Con una sentenza a sorpresa, la giudice inglese Vanessa Baraister ha negato la richiesta di estradizione negli Usa del fondatore di WikiLeaks Juliane Assange, oggi presente in aula al Tribunale dell’Old Bailey: accusato di aver violato l’Espionage Act dagli Stati Uniti, Assange rischiava 175 anni di carcere oltre Oceano e questo avrebbe potuto portare al drammatico rischio di suicidio. Per motivi dunque umanitari la giudice britannica, a sorpresa, ha bloccato l’estrazione lasciando per il momento il fondatore di WikiLeaks nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh (sud di Londra), dove si trova dall’aprile 2019 a seguito dell’arresto pervenuto per la revoca del diritto di asilo politico fin lì mantenuto dal Consolato dell’Ecuador. La difesa di Assange aveva chiesto il blocco dell’estrazione perché «sarebbe protetto dalle garanzie legate alla libertà di espressione, la sua condotta, se provata, ammonterebbe in questa giurisdizione a reati non protetti dal diritto di libertà di stampa»; la giudice Baraister ha respinto tale affermazioni ma di contro ha respinto le richieste americane per “altri motivi umanitari”.



ASSANGE, LE MOTIVAZIONI A SORPRESA DELLA GIUDICE UK

«Il 49enne soffre di depressione clinica, che si aggraverebbe se dovesse affrontare l’isolamento cui sarebbe probabilmente sottoposto nelle carceri del Paese nordamericano»: il “forte rischio di suicidio” sta dunque alla base della sentenza pronunciata stamane e che dunque lascia Julian Assange in carcere a Londra. 18 i capi di imputazione tra spionaggio informatico e pirateria informatica (che ha di fatto svelato i ile riservati su crimini di guerra e altro negli States) che attendono oltre Oceano Assange, al momento però non bastevoli per ottenere l’estradizione. Ora Washington farà appello, con ogni probabilità. mentre la compagna di Julian AssangeStella Moris – commentava così prima di entrare in tribunale «Una farsa impensabile l’estradizione». Non è stata invece risolta la situazione sanitaria di Assange: resta da capire se le stesse motivazioni per cui è stata negata l’estradizione potrebbero portare alla scarcerazione nelle prossime settimana.

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