Il rischio di un’escalation militare tra Cina e Taiwan è in costante aumento. A lanciare l’allarme è il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu, che nell’intervista resa al quotidiano austriaco Presse parla dell’aggressività cinese, sottolineando che il suo Paese si difenderà in caso di invasione. “Non siamo il governo cinese e quindi non possiamo prevedere le sue mosse. E non sarà certo Taiwan a scatenare la guerra“. Una cosa però è sicura: il pericolo cresce, “ma non è immediato“. Dunque, in questa fase Taiwan sta cercando di evitare misure che potrebbero provocare la Cina e allo stesso tempo rafforza la sua difesa. “La Cina deve rendersi conto che non sarà facile conquistare Taiwan. Abbiamo attuato riforme militari, esteso il servizio militare, stiamo addestrando il nostro esercito per essere pronti a una guerra asimmetrica. E stiamo acquistando più armi dagli Stati Uniti, rafforzando le alleanze con gli amici internazionali. L’obiettivo è quello di scoraggiare la Cina“.



Per mantenere pace e stabilità nello Stretto di Taiwan, lo status quo va garantito, ma a detta del ministro, la Cina lo sta minacciando. “Ora sostiene che la linea di demarcazione non esiste. Pechino sta anche aumentando le pressioni internazionali, invocando la risoluzione ONU 2758 del 1971 (che riconosce la Repubblica Popolare come unico governo cinese, ndr) per dimostrare che Taiwan è stata a lungo parte della Cina – e quindi una questione interna cinese in cui nessun Paese dovrebbe interferire“. Anche alla luce di ciò, per Joseph Wu gli Stati Uniti dovrebbero chiarire la loro ambiguità strategica che li porta a riconoscere la Repubblica Popolare come unico governo cinese, ma poi aiuta Taiwan. La priorità però resta un’altra. “Il nostro obiettivo è mantenere l’amicizia, continuare a collaborare con il governo di Joe Biden. Vogliamo che gli Stati Uniti continuino a fornirci armi e a scoraggiare militarmente la Cina“.



I POSSIBILI EFFETTI DELLA GUERRA TAIWAN-CINA

Qualche frizione, invece, c’è stata con la Francia, visto che per Emmanuel Macron l’Europa non dovrebbe seguire la linea dura Usa su Taiwan. “Abbiamo chiesto chiarimenti al governo francese e ci è stato assicurato che l’atteggiamento verso Taiwan non è cambiato. Ne siamo convinti, anche la Francia lo ha dimostrato più volte. Per quanto riguarda l’UE: naturalmente non è sempre facile parlare con una sola voce. Ma ho l’impressione che non ci siano grandi differenze di opinione tra Stati Uniti ed Europa su Taiwan“, spiega Joseph Wu. Il ministro degli Esteri taiwanese a Presse ribadisce l’intenzione di evitare una guerra con la Cina, ricordando che la questione riguarda tutti, perché le conseguenze si farebbero sentire ovunque, anche perché “il 50% del traffico mondiale di navi da carico passa attraverso lo Stretto di Taiwan e Taiwan è uno dei più importanti produttori di semiconduttori“. Il suggerimento di Wu alla comunità internazionale è di far capire alla Cina quanto sia controproducente l’invasione di Taiwan. A tal proposito, fa degli esempi: il Giappone che raddoppia il budget militare, la Corea del Sud che ha fatto sapere di non accettare un cambiamento dello status quo, ma anche le manovre Usa con le Filippine, oltre alle dichiarazioni all’ultimo G7. “Non vogliamo la guerra, ma siamo pronti a combatterla“.



Per quanto riguarda gli aiuti militari, Wu ringrazia gli alleati, anche quelli che non inviano armi, ma sono in campo a livello diplomatico. Nel frattempo, si osserva con attenzione cosa accade in Ucraina e come gli ucraini stanno difendendo il loro Paese dall’invasione della Russia. “Ci impressionano, ci toccano profondamente. La loro resistenza ci rafforza e ci ispira“. In teoria, la resistenza ucraina per il ministro dovrebbe dissuadere la Cina dall’attaccare Taiwan, d’altra parte “è uno Stato molto autoritario: tutto dipende dal capo di Stato, da ciò che vuole decidere e osa fare“. Anche per questo ritiene “strano che la Cina voglia mediare la pace e allo stesso tempo minacci Taiwan“. A tal proposito, Joseph Wu aggiunge che l’inviato speciale cinese Li Hui durante il suo viaggio in Europa è sembrato “più interessato a dividere Europa e Stati Uniti e a dividere gli Stati dell’UE“. Dunque, c’è scetticismo da parte di Taiwan.

L’APPELLO ALL’AUSTRIA “CI AIUTI COME FA CON UCRAINA”

Joseph Wu non esclude che la situazione economica di instabilità in Cina abbia un peso nelle minacce che vengono mosse contro Taiwan. “La situazione è spaventosa e non è positiva per noi, perché si sta incitando il nazionalismo. Il mondo sentirà gli effetti di questa crisi a livello economico, Taiwan a livello militare e politico“, spiega il ministro degli Esteri taiwanese a Presse. Tramite i microfoni del quotidiano austriaco lancia un messaggio proprio all’Austria, alla luce del rifiuto alla richiesta di Taiwan di partecipare alla riunione dell’Oms, per le pressioni cinesi. “Il fatto che non ci sia permesso di partecipare non è giusto e non è nemmeno compatibile con i principi della Carta dell’OMS: 23 milioni di taiwanesi – proprio come tutti gli altri – hanno bisogno di aiuto e protezione da parte dell’OMS. Inoltre, Taiwan potrebbe contribuire molto, proprio per l’alto livello di competenza dei nostri medici o per la nostra esperienza con la pandemia“. Ma è anche rischioso, perché Taiwan è vicina alla Cina “e le epidemie arrivano sempre da lì“. L’auspicio è che l’Austria sostenga Taiwan anche su questo. “So che l’Austria persegue una politica estera neutrale. Ma quando si tratta di salute e valori, l’Austria aiuta anche l’Ucraina. Speriamo che faccia lo stesso con Taiwan“.

Per ora non è neppure inviata alla Conferenza generale dell’Interpol che si terrà a Vienna in autunno. “Speriamo che l’Austria si renda conto dell’importanza della presenza di Taiwan, anche per evitare che diventi una scappatoia per i criminali di tutto il mondo, e ci faccia partecipare all’Assemblea generale“. Il ministro assicura che Taiwan può dare un forte contributo alla sicurezza dell’aviazione internazionale. La sensazione è che, dunque, ci sia già una guerra in corso con la Cina, ma ibrida. Infatti, Wu cita i massicci attacchi informatici cinesi e le campagne di disinformazione, ma Taiwan reagisce, anche nell’interesse generale, oltre che suo. “La Cina vuole distruggere la fiducia nella democrazia, non solo a Taiwan, ma ovunque. Se la Cina ha successo a Taiwan, avrà successo anche in altri Paesi. Dobbiamo impedirlo“.