JOVANOTTI, MORANDI E LA MUSICA GUARITRICE

«Sanremo è stata una botta!»: come sempre non banale e mai fermo il Jovanotti che sul palco dell’Ariston solo una settimana fa ha fatto ballare mezza Italia, per poi farla riflettere e forse anche commuovere.

Intervistato da “La Stampa” il cantante “sodale” di Gianni Morandi racconta come è riuscito a convincere il “ragazzo di Monghidoro” a intraprendere questo percorso insolito per la sua musica ma così tremendamente trascinante per tutti, a cominciare dallo stesso Morandi. «Quando ha avuto l’incidente alla mano gli ho mandato un messaggio. L’ho sentito giù, era come “demorandizzato”. Impaurito da questa cosa che gli era successo». A quel punto Jovanotti lo chiama e gli propone la collaborazione: «ho un pezzo per te, se lo canti tu si fa notare». Quel pezzo era “L’allegria” e tutto è cambiato nel giro di poche settimane: «regalato perché guarisse dalla paura? Gliel’ho regalato quel brano perché funzionava», ammette il Jova, «la musica è sempre la risposta, per lui come per me è lavoro. È quello che ci guarisce perché ci dà dignità, ci fa sentire parte del mondo, importanti, accettati». Invece di fare la fisioterapia tutto il giorno chiuso in casa, Morandi accetta e si mette a lavorare: prima “L’allegria” e poi “Aprite tutte le porte”, con il successo di Sanremo concluso al terzo posto: ma è soprattutto nel vedere l’energia e la positività gettata anche dietro le quinte dell’Ariston che si capisce benissimo come l’amicizia e la musica con Jovanotti lo abbia davvero “guarito” e riconsegnato alla vita.



LE PAROLE UNIVERSALI E LE POLEMICHE

Jovanotti nello spiegare come vi sia un disperato bisogno di ritorno alla “normalità”, di unità e comunità dopo i troppi anni passati chiusi tra Dad e restrizioni, racconta ancora come assieme a Gianni Morandi sono riusciti a portare il sole a Sanremo e, di fatto, in tutta Italia. Parla di tutto Jovanotti, dalla politica (dove ringrazia Mattarella e spiega che arriverà il temp in cui anche la politica saprà rinnovarsi) ai Maneskin («sono fantastici, sono devoti a quello che fanno»), soffermandosi però sui giovani e su quella voglia di tornare “in presenza”: «hanno passato il momento più duro», riferendosi al lockdown, «eppure la loro presenza in piazza dimostra la voglia di recuperare fiducia nel proprio corpo come strumento di condivisione. Il vero messaggio è essere lì, ognuno faccia il suo lavoro, cercando di capire come recuperare il tempo perduto». Jovanotti racconta della sua fissazione di “tenere tutto insieme”, ovvero corpo-spirito-anima, poter dire al mondo e protestare anche «di essere vivi». Chiosa finale sulla poesia letta a Sanremo di Mariangela Gualtieri: un testo toccante, commosso, che ha suscitato polemiche perché il cantante si è riferito a lei come “un poeta”. «Ho sbagliato io», ammette su “La Stampa”, «non ho spiegato bene perché ho definito Gualtieri un poeta. Dopo aver letto una sua raccolta le avevo scritto “cara poeta” e lei aveva detto che amava essere definita così». Jovanotti contesta le critiche e le indignazioni per quella sua parola, ma ne approfitta per far passare un concetto a lui caro: «lo scontro sulle parole è dato dal fatto che sono tornate al centro». Le parole sono universali, spiega Jovanotti, tengono dentro “tutto” ed esprimono un tentativo di cambiare la realtà partendo dal basso: «bisogna cambiare questo linguaggio. Se lo facciamo, cambia anche la realtà».



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