Dopo la vittoria di misura sul Milan, e la decisione di rinunciare all’ultimo ricorso contro Calciopoli, in casa Juventus tiene banco la questione societaria, così come si legge stamane sul quotidiano Il Giornale. Secondo i colleghi meneghini la situazione economica e finanziaria del club bianconero sarebbe in affanno, con un rosso di 75 milioni milioni di euro, e con la proprietà che è dovuta intervenire con un anticipo di 80 milioni sul nuovo aumento di capitale di 200 milioni. Il Giornale sottolinea come il futuro della Juventus sia “fosco” per via anche dell’assenza dalle competizioni internazionali, a cominciare dalla Champions League, che ovviamente porta a importanti introiti.
“L’immagine Juventus – si legge ancora – risulta infine macchiata, la quotazione in Borsa è crollata, i continui aumenti di capitale non trovano più consenso tra gli azionisti e soprattutto all’interno della famiglia lo sconcerto è manifesto, avanzano sempre più il desiderio e la volontà di porre fine, il prima possibile, ad una situazione che non porta benefici se non ai calciatori e ai loro procuratori e non certamente all’azienda che è ritenuta «una fabbrica di perdite» o «un’attività assurda»”.
JUVENTUS, LE VOCI SUL FUTURO SOCIETARIO: “IMPLICAZIONI RELIGIOSE”
Ecco perchè le voci circa una vendita del club continuano a susseguirsi, a cominciare dal famoso fondo sovrano saudita PIF, che avrebbe mostrato interesse nell’acquistare anche la Ferrari, ma che si sarebbe poi fermato di fronte alle perplessità politiche derivanti da un momento internazionale alquanto delicato, alla luce delle possibili “implicazioni religiose”.
Il Giornale ricorda come anche la sfera privata degli Agnelli e degli Elkann, stia tenendo bando in queste settimane, questioni di eredità, vendita di proprietà immobiliari, come la villa Frescot a Torino o l’attivo di via XXIV settembre a Roma. Un contenzioso che come scrive Il Giornale è quasi “da assemblea condominiale, sull’affitto delle dimore, da figlia a madre (John e Margherita), il tramonto di un’epoca irripetibile e secolare che scivola nella vergogna Juventus, non certamente la squadra di football, ma la caduta di un simbolo per la famiglia, per la città di Torino e per lo stesso sport italiano”.