Il Governo va avanti. Il vertice tra Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Giuseppe Conte sembra aver scongiurato l’ipotesi di una crisi dell’esecutivo, che si prepara a varare nuovi provvedimenti e a dialogare con la Commissione europea per evitare la procedura d’infrazione. “La mia opinione – ci dice Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie – è che Salvini ha bisogno che qualcuno stacchi la spina. Lui non ha il coraggio di farlo, perché non vuole prendersi la colpa della nascita di un Governo tecnico. Quindi spera che il banco salti per le scelte del Movimento 5 Stelle. Senza dimenticare che Tria, se troppo pressato, potrebbe anche dimettersi. E se ciò avvenisse il Governo andrebbe in crisi”.



Secondo lei si andrebbe poi a votare?

Mattarella può sciogliere le Camere, ma i partiti al Governo non hanno molta voglia di andare alle urne. Dal mio punto di vista, le elezioni hanno mostrato una difficoltà della Lega nei grandi comuni, anche in regioni dove è più radicata come la Lombardia, e a ottenere buoni risultati da sola. Da sempre le elezioni si giocano al centro e quindi Salvini dovrebbe scendere a patti con Forza Italia. Sappiamo poi che M5s rischia di uscire ridimensionato dal voto.



Se nessuno ha interesse ad andare alle elezioni, a questo punto il Governo andrà avanti…

No, perché è vero che nessuno ha interesse ad andare al voto, ma chi ha interesse a essere commissariato? Il punto cruciale è che se scatta la procedura d’infrazione europea rischiamo di essere commissariati prima ancora che cambi l’Europarlamento e si insedi la nuova Commissione, nella quale mi pare potranno avere più peso i Liberali, che non sembrano essere ben disposti verso chi ha un debito eccessivo come l’Italia. Un debito che fa temere anche francesi e tedeschi che ci hanno investito. Il commissariamento è il destino cui vanno incontro Salvini e Di Maio se non si fa quella cosa banale che Tria ha già capito.



Ovvero?

Non stiamo parlando delle clausole di salvaguardia e della manovra che riguarda il 2020, ma dei rilievi che ci vengono mossi su quest’anno. Per rassicurare l’Europa basterebbe semplicemente usare le risorse risparmiate da Reddito di cittadinanza e Quota 100, che invece Di Maio vuole destinare a interventi per le famiglie, che avrebbero però più giovamento da un’effettiva tutela del risparmio.

Secondo lei, quindi, il Governo potrebbe cadere su pressione dell’Ue…

Dell’Ue e di Mattarella, cui non piacerebbe affatto fare la figura del Presidente commissariato. Anche Tria non ha intenzione di farsi commissariare. Se si dimettesse potrebbe tornare, come pure Conte, in un eventuale esecutivo di emergenza.

Andremmo quindi verso una riedizione del 2011?

Torniamo al 2011, anche se con situazioni diverse. Allora siamo stati di fronte a un’operazione politica a livello europeo, in cui forse sono state fatte pagare al Governo italiano cose poco gradite al duo allora molto forte Merkel-Sarkozy. Certo, non potranno massacrare l’Italia come fatto con la Grecia, altrimenti può crollare l’Ue. Sarà quindi un commissariamento soft.

È davvero impossibile che si giunga a un accordo tra il Governo e l’Ue per evitare la procedura d’infrazione?

Se non si accetta la tesi semplice di Tria è impossibile. Inoltre, anche se si riuscisse a far passare questa linea, resterebbe il nodo della Legge di bilancio. Basterebbe togliere il Reddito di cittadinanza, lasciando comunque un sostegno alle fasce deboli, rimodulare Quota 100, operare sugli esoneri fiscali per reperire le risorse che servono per evitare l’aumento dell’Iva. La flat tax andrebbe fatta a tappe, per non pesare troppo con il mancato gettito. Per gli investimenti pubblici si può far ricorso alla flessibilità. Così si può trattare con l’Ue, ma questo Governo non sembra disposto a fare questi passi e non vedo come possa andare avanti.

(Lorenzo Torrisi)

Leggi anche

RETROSCENA/ Così la “piccola troika” made in Italy ha ottenuto la tregua con l'UePROCEDURA UE/ Il rinvio, la vera minaccia di Bruxelles da evitare