Johnson Righeira spiega come nasce il nome d’arte del duo e come sono i rapporti oggi con Michael

Johnson Righeira ha rilasciato una lunga intervista a La Verità, nella quale ha ripercorso la sua carriera dagli esordi. Il cantante del duo i Righeira, il cui vero nome è Stefano Righi, ha esordito svelando com’è nata la scelta di questo nome d’arte: “Risale ai tempi del liceo, quando ancora non ero in classe con Michael (lo conobbi più tardi dopo la mia prima bocciatura). – ha spiegato – Nelle ore di educazione fisica giocavamo sempre a calcio. Coi compagni ci piaceva declinare i nostri nomi alla brasiliana: Mauro diventava Maurinho… Io divenni Righeira. Johnson perché suonava un po’ tipo Emerson, mi stuzzicava l’idea dell’oriundo”.

Stefano Righi e Stefano Rota sono in arte Johnson e Michael Righeira, ma oggi quel duo non esiste più: “È andata così, uno ne prende atto e va avanti. – ha spiegato Righi – In qualche modo i Righeira sono nati da me, dopodiché Michael fu fondamentale, ma Johnson Righeira esisteva già prima. Adesso sono tornato agli esordi, chiaramente con un bel bagaglio di cose fatte insieme”.

Johnson Righeira: “L’industria discografica non esiste più!”

Ma come sono oggi i rapporti tra i due ex colleghi? “Sinceramente non ci sentiamo molto. Abbiamo preso strade diverse“, ha spiegato Johnson Righeira. Parla di musica, il cantante ha spiegato cosa ne pensa dell’industra discografica di oggi: “Quale? Non esiste più. – ha tuonato – Ormai non c’è più il supporto, questo spersonalizza la musica, le toglie una fisicità che secondo me aveva la sua importanza. I tempi cambiano, per carità. Però parlare di 3 milioni di copie vendute non è come parlare di 3 milioni di streaming. Vendere 3 milioni di copie significa che uno deve alzarsi dal letto, farsi una doccia, vestirsi e uscire di casa per andare al negozio a comprare il disco. Oggi i brani si ascoltano nel letto col telefonino”.

Per Johnson, i Righeira, al tempo dei talent, non avrebbero fatto molta strada: “Perché i talent si basano molto sulle capacità tecniche, noi di tecnica non avevamo praticamente nulla, eravamo un vulcano di idee. – ha spiegato – E non so quanto i partecipanti possano esprimere le loro idee, spesso sono confezionati. I La Bionda ci fecero fare quel ca*zo che volevamo”.