Ciò che rende Julius Lothar Meyer un vero e proprio pioniere della scienza è stata la combinazione perfetta di design intuitivo e scoperta scientifica legata alla classificazione periodica degli elementi ed alla realizzazione della tavola periodica usata ancora oggi. Il portale TimeBulletin, nel giorno in cui viene celebrato il genio di Julius Lothar Meyer ha stilato una serie di aneddoti e curiosità interessanti attorno al chimico tedesco noto per la sua rivalità con Dmitri Mendeleev. Per un lungo lasso di tempo lo scienziato decise di non usare il suo nome ma veniva chiamato solo “Lothar Meyer”. Nel 1868 aveva esteso il suo tavolo per incorporare cinquantatré elementi, ma questa versione non fu resa pubblica fino al 1895. Il suo libro più celebre resta Modern Theories of Chemistry (Die modernen Theorien der Chemie) del 1864 che ebbe ben cinque edizioni ed è stato tradotto in inglese, francese e russo. Al suo interno il modello della sua tavola periodica del 1870 che comprendeva solo 28 elementi organizzati in sei famiglie con caratteristiche chimiche e fisiche comparative. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Dimostrò che l’emoglobina…
Un vero e proprio pioniere della chimica che tuttavia è meno conosciuto del suo ‘collega’ Dmitri Mendeleev: nel giorno della sua nascita (19 agosto 1830) l’oramai consueto “doodle” di Google celebra la figura di Julius Lothar Meyer, chimico e professore tedesco che si distinse però anche nel campo della fisiologia, dimostrando tra i primi che l’ossigeno nel sangue si lega all’emoglobina. Come è noto infatti Meyer scoprì la cosiddetta ‘legge della periodicità’ degli elementi mentre intanto portava avanti la sua carriera di professore di scienze. In un trattato datato 1864 infatti teorizzò un primitivo sistema di organizzazione di 28 elementi in base al peso atomico, dando vita a quella che può essere definita l’antecedente della tavola periodica di Mendeleev che poi la presentò al mondo nel 1869. Tuttavia Meyer qualche mese dopo presentò una sua versione aggiornata e completa della stessa tavola che, pur se realizzata in maniera indipendente era molto simile a quella del chimico russo: anche per questo entrambi ricevettero la Medaglia Davy per la loro scoperta, un riconoscimento che ‘ricompensa’ Meyer dell’ombra che la figura di Mendeleev oggi esercita su di lui… (agg. di R. G. Flore)
Il parallelismo con la “Tavola di Mendeleev”
Nel ricordare oggi Julius Lothar Meyer, non possiamo fare altro che sottolineare la sua divulgazione della personale tavola periodica degli elementi: quella che oggi è conosciuta ai più, e che viene regolarmente studiata, si deve invece a Dmitrij Ivanovic Mendeleev: il chimico russo ha divulgato la sua tavola nel 1869, non è stato certo il primo ma, a differenza di chi lo ha preceduto, ha ideato un sistema di classificazione che potesse tenere conto degli elementi non ancora scoperti. Infatti c’erano numerosi spazi vuoti al momento; Mendeleev sarebbe morto nel 1907, e tanti degli elementi previsti dalla sua teoria sarebbero stati scoperti solo nella seconda metà nel Novecento. La classificazione del russo si basa comunque sul numero atomico Z e il numero di elettroni presenti negli orbitali atomici s, p, d, f; la tavola di Meyer fu pubblicata un anno dopo quella di Mendeleev, ma non fu adottata perché, oltre la questione degli spazi vuoti, il tedesco ignorava occasionalmente l’ordine suggerito dai pesi atomici e scambiò elementi adiacenti per farli entrare nella colonna con le loro stesse proprietà chimiche. Non per questo si può dire che la tavola di Julius Lothar Meyer sia meno importante dal punto di vista delle scoperte chimiche; tuttavia, alla storia è passato principalmente Mendeleev. (agg. di Claudio Franceschini)
I coetanei di Julius Lothar Meyer: c’è anche Emily Dickinson
