Jois Pedone, l’amica: “C’era una sacerdotessa che…”
Jois Pedone, 19enne morto in circostanze sospette a Vasto il 20 di agosto, era finito in un giro sospetto. Faceva parte di un gruppo mistico, “Figli della Luna”, e ancora prima di un altro nel quale aveva conosciuto una ragazza, con la quale aveva fatto un patto di sangue. A raccontarlo era stato lui stesso ad un’amica, conosciuta nel secondo gruppo. La giovane, del gruppo “Figli della Luna”, ha raccontato a Chi l’ha visto: “Sapevo che prima del nostro gruppo lui era in un altro gruppo. Il creatore dei “Figli della Luna” ha conosciuto Jois nell’altro gruppo e lo ha portato nel nostro. Chi c’era in questo gruppo? A detta del creatore c’era una ragazza, un’user femminile, che si spacciava come sacerdotessa o comunque qualcuno che praticava ritualistica”.
La nonna, ospite in studio da Federica Sciarelli, racconta: “Era sempre seguito da noi. Lui aveva 19 anni, aveva un progetto di vita. Voleva andare a Barcellona il 10 e 11 di settembre, aveva già pagato. Mi aveva chiesto di stirargli le camicie, doveva andare poi a Parma a fare l’esame di diritto. Di questo patto di sangue siamo venuti a saperlo dopo. Prima non eravamo al corrente di nulla”.
Jois Pedone: “Abbiamo fatto un patto di sangue”
Negli audio mandati all’amica del gruppo “Figli della Luna”, Jois Pedone raccontava della ragazza conosciuta nel primo gruppo. “Ci siamo bucati le dita, ci siamo bevuti l’uno il sangue dell’altro. La scorsa estate io e lei abbiamo fatto un patto di sangue. Non so quanto lei fosse capace o abbia influito. Abbiamo fatto un pentagono, un cerchio di sale”, diceva Jois.
L’amica, a Chi l’ha visto, racconta: “Si bucavano le dita, si bevevano il sangue. Era un patto dove lui non poteva scappare da lei, non poteva mollarla da nessun motivo. Lui mi raccontò che era limitato a parlare con le persone, con le ragazze, a causa del patto di sangue. Come se fosse veramente convinto di essere stregato, condizionato, in prigione. Io gliel’ho detto moltissime volte. Lui di sua spontanea volontà mi chiese aiuto per liberarsi di questa situazione qua. Io gli ho detto: ‘Non farti fregare, sono solamente paranoie. Bisogna fare della vita un dono’. Lui si sentiva in trappola. Mi sembra strano che un ragazzo con così tanta voglia di fare, decida di sparire. C’è qualcosa sotto, qualcuno sotto. Nell’ultimo periodo lo avevo sentito molto sollevato. Penso sia successo qualcosa che lo abbia indotto”.
Jois Pedone: i misteri sulla notte della morte
Jois Pedone, il pomeriggio del 20 agosto, mentre la spiaggia era piena di gente per il Jova Beach Party, prenota un taxi che dovrebbe portarlo al molo. Va poi a lavoro. A mezzanotte torna a casa, fa la doccia ed esce con il taxi che lo aspetta e lo porta sulla spiaggia di Punta Penna. A detta del tassista, sembrava sereno, tranquillo. 36 ore, verrà ritrovato in mare con un borsone legato alla caviglia con 40 kg di sabbia. Chi avrà dato al giovane il borsone e la corda? E perché ha scelto di togliersi la vita proprio in un tratto di mare di soli 2 metri, dove la riuscita sarebbe stata molto difficile essendo lui alto già 1 metro e 80?
Un testimone, un pescatore, ha raccontato di aver visto ardere un grande falò nella spiaggia dove Jois si è fatto lasciare dal taxi. Si trattava di un grande fuoco, tanto che il pescatore, a più di 300 metri, è riuscito a vederlo. Anche la legna arsa sulla spiaggia lo testimonia: che cosa sarà successo davvero quella sera?