C’è sempre più l’ombra di Jonathan Galindo dietro la morte choc di un bambino di 11 anni, solare e allegro, il quale però potrebbe essere finito nella trappola della challenge mortale. Si tratta di una identità inventata online molto seguita dai minori. Non esiste ma fa paura. “Non esiste ma un bambino di 10-12 anni può credere all’esistenza di un personaggio immaginario che può portarlo ad un percorso distruttivo”, ha commentato Alberto Matano oggi a La Vita in Diretta. Le sembianze di un fittizio Pippo della Disney e la sua presenza su tutti i social, indurrebbe i giovanissimi a gesti estremi. I profili in rete attribuibili a Galindo sono moltissimi. L0a nuova sfida mira a sfruttare lo stesso impatto mediatico della Blue Whale. A spiegare cosa si cela davvero dietro un simile fenomeno è stata la criminologa Roberta Bruzzone: “il patto di segretezza che si viene a creare verte spesso su minacce che riguardano le persone più care di questi bambini. L’aspetto manipolatorio che mira a portare queste piccole vittime a mettere in atto comportamenti via via sempre pericolosi e distruttivi è quello di giocare sull’aspetto della minaccia”. Ma lo scambio qual è? “La tua vita in cambio di quella delle persone a cui vuoi bene”. E nel caso dell’11enne napoletano, “la richiesta di togliersi la vita per salvare quella dei genitori”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



MEME O GIOCO MORTALE?

L’inquietante immagine di un “Pippo” umano potrebbe celarsi dietro la morte dell’11 napoletano che la scorsa notte ha deciso di togliersi tragicamente la vita non prima di aver lasciato un biglietto alla famiglia. Jonathan Galindo da tempo è diventato una sorta di meme del web per poi trasformarsi in una vera e propria leggenda metropolitana. Si tratta di un personaggio disturbato con una maschera che copre le sue deformità fisiche. Chi invia messaggi a Galindo, spiega Today, riceverebbe in cambio video inquietanti e spaventosi nonchè le foto della propria casa ripresa dall’esterno, ipotizzando così la presenza di uno stalker. Oggi inevitabilmente non mancano i dubbi e le possibili connessioni alla challenge mortale rispetto al caso di cronaca che ha visto protagonista l’11enne. Questo però potrebbe non essere l’unico caso collegato a Jonathan Galindo. Nel luglio scorso Il Resto del Carlino pubblicava la testimonianza di alcune mamme che avevano denunciato la diffusione del gioco mortale. Una mamma preoccupata aveva raccontato: “Arriva la richiesta di contatto da Jonathan Galindo e se accetti ti viene inviato, tramite messaggistica, un link che ti propone di entrare in un gioco nel quale vengono proposte delle sfide e prove di coraggio fino ad arrivare all’autolesionismo”. Galindo potrebbe essere una storia forse nata per scherzo ma che potrebbe mettere a serio rischio numerosi adolescenti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



CHALLENGE O BUFALA? “PIPPO” ANTROPOMORFO, LA GENESI

Jonathan Galindo è una vera e propria challenge mortale o una bufala nata sul web? Il gioco online che in diverse occasioni ha lanciato l’allarme in tutto il mondo con l’accusa di istigazione al suicidio, potrebbe essere connesso al caso drammatico dell’11enne di Napoli suicida. Jonathan Galindo è un gioco perverso in perfetto stile Blue Whale sul quale proprio nelle passate settimane la polizia postale aveva messo in guardia. La genesi del personaggio protagonista della challenge è come sempre molto complessa. pare che il primo a caricare una foto del Pippo antropomorfo sia stato Catnipnik nel 2010. Attribuzione che va avanti per ulteriori due anni prima di essere associato, nel 2017, al nome Jonathan Galindo, divenuto poi celebre due anni dopo grazie ad un account Tik Tok dal nome jonathangalindo54, come rivela Today. C’è però chi, come Massimo Polidoro, segretario nazionale del Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze) sostiene che tutto ciò che c’è dietro Jonathan Galindo sia solo una fake news con nessuna prova della relazione tra il gioco online e le sfide mortali o l’istigazione al suicidio. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



JONATHAN GALINDO, IN COSA CONSISTE LA PRESUNTA CHALLENGE MORTALE

Si riaccendono i riflettori sulla questione Jonathan Galindo, fenomeno web nato negli Usa e che si è poi velocemente diffuso anche in Europa fino a giungere in Italia. Trattasi dell’ennesima challenge online che però potrebbe avere gli stessi effetti della Blue Whale e che potrebbe aver spinto il giovane 11enne napoletano a togliersi la vita lanciandosi dal balcone, all’undicesimo piano. Prima di compiere il folle gesto, infatti, il ragazzino ha lasciato un biglietto choc con scritto: “Mamma papà vi voglio bene ma devo seguire l’uomo con il cappuccio”. E la mente è subito andata a quel buffo pupazzo che si fa chiamare Jonathan Galindo – nome naturalmente inventato – riferibile ad una immagine rubata dal produttore di effetti speciali cinematografici, Samuel Catnipnik, che rappresenta il celebre cartone Pippo, ma in modo completamente diverso e inquietante. Il dubbio è che l’11enne sia stato contattato da uno dei creatori di questa challenge mortale spingendolo a sottoporsi a sfide e prove autolesioniste fino ad arrivare al suicidio. Una challenge partita dal web e che, come rammenta Bufale.net, ha come obiettivo quello di adescare bambini in rete proponendo loro giochi autolesionisti fino a spingerli a togliersi la vita.

JONATHAN GALINDO ED IL CASO DI NAPOLI

Jonathan Galindo è solo una delle varie challenge mortali online che da tempo spaventano i genitori di ragazzini. Queste sfide, infatti, riescono a far entrare la giovane vittima in un vero e proprio vortice dal quale diventa difficile uscirne e che può portare a tragedia simili a quella avvenuta a Napoli. Ma qual è il “modus operandi” di Jonathan Galindo? Solitamente, come spiega Il Messaggero, il ragazzino viene raggiunto da una richiesta di amicizia su Instagram, Facebook o Tik Tok seguita dalla domanda: “Vuoi giocare con me?”. Ad inviarla è un anonimo utente dal nome Jonathan Galindo e che ha come foto profilo l’immagine simile al personaggio Disney. L’incubo ha inizio una volta accettato il messaggio. Prende così il via una sorta di gara fatta di piccole step con difficoltà sempre più elevate. Nel messaggio di Jonathan Galindo è presente anche un link che propone di entrare in un gioco con le varie sfide di coraggio. Online non vi è un solo profilo ma ce ne sono molteplici differenziati da piccoli dettagli nel nome come ad esempio un punto. Tra le varie prove, raccontano alcuni ragazzi, c’è anche quella di incidere con una lama sulla pelle dell’addome le iniziali del proprio nome o il numero del diavolo 666.