Come abbiamo già visto, il personaggio omaggiato da Google per mercoledì 19 agosto è Julius Lothar Meyer, cui è stato dedicato il doodle: il chimico tedesco è nato esattamente 190 anni fa. Non sono poche le personalità di spicco che condividono con lui l’anno di nascita: tra i coetanei di Meyer troviamo infatti parecchi nomi importanti. Tra questi per esempio Emilio Morosini, patriota che combattè sulle barricate nelle famose Cinque Giornate e poi partecipò (trovando la morte) nelle guerre d’indipendenza, insieme a Giuseppe Garibaldi. Ci sono poi l’esploratore Ezra Meeker, che riaprì la pista dei pionieri entrando nelle grazie dell’allora presidente Theodore Roosevelt, e soprattutto Emily Dickinson: ancora oggi è considerata tra i principali lirici moderni. La particolarità della sua “carriera” risiede nel fatto che la maggior parte delle sue opere fu scoperta e pubblicata postuma, grazie alla scoperta, da parte della sorella, di centinaia foglietti cuciti con ago e filo che erano contenuti in un raccoglitore. Su di essi erano scritte innumerevoli poesie, che sono quelle che conosciamo oggi e che hanno accresciuto a dismisura la fama della poetessa di Amherst, nel Massachusetts. (agg. di Claudio Franceschini)
E’ sepolto a Tubinga: ci ha insegnato per 19 anni
Julius Lothar Meyer, il personaggio cui oggi Google ha voluto dedicare il suo doodle – per l’anniversario della nascita – è morto a Tubinga nel 1895: il chimico è sepolto nel cimitero della città sud-occidentale. Vi si era recato 19 anni prima, avendo accettato la cattedra di professore presso la sua celeberrima università: l’ateneo di Tubinga è stato fondato nel 1477, e la città è sempre stata riconosciuta come un importante polo universitario europeo tanto che, secondo i dati riferiti all’inizio del millennio in corso, oltre il 30% della popolazione era costituito da studenti. Tubinga però è riconosciuta nel mondo per altri aspetti: per esempio quello di avere una qualità della vita elevatissima, tra le migliori in tutta la Germania: lo aveva indicato Der Spiegel in un sondaggio effettuato alla fine degli anni Novanta. All’interno dell’Università di Tubinga è anche nato un movimento di resistenza al nazismo (1944); alla città Lucio Battisti ha dedicato l’omonima canzone contenuta nel suo ultimo album, e inoltre ci sono altre citazioni nella letteratura anche a fumetti (per esempio nel manga I Cavalieri dello zodiaco, dal quale è stato tratto un fortunatissimo cartone animato). Altra curiosità: tra le varie città gemellate con Tubinga compare anche la nostra Perugia. (agg. di Claudio Franceschini)
Gli studi in medicina e l’aiuto nella guerra
Studiando la biografia di Julius Lothar Meyer, il chimico che oggi Google ha voluto omaggiare con il suo consueto doodle quotidiano, emergono particolari davvero interessanti che ci dicono di come questo personaggio abbia avuto svariati campi di interesse: di fatto, la chimica era soltanto il primo e principale ambito di studi di un uomo che nel corso della sua vita si è dedicato a varie altre attività. Anzi: la sua prima passione è stata la medicina, seguendo le orme del padre (Friedrich August Meyer) e iniziandone gli studi a Zurigo, per poi conseguire la laurea presso l’università di Wurzburg. Nel 1868 lo troviamo professore al Policlinico di Karlsruhe: l’ateneo fu trasformato in ospedale nel corso della celebre guerra franco-prussiana, che durò meno di 10 mesi ma provocò la caduta della Francia imperiale. Meyer diede una mano, adoperandosi nella cura dei feriti; all’università di Wurzburg aveva studiato patologia diventando allievo di Rudolf Virchow. Del resto la tesi sugli effetti del monossido di carbonio sul sangue ci dice della sua prima attività come studente, era stato poi Carl Ludwig (conosciuto a Zurigo, e che gli fece da insegnante) a indirizzarlo verso la chimica fisiologica. (agg. di Claudio Franceschini)
L’eredità di Julius Lothar Meyer
Julius Lothar Meyer lasciò anche un’eredità, perché non ebbe il tempo di portare avanti una delle sue teorie. Fu l’uomo che constò l’ipotesi che vedeva gli atomi di carbonio di benzene disposti ad anello, ma non riuscì a teorizzare l’alternanza tra singolo e doppio legame. La sua eredità fu presa in mano e portata a compimento da Friedrich August Kekulé von Stradonitz. La forma fu proposta nel 1865 anche se lo scienziato non rivelò mai il metodo di ricerca utilizzato per arrivare a conclusione. L’esempio di struttura molecolare esagonale è il benzene. Nel 1890 però Kekulé cedette alle pressioni, durante una festa svolta in onore della sua scoperta 25 anni dopo, e raccontò che si era addormentato davanti al fuoco e che aveva sognato un serpente che si mordeva la coda. Proprio questo lo portò, una volta sveglio, a portare a compimento la teoria. (agg. di Matteo Fantozzi)
