Johnny Cash non è stato soltanto un fenomenale interprete e musicista, ma è anche, e soprattutto, da annoverare tra i grandi cantautori della storia americana, questo perché non ha mai avuto paura di esplorare l’oscurità dentro di sé e ha avuto altresì la capacità di sviluppare e di mettere a fattor comune una coscienza sociale unica nel panorama musicale. La sua scrittura diretta, talvolta cruda o al contrario divertente, ha saputo trattare tematiche legate all’esperienza personale, alla giustizia, a spiritualità e redenzione.



Il suo manager dei primi anni sessanta Saul Holiff, per slegare la sua immagine dalla sola musica country, lo ha definito “Il più grande cantastorie d’America”. E poi soprattutto Bob Dylan, con cui ha avuto l’opportunità di collaborare, ha detto di Cash che è “uno dei più grandi scrittori della musica americana”. A ulteriore conferma delle sue capacità cantautoriali, al già corposo patrimonio artistico, si è aggiunto il materiale di Songwriter, il nuovo album di inediti appena pubblicato con canzoni interamente scritte da lui.



La genesi dell’album è molto semplice. Durante le prime settimane del 1993 Johnny Cash registra nei LSI Studios di Nashville dei demo di brani scritti nel corso degli anni; alcune canzoni verranno pubblicate l’anno successivo sull’album American Recordings, la maggior parte dei pezzi invece non vedrà mai la luce se non adesso con Songwriter.

Trent’anni dopo quelle incisioni, il figlio John Carter Cash, l’unico avuto dal matrimonio con June Carter, ha il merito di riscoprire questo patrimonio inesplorato e di renderlo fruibile al pubblico. Con l’aiuto del co-produttore David Ferguson, John Carter, rimanendo fedele allo spirito delle registrazioni, riduce i brani del padre all’essenziale, voce e chitarra acustica, per poi arricchirli con il contributo di diversi musicisti come il chitarrista Marty Stuart (membro dei Tennessee Three negli anni 1980-86), il bassista Dave Roe, già in tour con Johnny negli anni Novanta (venuto a mancare dopo le registrazioni), al batterista Pete Abbott e a diversi altri artisti. È curioso che le canzoni siano state diffuse solo adesso dopo così tanto tempo, ma non c’è da stupirsi che i demo siano stati accantonati quell’anno, in quanto il 1993 si è rivelato poi essere particolarmente ricco di eventi e di novità artistiche per il Man in Black. Mentre gli anni Ottanta sono stati un periodo di stallo nella carriera di Johnny Cash, in cui veniva apprezzato essenzialmente per i successi del passato, il 1993 è invece ricordato per essere l’anno che dà il via alla sua “terza carriera”: la prima è iniziata nel 1955 con il contratto discografico con la Sun Records, la seconda è ripartita nel 1968 con il ritorno alle scene con i concerti nelle carceri At Folsom Prison e successivamente At San Quentin.



Dopo la registrazione dei demo, nel febbraio del 1993, il tour europeo lo porta a Dublino dove incontra Bono Vox, da sempre un suo grande ammiratore: “Johnny Cash era un santo che preferiva la compagnia dei peccatori”. La conoscenza e la collaborazione tra i due sfocerà nella realizzazione di The Wanderer, traccia conclusiva di Zooropa degli U2 e successivamente incluso nella riedizione dell’album di Cash Mystery of Life. Di rientro dall’Irlanda, nel backstage del Rhythm Café di Santa Ana in California, Johnny incontra per la prima volta il produttore Rick Rubin proprietario della Def American Records. Da quel momento è storia: Rick Rubin trova una nuova dimensione all’arte e al talento di Johnny Cash tanto che, tra il 17 e il 20 maggio, i due incidono 33 canzoni che diventeranno 94 alla fine dell’anno.

