Novità sul caso Julian Assange: l’Alta Corte di Londra ha concesso al fondatore di Wikileaks, che rischia di essere estradato a breve negli Stati Uniti d’America, la possibilità di ricorrere in appello. Giova ricordare, a tal proposito, che proprio la nazione a stelle e strisce ha accusato il giornalista australiano di spionaggio e, contestualmente, di aver divulgato, a decorrere dal 2010, oltre 700mila documenti riservati e inerenti alle attività diplomatiche e militare da parte degli USA, con particolare riferimento a quelle in Afghanistan e in Iraq.



In questo momento, sappiamo che Julian Assange corre il rischio di essere condannato fino a 175 anni di carcere e la giustizia britannica si era originariamente pronunciata in suo favore, quando il giudice Vanessa Baraitser aveva impedito la consegna del giornalista alle autorità statunitensi, parlando esplicitamente di rischio di suicidio da parte del diretto interessato. A dicembre, tuttavia, Washington aveva fatto ribaltare completamente il verdetto, fornendo agli alti giudici britannici “rassicurazioni rispetto alle preoccupazioni del giudice”.



JULIAN ASSANGE, CONCESSO IL RICORSO CONTRO L’ESTRADIZIONE: PROCEDURA BLOCCATA

A seguito di quanto ottenuto dagli Stati Uniti d’America a livello processuale, i legali difensori di Julian Assange avevano optato per la presentazione di istanza di ricorso, possibilità che i giudici avrebbero dovuto concedere e per la quale si sono espressi in modo favorevole.

Come riportato da Rai News, “in caso di rifiuto, il fondatore di Wikileaks avrebbe rischiato di vedere affievolite le sue ultime armi difensive e la richiesta di estradizione nei suoi confronti sarebbe stata inoltrata”. Infatti, “salvo ricorso in appello, la persona ricercata deve essere estradata entro 28 giorni dalla decisione della Segreteria di Stato di disporre l’estradizione”, si può leggere sul sito del Governo. Adesso, però, è stato concesso il ricorso in appello e la procedura ha subìto una battuta d’arresto.