Josè Altafini, calciatore e commentatore tv, ha raccontato in un’intervista rilasciata al quotidiano L’Avvenire, alcuni dei momenti più importanti della sua carriera, tra i quali l’addio all’attività sportiva, ma anche di come vive oggi, a quasi 86 anni, il suo rapporto con il mondo del calcio. L’ex atleta ha ricordato che uno dei più grandi rammarichi, è stato quello di aver avuto la possibilità di continuare a giocare nella sua nazionale, il Brasile. Soprattutto dopo essere diventato campione del mondo a soli 19 anni. Infatti, definisce “Un’ingiustizia”, la legge Fifa secondo la quale “A 23 anni non potevo più rispondere alla chiamata di nessuna nazionale. Mi hanno eliminato. Se non avessi giocato in Italia, come Pelè avrei vinto tre mondiali con la Seleçao“.



Per questo motivo quindi, Josè Altafini, afferma che quando pensa al calcio, ancora oggi ha un sentimento di tristezza: “Mi dico che non ho fatto la vita da atleta al 100% e che avrei dovuto pensare meno a me stesso“, e aggiunge: “Quando ho cominciato a capire, ormai era tardi, perché nella vita non è come il calcio, non esiste il secondo tempo per recuperare quello che hai perso“.



Josè Altafini: “Non ho paura della morte, il mio angelo custode mi ha sempre salvato”

Josè Altafini, nell’intervista a l’Avvenire ha parlato anche di quelle che considera le opportunità perse da giovane,  come ad esempio di essersi sentito in un certo modo penalizzato dal suo nome, che ha continuato ad usare in Italia, invece di mantenere il soprannome “Mazzola” che gli avevano dato in Brasile per via della somiglianza con Valentino. Parlando dei successi ottenuti in carriera ricorda soprattutto il trionfo con il Milan nella Coppa dei Campioni a Wembley e il suo gol del 2 a 1, ma anche della notorietà ottenuta dopo l’addio al calcio quando diventò telecronista, che viene ricordato ancora oggi per alcuni termini inventati come il famoso “Gollasso” e dice: “Avevo inventato un linguaggio nuovo, era il mio manuale da calcio“.



Della vita privata e dell’amore con sua moglie Annamaria, conosciuta a Milano, Josè Altafini dice: “Il nostro è un grande amore che dura da sessant’anni“.  E del rapporto con la fede e la religione dice: “Ho visto la morte in faccia, da bambino ho rischiato di annegare nel fiume, ma ho un angelo custode che mi ha sempre salvato, anche in altre occasioni“. Per questo, afferma: “Non ho mai avuto paura di morire“, e aggiunge: “Io credo in Dio, ma come Pelè credo anche in quel sincretismo tra cattolicesimo e spiritismo“.