Jonathan Bazzi, nato a Milano nel 1985 è cresciuto a Rozzano, nell’estrema periferia sud della città. Nel 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo “Febbre”, un libro autobiografico che parte dalla scoperta dell’HIV e spazia tra l’omosessualità, la violenza domestica e il crescere in quartieri marginali. Con il suo primo romanzo, edito da Fandango, Jonathan Bazzi ha vinto il premio Bagutta opera prima ed è arrivato tra i finalisti del Premio Strega 2020 (vinto da Sandro Veronesi con “Il colibrì”). Il giovane scrittore si descrive così: “Sono nato a Rozzano ma non so menare, leggo, scrivo, balbetto, mi piacciono i maschi. Ho contratto l’HIV ma non sono il paziente che prende atto e si adegua, che convive con un segreto che centuplica l’importanza della diagnosi”, riporta il sito di Rai Cultura.



Jonathan Bazzi: il successo del suo primo romanzo “Febbre”

La febbre, che dà il titolo al romanzo di Jonathan Bazzi, è quella febbricola tenace e logorante che nel 2016 accompagna per quasi un mese il protagonista poco prima della scoperta della sua sieropositività: “È una febbre che dal punto di vista del fenomeno fisico dura alcune settimane, ma se la si guarda in ottica metaforica, che estende il significato principale della febbre come meccanismo di difesa del corpo, diventa qualcosa che abbraccia tutte le storie che sono contenute nel libro”, ha detto Jonathan a Open Online. Il romanzo è dedicato ai “bambini invisibili”, coloro che sono “cresciuti senza figure affettive che si sono prese cura di loro, ma anche tutti quei bambini che non vengono visti nella loro qualità di bambini e sono costretti a subire circostanze e situazioni tipiche dell’età adulta. Io sono stato uno di loro”, ha confessato il giovane scrittore.

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