José Carreras la svolta con la Notte dei Tre Tenori…

La chemioterapia affrontata da Josè Carreras negli anni Ottanta e Novanta non influenzerà la sua popolarità come tenore. Anzi in un certo senso gli darà la possibilità di aprire le porte ad una serie di concerti che prenderanno vita dalla notte del Trio, quel primo incontro sul palco delle Terme di Caracalla a Roma avvenuto in occasione dei mondiali Italia ’90. Al suo fianco due altri pilastri della musica lirica: Placido Domingo e Luciano Pavarotti. Questi ultimi due verranno coinvolti nel progetto per la raccolta fondi destinata alla Fondazione di Carreras, sopravvissuto alla leucemia. Una sorta di bentornato da parte dei due artisti, che porrà tra l’altro fine in via definitiva alle antiche lotte fra Pavarotti e Carreras. Un legame che verrà ricordato anche da Techetechetè oggi, sabato 24 agosto 2019, in occasione di un omaggio televisivo a Luciano Pavarotti. “All’epoca non sapevo nulla di Medicina, ma sapevo che la leucemia era un cancro del sangue e quali erano le conseguenze”, dirà tempo dopo Carreras al Times. In quegli anni infatti i medici non sembrano avere grandi speranze che il tenore riesca a sopravvivere al terribile male: solo una possibilità su dieci che possa guarire. Inizia così un duro percorso in ospedale per Carreras, che si dovrà sottoporre a radioterapia e chemioterapia. Infine al trapianto di midollo osseo, dopo aver vissuto i fallimenti della chemioterapia. Ha solo quarant’anni Carreras e agli inizi del suo successo come tenore. La sua voce gli permette però di essere già accostato a quelle di Domingo e Pavarotti, viene richiesto nei teatri lirici. Affascinano i suoi occhi, la sua personalità e la naturalezza con cui affronta la recitazione.



José Carreras, la leucemia linfoblastica acuta

Leucemia linfoblastica acuta: sarà questa la sentenza che José Carreras sentirà pronunciare dall’ematologo e professore Jean Bernard, lo specialista che lo segue agli inizi della malattia che lo colpirà negli anni Ottanta. Il tenore infatti si insospettisce a causa di un brutto aspetto, dagli stordimenti continui, il dolore ai denti e la difficoltà persino ad alzarsi dal letto. Convinto di non avere tante chanche di sopravvivere, chiamerà al suo capezzale il fratello maggiore Alberto, ricorda Charles Parmiter nel Reader’s Digest. Josè gli chiederà subito di portarlo nella loro casa, a Barcellona, per cominciare la lotta contro la leucemia. Tre settimane durissime per l’artista, a causa di quel cocktail di farmaci che dovrà assumere per tre volte al giorno. I primi miglioramenti però si intravedono alcuni mesi più tardi. “Fu un periodo terribile”, ricorderà la sorella Maria Antonia, “ma lui non si lamenta mai”. I dolori infatti sono fortissimi per Carreras, che intanto ha perso molti kg e quasi tutti i capelli. Poi l’amara scoperta: i due fratelli sono geneticamente compatibili, ma il trapianto di midollo non è possibile. Maria Antonia e Alberto infatti possono donare all’altro ma non a Josè, che a quel punto dovrà ricorrere all’autotrapianto grazie ad un delicato intervento a Seattle, presso il Fred Hutchinson Cancer Research Center. “Cerca di guarire presto, perchè senza concorrenza non c’è gusto”, gli dirà in quel periodo Luciano Pavarotti con tono scherzoso, chiamandolo, spesso dall’Italia per controllare l’andamento delle cure.

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