A 39 anni dalla morte di John Lennon Sky ha deciso di dedicargli una serata. Su Sky Arte infatti è andato in onda “Imagine” il film che il re dei Beatles girò insieme a sua moglie Yoko Ono. Uscito nel 1972 grazie alla collaborazione con Steve Gebhardt non ha un genere che lo possa facilmente inquadrare. Ci troviamo infatti di fronte a una lunga serie di video musicali che sono inframezzati da momenti di vita personale di Yoko Ono e John Lennon davvero molto surreali. Come quello che vede una serie di uomini accompagnare Yoko Ono stessa attraverso una porta moltissime volte oppure quella dove vediamo i due innamorati cercarsi nella nebbia all’interno del giardino della villa di Tittenhurst. Splendida è anche la casa dove sono ambientate la maggior parte delle riprese, la loro vera residenza britannica in completo stile Tudor e che si trovava ad Ascot. (agg. di Matteo Fantozzi)
SCIOGLIMENTO DEI BEATLES A CAUSA DI YOKO ONO?
Trentanove anni di vuoto, senza il grande mito John Lennon, morto per mano di Mark David Chapman, il 25enne che esplose cinque colpi mortali nei suoi confronti. Da allora, sono numerose le ombre che ruotano attorno al nome di John Lennon e che riguardano anche il periodo precedente alla sua morte. Sebbene, infatti, siano in tanti ad essere convinti che lo scioglimento dei Beatles fosse dipeso da Yoko Ono, la realtà sarebbe ben differente in quanto la band pare stesse già vivendo un periodo di crisi. Una prima conferma di ciò fu rappresentata da una lettera scritta da Lennon a Paul McCartney un anno dopo lo scioglimento, come rammenta Giornale di Sicilia: “Stavo leggendo la tua lettera, e mi chiedevo quale fan irascibile di mezz’età l’avesse scritta. Pensi davvero che la maggior parte dell’arte di oggi sia stata creata a causa dei Beatles? Non credo tu sia così pazzo, Paul, lo credi davvero?”. Il riferimento sarebbe a una polemica avviata da McCartney e dalla moglie Linda secondo i quali l’arte dei Beatles era andata perduta dopo il loro scioglimento. E proprio McCartney confermò in una intervista: “Sicuramente non è stata lei a far sciogliere il gruppo, la band si stava già separando […] Era giunto il tempo che John ci lasciasse – sottolineò -, se ne sarebbe andato comunque in un modo o nell’altro”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
UCCISO DAL FOLLE CHAPMAN IN STRADA A NEW YORK
Esattamente 39 anni fa moriva John Lennon, leggenda dei Beatles e della musica in generale. Era l’8 dicembre del 1980, e il folle Mark David Chapman sorprese il cantante inglese in strada, uccidendolo con cinque colpi di pistola. L’omicidio avvenne a New York, mentre l’ex Beatle stava rientrando in casa assieme a Yoko Ono nel Dakota Building, palazzo situato nell’Upper East Side, dove la coppia risedeva assieme al figlio. Lennon venne soccorso dopo pochi minuti, ma il suo trasporto in ospedale fu vano, visto che lo stesso era praticamente già morto in strada. L’anno scorso, nel corso dell’udienza per la libertà vigilita, Chapman si dichiarò profondamente pentito di quel gesto: “Trent’anni fa non sarei riuscito a provare vergogna. Adesso so cos’è la vergogna”. In base alla ricostruzione che fu effettuata dopo, lo stesso Chapman avrebbe gridato a Jonh “Hey mr Lennon”, per poi appunto fare fuoco.
JONH LENNON, MORTO 39 ANNI FA: IL SUCCESSO POSTUMO
Uno dei cinque proiettili sparati trapassò l’aorta del cantante, e lo stesso riuscì a fare solo qualche passo dicendo “I was shot” (“Mi hanno sparato”), prima di crollare a terra. La morte avvenne alle ore 23:15 della stessa sera. Molti anni dopo, durante un’intervista rilasciata da Yoko Ono alla Radio BBC (precisamente il 10 giugno del 2017), si scoprì che John stesse andando a salutare il figlio Sean la sera della sua uccisione. Il corpo di Lennon venne cremato dopo la morte e le ceneri vennero poi sparse nell’oceano Atlantico, e non esiste (o per lo meno non si hanno notizie), una vera e propria tomba dell’artista. A seguito dell’omicidio, come spesso e volentieri accade, l’album “Double Fantasy” entrò in classifica in prima posizione, non soltanto negli Stati Uniti ma anche nel Regno Unito, così come la maggior parte dei dischi cantanti e prodotti dallo stesso. Nel suo testamento che aveva fatto prima di morire, erano stati dichiarati Yoko Ono e il figlio Sean gli eredi universali, e una parte del patrimonio andò anche a Julian, dopo il compimento dei trent’anni.