I capi ultras ricattavano la Juventus ma non solo, secondo gli inquirenti della Procura di Torino spesso i vari reparti delle tifoserie dell’Allianz Stadium organizzavano false contestazioni per far multare le società e avere poi il “coltello dalla parte del manico” per attaccare la società bianconera. Come hanno spiegato i pm durante la conferenza stampa di questa mattina a Torino, i capi ultrà dopo aver avanzato diverse illecite richieste – dal materiale della Juventus a biglietti omaggio fino a ingressi per eventi e/o simili – hanno iniziato a ricattare la società, ben sapendo che avrebbero potuto avere risvolti penali rilevanti per quelle richieste. A quel punto si insinuano le diverse campagne denigratorie per contestare apertamente la Juventus, su tutti quella all’attuale vicecapitano Leonardo Bonucci: aumento dei costi degli abbonamenti, il rientro in squadra di Bonucci dopo il rientro in squadra a seguito dell’anno passato al Milan, ma anche altri motivi di “frattura pubblica” che avevano l’intento di ricattare la società degli Agnelli e ottenere così 300 biglietti a pagamento per le gare in trasferta di campionato e di Champions League «che sono stati poi in parte redistribuiti dai capi ultrà ricavando indebiti profitti (autoriciclaggio)». (agg. di Niccolò Magnani)



ULTRAS RICATTAVANO LA JUVENTUS

In seguito ad un blitz condotto dalla polizia nella curva della Juventus, sono scattate oggi le manette per 12 capi ultrà e loro principali referenti bianconeri. Gli arresti, come riferisce Gazzetta.it, si sono compiuti nell’ambito di un’indagine condotta dalla procura di Torino e che ha portato all’emissione di ben 12 misure cautelari da parte del gip. L’operazione chiamata “Last banner” ha coinvolto capi e principali referenti dei gruppi “Drughi”, “Tradizione-Antichi valori”, “Viking”, “Nucleo 1985” e “Quelli di via Filadelfia”. Le accuse a carico degli arrestati sono per i reati di associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. A finire in manette anche nomi noti tra gli ultrà juventini e, nel dettaglio, il leader della curva bianconera, nonché capo dei Drughi, Dino Mocciola ed il suo braccio destro Salvatore Cava, il leader del gruppo Tradizione Umberto Toia, Beppe Franzo, presidente dell’associazione “Quelli di via Filadelfia”. Si tratta di nomi non solo conosciuti ma anche rispettati tra i tifosi della Juventus. Mocciola, in particolare, era già noto alle cronache in quanto era finito in carcere all’inizio degli anni Novanta per l’omicidio di un carabiniere durante una rapina. Non solo: lo stesso fu ritenuto tra i responsabili delle infiltrazioni della ‘ndrangheta in curva.



JUVENTUS, ARRESTATI 12 CAPI ULTRÀ PER VIOLENZA ED ESTORSIONI

Le indagini che hanno portato all’arresto dei 12 capi ultrà della Juventus sono collegate alle precedenti condotte dalla Squadra Mobile di Torino e relative alle presunte infiltrazioni ‘ndranghetiste nella curva bianconera. Tra le minacce dei tifosi al club, quella di effettuare cori razzisti durante le partite della passata stagione, un modo per provare a ottenere un numero di biglietti superiore a quello consentito. Oltre agli arresti eseguite anche decine di perquisizioni in diverse città tra cui Alessandria, Asti, Como, Savona, Milano, Genova, Pescara, La Spezia, L’Aquila, Firenze, Mantova, Monza, Bergamo e Biella. Nel mirino sono finiti altri 37 referenti di gruppi ultrà. L’indagine è partita in seguito alla denuncia della Juventus pervenuta un anno fa alla luce di una serie di minacce ed estorsioni. Secondo quanto riferito agli inquirenti, tutto sarebbe iniziato dopo l’interruzione avvenuto due anni fa di alcuni vantaggi concessi ai gruppi ultrà. I Drughi inoltre sarebbero riusciti a recuperare un gran numero di biglietti per accedere alle partite della Juve in casa, servendosi di otto biglietterie compiacenti distribuite in tutta Italia.

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