Jonathan Bazzi si racconta a Verissimo. Lo scrittore parla della scoperta della sieropositività e di come ha affrontato quel momento: “Sono finito in un loop ipocondriaco in quel periodo, anche cercando su internet… credevo di avere un tumore del sangue, avevo questa febbre alta e una forte stanchezza”, da qui la decisione di approfondire con esami cha hanno portato alla terribile diagnosi. “La prima persona a cui l’ho detto è stato il mio ragazzo che ha subito fatto il test ed è risultato negativo. Poi l’ho detto alla mia famiglia cercando subito di rassicurarli. Si tende però a non dire agli altri di essere sieropositivo, ancora oggi esserlo equivale ad una vergogna”, ha tenuto poi a sottolineare Bazzi. (Aggiornamento di Anna Montesano)



Jonathan Bazzi, chi è

Il nome di Jonathan Bazzi potrebbe non dire molto a tante persone, ma non è certamente così per gli appassionati di lettura visto che rappresenta uno degli scrittori emergenti, che sta conquistando tutti per la profondità degli argomenti che tocca con i suoi testi. A spingerlo verso questa direzione c’è stata la sua passione per la letteratura femminile. Non è un caso quindi che sia riuscito a diventare uno dei finalisti al Premio Strega.



Da sempre lui desidera essere trasparente con il suo pubblico, al punto tale da confessare di avere l’HIV, malattia che almeno in parte mina la sua quotidianità, nonostante lui faccia il possibile affinché questo non accada.

Jonathan Bazzi: il suo nuovo libro e il suo rapporto con i lettori

Tra le confessioni che lui ha fatto al suo pubblico c’è anche quella relativa alla sua omosessualità, uno dei temi oggetto del suo ultimo libro, “Corpi minori“. “Per l’omosessualità, il coming out non ha avuto una certa risonanza nella mia vita. Non l’ho capito a un certo punto, non ho dovuto attraversare la fase dell’accettazione – aveva raccontato in un’intervista a Open -. Non ha rappresentato una soglia, a differenza dell’Hiv. Sei mesi dopo aver scoperto di averlo contratto, ho pubblicato un articolo sulla mia sieropositività. Le persone attorno a me hanno manifestato delle “perplessità”. Ma sono contento di aver fatto coming out sulla sieropositività. La possibilità di appropriarmi di questa caratteristica e decidere io i termini del discorso, anche estetici, ha condizionato lo sguardo degli altri”.



Il romanzo, scritto tra il primo e il secondo lockdown, è stata l’occasione anche per raccontare del periodo in cui lui era alla ricerca dell’anima gemella tramite il web. Queste conoscenze, però, non hano sempre lasciato il segno in lui: “Prima del mio compagno, peraltro conosciuto in rete, facevo ricerche su vari siti. Nei momenti di sogno romantico cercavo una persona con capelli biondi, occhi azzurri, interessata all’arte e alla letteratura, snella; altre volte uomini più grandi. Credo che ci fosse il desiderio di annullarsi in un prototipo maschile violento” – aveva detto al ‘Corriere della Sera’.