Jurgen Klopp si è commosso davanti al video di alcuni medici che in un ospedale britannico cantano “You’ll never walk alone“, il celeberrimo inno del Liverpool. Che questa canzone sia capace di dare una carica speciale lo sanno molto bene tutti gli appassionati di calcio, dunque non sorprende che “You’ll never walk alone” (Non camminerai mai solo, già il titolo dice molto) possa dare una spinta in più anche ai medici che lottano contro il Coronavirus in un ospedale inglese come in gran parte dei nosocomi del mondo in questo periodo. Non sorprende nemmeno la sensibilità e l’acume di Jurgen Klopp, sempre capace di esprimere concetti profondi anche in un mondo come quello del calcio che non sempre è l’ideale per certe riflessioni.
JURGEN KLOPP E IL CORONAVIRUS
Qualche settimana fa ad esempio Jurgen Klopp disse che la sua opinione e in generale quella dei personaggi famosi non era importante, perché ciò che conta è ascoltare chi ha le competenze necessarie – una frase che colpì tutti, in un periodo nel quale nel mondo del calcio le uniche preoccupazioni sembravano ancora i rinvii delle partite e chi ne sarebbe stato maggiormente favorito. Klopp, nel corso di un’intervista al sito ufficiale del Liverpool, ancora una volta tocca temi molto importanti: “Sono passate due settimane, ma sembra che siano passati anni da quando abbiamo giocato contro l’Atletico Madrid. Ricordo che sapevamo tutti della situazione del Coronavirus in tutto il mondo, ma eravamo ancora nel nostro tunnel: l’unico modo per tornare a parlare di calcio il prima possibile, se questo è ciò che la gente vuole, è essere disciplinati”.
JURGEN KLOPP E YOU’LL NEVER WALK ALONE
Ti aspetteresti un Jurgen Klopp preoccupato dall’ipotesi di perdere una Premier League di fatto già vinta se il campionato venisse definitivamente cancellato. Niente di tutto questo, anzi ecco il passaggio che ha colpito tutti: “Ho ricevuto un video di persone in un ospedale, appena fuori dalla terapia intensiva, che cantavano You’ll never walk alone e ho cominciato subito a piangere. Ritengo grandioso tutto ciò che stanno facendo, incredibile. Queste persone non solo lavorano ma hanno un grande spirito. Non potrei ammirarle di più di così. Sono abituate ad aiutare gli altri e per farlo si mettono in pericolo aiutando chi sta male. Ci sarà un momento nel futuro in cui guarderemo indietro e speriamo di poter pensare a questo momento storico come il passato. Tra 10, 20, 30, 40 anni ci guarderemo indietro e penseremo che questo è stato il periodo in cui il mondo ha mostrato le più grandi forme di solidarietà, amore e amicizia”.