Google omaggia il chimico con un doodle
Julius Lothar Meyer era un chimico, nato 190 anni fa, precisamente oggi, e che Google omaggia con un doodle che ben richiama, in stile lavagna e gessetto, l’idea di un ricercatore universitario caparbio e brillante, diviso tra studio e insegnamento, tra speculazione teorica e verifica sperimentale. E, quasi ironicamente, Julius Lothar Meyer fu per Dmitrij Ivanovič Mendeleev quello che potremmo definire una “verifica teorica” della celeberrima tavola periodica degli elementi introdotta nella sua versione completa (molto simile a quella che usiamo ancora oggi) proprio dal chimico russo. E lo fu perchè Julius Lothar Meyer arrivò ad elaborare una tavola degli elementi pressoché identica a quella dell’omologo russo, ma con un procedimento del tutto indipendente. Come dire, due cammini diversi per arrivare alla medesima meta. Julius Lothar Meyer si laureò in medicina a Zurigo, Svizzera, quindi studiò ed insegnò in diverse università tedesche. Nel 1864 pubblicò una prima versione della tavola periodica, contenente 28 elementi classificati per la prima volta in 6 famiglie secondo la valenza. Mendeleev pubblicò nel 1869 la sua tavola periodica di tutti gli elementi allora conosciuti (e predisse numerosi nuovi elementi a completamento della tavola, più alcuni pesi atomici corretti). Lavorando del tutto indipendentemente, come dicevamo, pochi mesi dopo, Julius Lothar Meyer pubblicò una versione riveduta ed ampliata della sua versione della tavola del 1864, praticamente identica a quella pubblicata da Mendeleev, e dimostrò la periodicità degli elementi in funzione del peso atomico. Molti chimici erano dubbiosi circa la legge della periodicità di Mendeleev, ma il lavoro di Meyer fornì un supporto significativo, in modo particolare quando vennero scoperti i nuovi elementi ipotizzati dai due chimici.
Julius Lothar Meyer e l’emoglobina
Tuttavia, oggi, Julius Lothar Meyer è una figura che ci piace ricordare come significativa anche per la sua passione per la respirazione. esattamente, in particolare in questi tempi in cui il Coronavirus SARS-CoV-2 ha tristemente riportato alla ribalta mondiale le sindromi respiratorie come il Covid-19, riempiendo le cronache di storie di persone malate che finivano attaccate al respiratore in terapia intensiva, ecco che inevitabilmente sapere di questa passione di Julius Lothar Meyer desta curiosità e attenzione. In particolare, e questo fu un grande contributo alla scienza, Julius Lothar Meyer scoprì che l’ossigeno si lega all’emoglobina nel sangue (anche se, in effetti non è precisamente corretto). Julius Lothar Meyer era figlio e nipote di medici, quindi era naturale che inizialmente avesse deciso di intraprendere la carriera di medico. All’età di ventun anni, iniziò i suoi studi in medicina presso l’Università di Zurigo e conseguì la laurea in medicina nel 1854. A quel punto Julius Lothar Meyer si interessò alla chimica del corpo e studiò con Robert Bunsen a Heidelberg, dove ha imparato ad analizzare i gas. Ha usato queste tecniche per studiare l’assorbimento di ossigeno e monossido di carbonio da parte del sangue ed è stato in grado di stabilire che entrambi reagivano in modo simile con lo stesso costituente presente nel sangue. Tuttavia, non è stato in grado di identificare il particolare componente nel sangue responsabile del legame. Questa sostanza fu identificata come emoglobina otto anni dopo da Felix Hoppe-Seyler, professore di chimica fisiologica all’Università di Strasburgo in Francia . Per questo lavoro, Julius Lothar Meyer ha ricevuto il suo dottorato di ricerca. nel 1858 all’Università di Breslavia, e fino al 1866 divenne direttore del laboratorio chimico dell’istituto di fisiologia.