Da Giuseppe Conte a Matteo Renzi fino a Sergio Mattarella: l’intervista di Jean-Claude Juncker al Sole 24 Ore è destinata a far discutere per i temi affrontati dall’ex presidente della Commissione Ue. Con le elezioni europee all’orizzonte, non vede rischi per la tenuta comunitaria. «Mi accade ogni tanto di pensare alle conseguenze di un tale dissesto, ma devo dire che non lo vedo arrivare. Dopotutto l’Unione ha dimostrato coesione dinanzi alla Brexit, alla pandemia, e anche alla guerra russo-ucraina». Eppure, l’estrema destra avanza, non solo in Germania, infatti è un fenomeno che riguarda quasi tutti i Paesi membri. «Ciò accade perché la situazione politica è confusa e perché i partiti politici tradizionali resistono male alla tentazione di affermare in altro modo ciò che già dicono i partiti di estrema destra. Non si combatte l’estrema destra ripetendo le sue parole, molto spesso inaccettabili, ma affermando il loro contrario. Altrimenti corriamo alla rovina». Se i partiti estremisti hanno successo, dunque, le ragioni non risiedono nell’assetto incompiuto dell’Unione, afferma il politico lussemburghese. «Il mondo non è mai stato così complicato, le vecchie certezze cadono una dopo l’altra».



Come la pace, a cui ci si era abituati in Europa, tanto che tra i suoi dirigenti non ce n’è uno che l’abbia conosciuta. Comunque, c’è una domanda da porsi, secondo Juncker, quando si parla dell’avanzare dell’estrema destra: «Se dovesse governare ovunque, con i concetti che le sono propri, quale sarebbe l’Europa nella quale vivremmo? Non sarebbe l’armonia europea, ma la discordia dichiarata, perché se coloro che promuovono il rigetto dell’altro guidassero tutti i Paesi europei sarebbe il caos». In ogni caso, Juncker ammette che alcuni temi sollevati dai partiti più estremisti, a partire dall’immigrazione, hanno motivo d’esistere, ma contesta le soluzioni che spesso vengono proposte.



IL RETROSCENA DI JUNCKER SU GIUSEPPE CONTE

Per quanto riguarda la politica italiana, Jean-Claude Juncker cita alcune personalità che lo hanno segnato, come Carlo Azeglio Ciampi, «uomo saggio e ponderato», e Giorgio Napolitano. Da quest’ultimo parte una riflessione che rivela alcuni retroscena: «Con Giorgio Napolitano e poi con Sergio Mattarella, che appartiene alla schiera dei presidenti che ho appena citato, ho spesso negoziato, non dico in segreto ma senza troppa pubblicità, quando avevo dei problemi con i primi ministri italiani. O meglio, quando i primi ministri italiani avevano dei problemi con il presidente della commissione europea. Amavo i miei scambi con Giorgio Napolitano. Ascoltando le sue descrizioni della vita dall’interno del governo italiano sono diventato uno specialista di cose che non dovevo sapere».



Il riferimento dell’ex presidente della Commissione Ue è a Matteo Renzi e Giuseppe Conte. In merito a quest’ultimo, rivela al Sole 24 Ore che fu rimproverato di “abbellire” il suo curriculum. «Al Consiglio europeo iniziava sempre i suoi interventi dicendo: “Io in quanto professore di diritto internazionale devo dirvi…”. Anche se l’uomo ci piaceva, finì per infastidire gli altri leader, tanto che il premier svedese Stefan Löfven cominciò i suoi interventi allo stesso modo: “Io in quanto idraulico devo dirvi…”. E lo stesso faceva il premier bulgaro Bojko Borisov: “Io in quanto pompiere devo dirvi…”. Tutto ciò era molto divertente». Juncker, a domanda precisa del Sole 24 Ore, conferma che l’ex premier si definiva docente di diritto internazionale, non privato com’è in realtà.

RENZI “SCONTRO VERBALE CON JUNCKER FU DURISSIMO”

Ma Jean-Claude Juncker ricorda anche un vertice del G20 a Brisbane del 2014: «In un incontro con Matteo Renzi venimmo quasi alle mani, discutendo del bilancio italiano. Detto ciò, ho apprezzato Matteo Renzi perché a dispetto dell’atteggiamento che ebbe verso l’esterno era un uomo che sapeva ascoltare. Ma la sua facoltà di ascolto avrebbe potuto essere più spontanea». Riguardo l’euroscetticismo cresciuto in Italia, l’ex presidente della Commissione Ue rivela un altro retroscena sui due ex premier citati precedentemente: «Matteo Renzi e Giuseppe Conte non mancavano l’occasione per attaccare la Commissione e talvolta dovevo farli richiamare all’ordine dai presidenti in carica».

Invece, Juncker esprime parole di apprezzamento per Enrico Letta: «Avrebbe potuto fare grandi cose in Italia se fosse rimasto al potere». Nelle ultime ore è arrivata la replica di Matteo Renzi via X: «Smentisco qualsiasi contatto fisico con Jean Claude ma confermo che lo scontro verbale fu durissimo. E alla fine vincemmo noi portando a casa flessibilità per trenta miliardi per cancellare l’IMU, per Industria 4.0, gli 80 € e tanto altro. In Europa si fa così: si fanno le battaglie per il Paese ai tavoli che contano, non sui social come fa questo Governo forte con gli slogan, debole nei fatti».