i colpi di arma da fuoco che stavano uccidendo il suo amico.

Mark David Chapman aveva già premeditato l’omicidio di Lennon due mesi prima dell’8 dicembre. Giunto a New York nell’ottobre del 1980, il 25enne cambiò semplicemente idea e se ne tornò a casa. Gloria Hiroko Chapman, sposata con lui solo un anno prima, avrebbe confessato: “È tornato a casa spaventato, dicendomi che per farsi un nome aveva pianificato di uccidere Lennon. Ma ha detto che il mio amore lo aveva salvato.”

Ma l’8 dicembre 1980 Chapman passa tutta la giornata davanti alla casa di Lennon. Poche ore prima che dalla sua pistola uscissero quei quattro colpi fatali, aveva avvicinato Lennon per farsi autografare la sua copia di “Double Fantasy” l’ultimo disco pubblicato dal musicista inglese proprio in quei giorni. Erano le 17:00 del giorno 8 dicembre 1980 quando, dopo aver autografato il disco, John Lennon si rivolse a Chapman chiedendogli: “Questo è tutto ciò che vuoi?”.

Alle 22.52, vedendo Lennon rientrare insieme alla moglie Yoko Ono, Chapman lo chiamò, rivolgendosi a lui con un «Ehi, Mr. Lennon!», quindi gli esplose contro cinque colpi di pistola alle spalle. Quattro dei proiettili colpirono Lennon e uno di questi trapassò l’aorta; Lennon ebbe appena il tempo di fare ancora qualche passo mormorando «I was shot…» [Mi hanno sparato] prima di cadere al suolo perdendo i sensi. Trasportato d’urgenza al Roosevelt Hospital, John Lennon fu dichiarato morto alle 23:15.

Al momento dell’omicidio, Chapman aveva con sé una copia de Il giovane Holden. Dopo aver sparato, rimase impassibile sulla scena del crimine, tirò fuori la sua copia del libro e si mise a leggere fino all’arrivo della polizia. Il custode del Dakota Building, il signor Perdomo, gridò a Chapman: «Lo sai che cosa hai fatto?», al che Chapman rispose con lucida freddezza: «Sì, ho appena sparato a John Lennon».

Quando il Dr. Stephan G. Lyn uscì dalla sala di rianimazione del Roosevelt Hospital di New York per annunciare a Yoko Ono il decesso di John Lennon, la moglie del cantante ebbe una reazione scomposta e cominciò ad urlare: “Tu stai mentendo. Lui non è morto. Non può essere vero!” dopo di che si gettò a terra e cominciò a sbattere la testa contro il pavimento.
Rinsavita, Yoko Ono chiese scusa al Dr. Lyn e chiese ai giornalisti presenti di ritardare la notizia di venti minuti, il tempo necessario per tornare a casa e avvisare Sean.

Il 9 dicembre una folla sbigottita si riunisce di fronte all’edificio maledetto. Una veglia funebre ma speranzosa. Scioccata ma reattiva. Il canto “Give Peace a Chance” si innalza come un inno, mani infreddolite nei guanti, candele votive fra le dita. Nella calca, una pistola in tasca, si confonde John Hinckley Jr anche lui sconvolto da quell’assassinio. Quattro mesi dopo, lo stesso Hinckley Jr, 27enne ossessionato dall’attrice Jodie Foster, cerca di uccidere il neo presidente Ronald Reagan di fronte all’Hilton Hotel di Washington DC. Quando la polizia fa irruzione nel suo appartamento, trova una copia di Il giovane Holden.

La sera del 9 dicembre, Bruce Springsteen e la E-Street Band erano di scena a Philadelphia in occasione di una tappa del tour di “The River”. Appena dopo essere salito sul palco Springsteen disse: “Vorrei solo dire una cosa: questa è una notte difficile per uscire e suonare. Ieri si è perso così tanto… il primo disco … uno dei primi dischi che mi ha preso il cuore è stato un disco chiamato “Twist and Shout” …e se non fosse … se non fosse per John Lennon, stasera saremmo tutti molto diversi… è un mondo irragionevole … e devi vivere con un sacco di cose che sono semplicemente invivibili … e … è una cosa difficile uscire e suonare ma non c’è nient’altro che tu possa fare.” dopo di che partirono le note di Born to Run.

Bob Dylan ha dedicato a Lennon la canzone Roll on John, contenuta nell’album Tempest del 2012. Il brano inizia dal momento della sua uccisione (He turned around and he slowly walked away/They shot him in the back and down he went), prosegue citando gli esordi di Lennon e continua descrivendo l’influenza e la poetica di John Lennon.

La storia del rock, dopo quell’8 dicembre del 1980, non è stata più la stessa, non solo per la perdita enorme costituita dalla morte dell’ex Beatle, ma per la paura che cominciò a impossessarsi di tante rock star. Abituate a confondersi tra la gente, a parlare con i fan, i musicisti rock sarebbero stati costretti a circondarsi di guardie del corpo armate, obbligati anche per costrizioni assicurative, chiudendosi in una sorta di prigione dorata che però sempre prigione era. Il mondo del rock aveva perso per sempre la sua innocenza.