Tornando all’album appena pubblicato, il primo singolo di Songwriter è Well Alright che rimanda immediatamente alle sonorità degli anni Cinquanta dell’era Sun Records; un brano divertente e leggero che racconta di un incontro sentimentale nato in una lavanderia a gettoni tra un consulto sui lavaggi e l’attesa dei panni asciutti. Spotlight è il secondo singolo in cui si può apprezzare il contributo della chitarra elettrica di Dan Auerbach dei Black Keys. La canzone che invece apre il disco è Hello Out there, scritta probabilmente a proposito del lancio dell’astronave Voyager. Con gli effetti eco della voce e gli archi in evidenza è una sorta di conversazione con il futuro, un richiamo proveniente dall’aldilà sul destino del mondo.

Con Soldier Boy si ritorna a uno stile melodico classico in cui Cash invita un ragazzo soldato a riconsiderate la scelta di spendere la propria gioventù nell’esercito. Sing it Pretty Sue non è invece del tutto nuova, già pubblicata in The Sound of Johnny Cash del 1962, in Songwriter compare una versione rivisitata. Meno nota della celebre A Boy named Sue, la Sue in questione non è un ragazzo bensì una bella fanciulla che viene esortata da Cash a perseguire la sua carriera glamour nel mondo dello spettacolo, nonostante questa scelta la allontani da lui: “I can’t take just a part of you and the world a half”.

In She Sang Sweet Baby una giovane mamma single canta al suo bambino per consolarlo Sweet Baby James di James Taylor, mentre Have you ever been to Little Rock? è un inno alla terra della sua famiglia “where my mama and daddy were born”. Come detto la maggior parte dei brani sono inediti mentre alcuni come Drive on e Like a Soldier sono già stati pubblicati con arrangiamenti diversi su American Recordings del 1994, in Songwriter invece si possono ascoltare le prime incisioni.

Drive on parla della necessità di andare avanti e partendo dall’esperienza del dolore fisico (nello specifico il patimento di Johnny è legato alla rottura della mascella risalente all’inizio degli anni Novanta), si riferisce< alle sofferenze ben più profonde provate dai veterani del Vietnam. Like a Soldier racconta l’esperienza di dipendenza e di recupero di Cash e si paragona a un soldato che sta superando una guerra, come un peccatore che ricerca e trova il perdono di Dio: “Ogni giorno è meglio di prima, sono un soldato che cerca di dimenticare la guerra… di tutte le amanti che mi appaiono in sogno provenienti dal passato e da luoghi lontani non ce n’è una di cui mi importi adesso, chiunque sia sono solo grato per il viaggio e per essere sopravvissuto alle battaglie e che il bottino della mia vita sia Tu”. Waylon Jennings, suo compagno negli Highwaymen e anche lui scomparso a inizio Duemila, lo accompagna con la voce nel ritornello in questa versione originale di Like a Soldier così come nel brano I Love you Tonite, in perfetto stile country acustico, è una dolce dichiarazione d’amore rivolta alla sua cara June Carter e di come il suo amore sia più intenso ora rispetto agli anni sessanta. L’amore per June si ritrova anche in Poor Valley Girl, supportato dalla voce di Vince Gill, dove Cash racconta le radici della moglie e di sua madre Maybelle Carter, pioniera della musica country, con una melodia in cui chitarra e banjo si intrecciano.

In Songwriter non si arriva certo alle vette dell’American Series, ma è sicuramente una riprova che la voce profonda di Johnny Cash risuona ancora autentica e sincera e che le sue canzoni, caratterizzate da una melodia e da testi semplici, sono accessibili a tutti.

Il figlio John Carter è consapevole di questo e si pone da garante dell’integrità artistica del progetto valorizzando la voce ineguagliabile e la scrittura genuina del padre: “Negli ultimi 10 anni uno dei miei principali obiettivi è stato quello di assicurare che la storia, nel modo migliore possibile, gli desse l’opportunità di farlo conoscere come il grande scrittore quale è sempre stato”. In Songwriter è ancora una volta la potenza della voce a risuonare, ma è soprattutto l’intensità delle parole a emergere con vigore. Parole sincere esaltate dalla semplicità del suono e da una voce unica.

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