Jean Jouzel, paleoclimatologo francese, non ricorda a quante conferenze sui cambiamenti climatici abbia partecipato: “Credo che la Cop28 sia la ventunesima o la ventiduesima” spiega a La Stampa quello che è stato il vicepresidente del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu. A Dubai partecipa con la delegazione francese come esperto: “È un ruolo più importante rispetto a 20 ani fa, quando bisognava portare argomenti concreti per dimostrare il riscaldamento climatico, che oggi tutti anno accettato”. Inoltre questa edizione è importante perché “si fa un primo bilancio degli accordi di Parigi del 2015” spiega.



Secondo l’esperto, la speranza è che si parli “concretamente della fine dei combustibili fossili. Sta tutta lì la sfida. Sono attesi degli annunci, riguardanti ad esempio le rinnovabili. Per me non è sufficiente, perché al momento incrementare questo tipo di energie significa aggiungerle alle fossili e non sostituirle”. Non mancano però le polemiche poiché la Cop28 è in corso negli Emirati Arabi Uniti, potenza petrolifera: “Non credo che questa conferenza avrebbe avuto più successo se si fosse tenuta in Canada o in Danimarca” spiega. “Forse sono meno negativo di altri miei colleghi: alcuni di loro hanno deciso di boicottare l’incontro, ma io partecipo perché credo che sia importante farlo, soprattutto per i Paesi più vulnerabili”.



Jouzel: “Il capitalismo non mette fine all’uso di energie fossili”

Il paleoclimatologo francese Jean Jouzel spiega a La Stampa come il sistema capitalistico contrasti con la lotta al riscaldamento climatico: “Non c’è un vero incitamento economico ad utilizzare meno le energie fossili. Il capitalismo, inteso come ultraliberismo, non mette vincoli al loro utilizzo, per questo penso che sia necessario dare maggior peso agli Stati. Bisognerebbe dare un colpo al carbone e rendere le altre energie più competitive ma oggi ci sono delle difficoltà: la Carbon tax, ad esempio, non è così facile da applicare. Bisogna quindi riflettere ad un modello economico compatibile con la lotta al riscaldamento climatico. Non ho la soluzione, ma dobbiamo arrivare al giorno in cui non sarà più vantaggioso utilizzare combustibili fossili”.



L’obiettivo è quello di “ridurre del 55% le emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2030″. Si tratta di un progetto “ambizioso e lo condivido. Temo però che le misure prese per raggiungere un simile traguardo non siano sufficienti. Poi i Paesi membri si mostrano divisi. Mi aspetto molto dall’Ue in questa Cop28 perché sogno un’Europa modello di transizione climatica” conclude l’esperto.