L’emergenza coronavirus ha colpito in maniera durissima il mondo dello spettacolo e ovviamente anche quello della lirica. Intervistato dal Corriere della Sera, il tenore Jonas Kaufmann si è raccontato a 360° tra gli effetti dell’epidemia sul suo mondo ed i suoi prossimi impegni, ma una battuta sulla quarantena non poteva manca: «Ho sempre sognato una pausa lunga, un periodo tutto per me. Sono stato esaudito. Anche se in modo esagerato».
Come tutti gli artisti, anche Kaufmann ha dovuto fare i conti con cancellature nell’agenda e con punti di domanda: l’ultima esibizione risale allo scorso dicembre e durante il periodo di lockdown si è chiuso in casa per una scorpacciata di famiglia con la moglie Christiane Lutz ed il figlio Valentin. Ma il numero uno dei tenori non si è fermato, visto che ha registrato l’album “Christmas Songs” che uscirà a dicembre: «Un dono di Natale per il mio bimbo e per tutti i bimbi del mondo. Dovrei presentarlo in un tour europeo, ma il condizionale è d’obbligo».
JONAS KAUFMANN: “CORONAVIRUS UNA CATASTROFE”
Jonas Kaufmann al Corriere della Sera ha raccontato che a settembre sarà protagonista all’Opera di Vienna ed al castello di Schonbrunn, un concerto open air per 100 mila persone. E purtroppo è stato costretto a posticipare lo spettacolo all’Arena di Verona, ora in programma il prossimo 17 agosto 2021: «Doveva essere quest’estate ma abbiamo deciso di rimandare. È una vita che sogno di cantare in Arena e vorrei fosse piena, vorrei vedere tutte le fiammelle illuminate per me. Mi avevano chiesto un programma tutto wagneriano, ma non mi sento così tedesco. Wagner ci sarà, ma con Verdi e Puccini».
Nel corso del periodo di quarantena, Jonas Kaufmann è stato protagonista di molti concerti in streaming a sostegno dei cantanti senza lavoro, il suo giudizio sul futuro della musica è tutt’altro che fiducioso: «Sarà una catastrofe. Non ci saranno mai soldi per ricostruire tutto. I più a rischio sono i giovani artisti: molti cambieranno mestiere. E tra una decina d’anni non ci sarà una generazione nuova a sostituire noi “vecchi”. E le regie? Torneranno agli anni ’70 quando ognuno cantava per conto suo, lontano dall’altro anche nei duetti d’amore? Di certo si vedranno meno stravaganze. Forse non sarà male».