In questo mese di maggio, in piena pandemia da Coronavirus, è tornato di attualità negli Stati Uniti un video che anticipa il film Plandemic: si tratta di un documentario basato su una presunta cospirazione con protagonista Judy Mikovits. Secondo la recensione del The Washinton Post, si tratterebbe di un’accusa nei confronti di medici ed esperti che avrebbero manipolato le politiche pubbliche riguardo la diffusione del contagio da Covid-19, di fatto insabbiando e mettendo a tacere le voci dissenzienti e ingannato il pubblico per ragioni ritenute sinistre. Ora, già due anni fa Alex Kasprak, un giornalista di Snopes.com, si era interessato alla Mikovits e aveva smascherato molte delle sue accuse circa una cospirazione tra Big Pharma e il Governo federale degli Stati Uniti volta a screditarla e distruggerle la carriera; con l’uscita di Plandemic il tema torna di attualità anche perchè il “capo” della cospirazione sarebbe Anthony Fauci, il virologo che lavora a braccetto con la Casa Bianca nella task force per il Coronavirus.
La teoria del film parte da un articolo che la Mikovits aveva pubblicato su Science nel 2009, e riguardava l’uso di tessuti di feti animali e umani: a causa di questo si sviluppavano devastanti malattie cronache. “Per aver esposto questi segreti mortali, i tirapiedi della Big Pharma hanno dichiarato guerra alla dottoressa Mikovits, distruggendole la carriera e la vita privata”. Questa la voce narrante che introduce un’intervista tra Mike Willis, l’autore del documentario, e la Mikovits; la quale racconta di essere stata arrestata e messa in prigione con continue prove, peraltro di essere stata condannata senza alcuna prova e di come la sua casa sia stata perquisita senza mandato. Ha parlato del ritrovamento di alcuni appunti e campioni appartenente al suo vecchio lavoro, che secondo lei sarebbe stato messo in casa per farla apparire colpevole; “Dipartimento di Giustizia e FBI hanno messo il caso sotto sigillo, il che significa che non potevo nemmeno procurarmi un avvocato”.
JUDI MIKOVITS, SMONTATA LA TEORIA DELLA COSPIRAZIONE
Snopes è partito da questo e ha lavorato per smontare una per una le accuse della Mikovits, distruggendo di fatto la teoria della cospirazione. Innanzitutto, nessun altro scienziato ha ripreso i risultati dello studio della dottoressa, anzi alcuni di loro hanno portato prove che suggerivano come la diretta interessata avesse contaminato i risultati del laboratorio e falsato i suoi dati. Già nel 2011 Science aveva ritirato la ricerca, dicendo di aver perso fiducia in quanto si diceva e dunque la validità delle conclusioni. All’epoca la Mikovits lavorava per il WPI (Whittemore Peterson Institute) a Reno, e il Chicago Tribune scriveva nello stesso 2011 che i suoi risultati non erano stati seguiti dagli altri scienziati. Alla fine l’istituto si è trovato costretto a licenziare la sua dottoressa, e la rivista Science pochi giorni dopo ha aperto un’indagine sulle accuse di manipolazione dei dati.
Riguardo il licenziamento della Mikovits dal WPI, Snopes dice che sia avvenuto soprattutto per insubordinazione legata al rifiuto di condividere una linea cellulare con un precedente collaboratore, Vincent Lombardi. Nei successivi procedimenti legali è arrivata una dichiarazione giurata da parte di Max Pfost, un altro dipendente dell’istituto: il quale, riferendosi alla dottoressa come il suo capo (lei lo chiamava “il suo assistente”), ha dichiarato di aver obbedito ad una richiesta della Mikovits che voleva trasferire dal WPI ricerche, sovvenzioni e progetti basati sulle informazioni che aveva rubato. Ovvero: la dottoressa avrebbe chiesto a Pfost di prendere appunti e campioni sui quali aveva lavorato e consegnarglieli. “Mi ha chiamato e ha detto che era stata licenziata; era arrabbiatissima, ha detto che ne aveva abbastanza del WPI, che sarebbe crollato e che anch’io me ne sarei dovuto andare”.
Di fronte allo scetticismo del suo assistente alla richiesta, la Mikovits avrebbe risposto che “era il capo della ricerca al WPI e tecnicamente, dunque, quella era ancora la sua ricerca, e avrebbe potuto trasferirla altrove in ogni momento. Mi ha dato le chiavi del suo ufficio e della sua scrivania, così che potessi entrare e recuperare il materiale per lei”. E’ chiaro che, con queste dichiarazioni, verrebbe a cadere la tesi per la quale i campioni e gli appunti sulla ricerca sarebbero stati messi in casa della Mikovits per farla apparire colpevole; infine, come riporta Snopes, la dottoressa ha detto di essere stata arrestata senza un mandato e tenuta in galera senza accuse. Eppure lei stessa, nel suo libro Plague pubblicato nel 2014, sosteneva di come tre deputati dello Sceriffo della Contea di Ventura (California) si fossero presentati alla sua porta “impugnando un pezzo di carta gialla” e informandola di avere un mandato di perquisizione; qualche pagina dopo la dottoressa scriveva di un mandato di perquisizione per la sua casa in Nevada.