Julian Assange, Stella Moris: “Mio marito è in uno stato di declino graduale”

Julian Assange è in carcere dal 2019 dopo aver rivelato alcuni segreti militari con la piattaforma WikiLeaks, da lui fondata. L’attivista ha sposato la moglie Stella solo dietro le sbarre e i loro due bambini piccoli non hanno mai conosciuto il padre da uomo libero. Stella, moglie e consigliere legale di Julian, è volata a Roma per una serie di incontri organizzati dall’europarlamentare 5 Stelle Sabrina Pignedoli. Il Fatto Quotidiano l’ha intervistata, raccontando come vive la prigionia nel Regno Unito: “Si trova in uno stato di declino graduale. Più a lungo rimane a Belmarsh, più la sua salute ne soffre: un danno fisico e psicologico che non può essere cancellato. È lì da così tanto tempo. Il fatto di non sapere quando finirà l’ingiustizia che subisce è un carico pesante da sopportare per un tempo così lungo”.



La High Court del Regno Unito dovrà esprimersi in merito all’appello contro l’estradizione negli Usa. La decisione sta però richiedendo molto tempo: “Julian ha motivazioni molto ben fondate. Possiamo solo sperare che la Corte stia esaminando gli argo- menti in modo scrupoloso” ha spiegato la moglie. La piattaforma da lui fondata, WikiLeaks, “Ha un’accuratezza del cento per cento. È un esempio supremo di giornalismo ad alto rischio”.



Stella Moris: “Lavoriamo per salvarlo”

Stella Moris, sua moglie e  avvocato, ha spiegato a Il Fatto Quotidiano: “Lavoriamo su ogni possibile fronte per salvarlo. Perseguendo lui, questo potere smantella un intero sistema di regole e principi su cui non solo Julian fa affidamento, ma su cui ogni paese fa affidamento per l’ordine internazionale”.

La moglie dell’attivista è poi andata più nello specifico: “Questo è stato chiaro fin dall’inizio, fin dal giorno in cui Julian ha ottenuto asilo nell’ambasciata dell’Ecuador, il 16 agosto 2012, quando una fotografia scattata con il teleobiettivo riuscì a cogliere le istruzioni su un taccuino della polizia fuori dell’ambasciata. Quelle istruzioni dicevano che Julian andava catturato comunque, anche nel caso in cui fosse uscito dall’ambasciata a bordo di un veicolo diplomatico. Si trattava di una chiara istruzione a violare le regole internazionali della diplomazia. È il modo in cui questo potere opera, ed è chiaro anche dai documenti che lei ha scoperto con il FOIA (il diritto di accesso alle informazioni, ndr). Il caso contro Julian Assange è un caso politico guidato non dalle regole, ma da uno scopo finale: tenerlo imprigionato e ridotto al silenzio”.



Moglie Julian Assange: “La Corte europea dei Diritti dell’uomo…”

La moglie di Julian Assange, suo consigliere legale, ha chiesto aiuto all’Europa e all’Italia sulle pagine de Il Fatto Quotidiano: “L’Europa è nella posizione di correggere questa ingiustizia. L’opinione pubblica è tutto in un caso come questo, che è di natura politica. Perciò Julian è stato attaccato in modo così aggressivo sul piano personale, proprio per limitare la sua capacità di difendersi contro le forze politiche che lo tengono in prigione. L’Italia è un Paese che conta in Europa, sia a livello politico che culturale”. L’ultima speranza, però, è la Corte europea, che potrebbe aiutare nella scarcerazione di Assange: “Il caso di Julian approderà, probabilmente, alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, ed è cruciale si capisca cosa è in gioco e quale straordinaria ingiustizia viene commessa nel Regno Unito, dove le corti hanno fallito nella loro missione di fare giustizia. Ma per fortuna c’è un’altra possibilità di appello: la Corte europea e i valori europei che sono alla base delle regole e dei principi che Julian ha cercato di sostenere, rivelando gli abusi dei diritti umani”.