LA FEDE IN LORENZO CHERUBINI “JOVANOTTI”: “LA CHIESA È CASA MIA, LASCIO APERTA LA PORTA AL MISTERO”

«La Chiesa è casa mia»: come dice Jovanotti nella lunga intervista ad Aldo Cazzullo sul “Corriere della Sera” alla vigilia del grande ritorno nei Palazzetti dopo l’infortunio al femore e la lunghissima convalescenza di questo ultimo anno. Si racconta a 360° il cantante mezzo di Cortona e mezzo romano, un Lorenzo Cherubini che trasmette passione e voglia di vivere anche nelle sue semplici risposte, molte delle quali legate alla religione cristiana a cui il “Jova” non nasconde di avere un legame intrinseco e irrinunciabile.



«Come Jung penso sia conveniente credere» e questo funziona, insiste Jovanotti in quanto arrivare a dire di non credere in Dio ti porta inevitabilmente a credere in qualcosa di assai più infimo, dal mercato alla tecnologia al resto delle teorie vacue. Invece, sottolinea il rapper e cantautore, «È bello credere, è bello pensare di essere figli di qualcuno. Credo nell’assoluto più che nella dottrina». La sua fede però non è solo un canovaccio già sentito mille volte di chi dice “credo in Dio, ma non nella Chiesa”, qui la “novità” non banale del Jova che pur rimane scettico su tante scelte prese in passato e oggi dalla “sposa di Cristo”: «credere è una scelta, un lavoro dettato dal destino». Secondo la formazione razionale e logica di Jovanotti fin da ragazzo, la fede in Dio e nella Chiesa è una porta che viene lasciata «spalancata davanti al Mistero»: per questo rifiuta di venire accomunato al sempiterno inno pacifista “Imagine” di John Lennon. Seppure l’ex Beatles fosse un fenomeno della musica e cultura mondiale, sulla religione si sbagliava di grosso secondo Jovanotti: «un mondo senza religioni è peggiore» in quanto, aggiunge, la fede «è la cosa più umana di te».



“DA MADRE TERESA A CHE GUEVARA… MA LA CHIESA NON DIVENTI UNA ONLUS”: L’AFFONDO DI JOVANOTTI

Credere significa per Jovanotti far parte di qualcosa di più grande, di correlato con ciò che fonda l’essere umano: il tema non è dunque liberarsi dalle religioni, da quell’oppio dei popoli, semmai occorre “liberarsi” e stop. Dall’amore per la moglie Francesca e la figlia Teresa, fino alle amicizie giovanili in parrocchia passando per i grandi uomini di fede che hanno accompagnato la sua commessa esistenza, Jovanotti non fa mistero di vivere la Chiesa tanto ieri come oggi come «casa mia, ci sono nato dentro».



Nella iconica “Penso Positivo” scritta degli anni Novanta, Jovanotti ragionava su una grande Chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa di Calcutta (di cui il gendarme vaticano papà Cherubini faceva da autista durante i viaggi a Roma a trovare Papa Wojtyla, ndr), ponendo tutto dentro il grande calderone del “senso religioso” con sfumature e carismi anche molto diversi tra loro. Qui Jovanotti non smentisce il suo afflato giovanile, ma dà una connotazione più matura che aiuta a capire perché sia impegnato e interessato ancora oggi a capire dove il Mistero divino conduca nel percorso di fede di ciascuno di noi: «esiste solo una grande Chiesa, fa parte del mio modo di stare il mondo per cogliere il bene».

Umanamente, Papa Francesco piace a Jovanotti e lo emoziona con il suo modo di comunicare la fede: resta però una critica nella gestione della Chiesa di oggi che il cantante di Cortona esprime così sempre sul “Corriere della Sera”. L’idea di una Chiesa che si trasformi lentamente in una “onlus”, sottolinea Jovanotti, non è affatto condivisibile: «La Chiesa è trascendenza. È la presenza di Dio nella storia». Pur rimanendo una legittima opinione personale dell’autore, in questa definizione c’è ben altro che una semplice “dichiarazione” su cosa è per lui fede e Chiesa, c’è invece un interesse concreto per qualcosa che determina il qui e ora del credere, il qui e ora del fulcro cristiano, ovvero l’incontro con qualcosa di umano e di vero. Per l’appunto, la Chiesa.