Jorge Lis, ex pilota di moto, è morto all’età di 46 anni all’ospedale “La Fe” di Valencia, dove da ormai quarantacinque giorni a questa parte si trovava ricoverato a seguito dell’infezione da Coronavirus, che, purtroppo, non gli ha lasciato scampo. La sua storia, con particolare riferimento al triste epilogo, sta letteralmente facendo il giro del web, in quanto lo sportivo era un esponente no vax convinto, salvo poi mostrare inequivocabili segni di pentimento dopo avere contratto il virus. La sua vicenda è stata resa pubblica dalla sorella Eliana attraverso i media di tutto il pianeta.



La donna, si legge sulle principali fonti d’agenzia, ha raccontato che suo fratello, in passato vicecampione di Spagna nella categoria 125 cavalli (1996), non presentava malattie pregresse, aveva uno stile di vita decisamente sano, tipico di ogni protagonista del mondo dello sport, che, peraltro, praticava con straordinaria frequenza e passione. Poi, è arrivata la positività, accompagnata da un ricovero di un mese e mezzo in terapia intensiva, durante il quale le condizioni di Lis si sono aggravate sempre più, con danni agli organi interni che ne hanno segnato la fine.



JORGE LIS MORTO DI COVID: ERA NEGAZIONISTA, MA, PRIMA DI MORIRE, HA CAMBIATO IDEA

Jorge Lis era dunque un negazionista del virus, oltre ad essere fermamente contrario al vaccino, tanto che, stando a quanto riferito ancora dalla sorella del pilota, quest’ultimo aveva cercato in ogni modo di convincere la sua cerchia di contatti più stretti, inclusa sua madre 84enne, a non farsi inoculare alcun tipo di preparato anti-Covid. Tuttavia, dopo essere stato contagiato, la sua opinione è mutata radicalmente, come si evince agevolmente dal messaggio che lui stesso aveva inviato a sua sorella lo scorso 13 luglio, poco prima di finire in ospedale.



Questo il testo dell’sms: “In questa settimana ho ricevuto improvvisamente una delle mie più grandi lezioni di vita. Passare molto tempo sui social mi aveva radicalizzato all’estremo. Mi sarei dovuto vaccinare”. Intanto, Ana Barceló, ministro della Salute del governo valenciano, ha espresso “tristezza” per la notizia, rammentando che “il vaccino è la nostra speranza”.