Nelle carte della procura di Torino che indaga sui bilanci della Juventus finiscono anche gli affari con gli altri club per creare plusvalenze e spunta una cena segreta a casa di Andrea Agnelli. Repubblica parla di un patto trasversale con le altre società in modo tale che tutti ci guadagnassero. Fabio Paratici era il “garante” di un sistema che doveva far quadrare i conti anche agli altri. “L’ho sempre fatto, l’ho fatto con Caldara… l’operazione devi farmela fare a me! Dammi retta, l’operazione la faccio io anche per il Pisa! Tu dammi le linee, il resto lo metto a posto io: l’ho fatto per il Genoa e per l’Atalanta tutta la vita, l’ho fatto per il Sassuolo… quando ho i parametri sistemo tutto. Quando facevo l’operazione per l’Atalanta o per il Genoa, non pensavo alla Juve, pensavo: il Genoa deve star bene“. E aggiungeva: “Gli do un fisso, gli do un bonus che rimane al Genoa, gli do un bonus quando arriva alla Juve. Se va tutto bene, troppi soldi per tutti!“. Non a caso la procura parla di “un contesto criminale di allarmante gravità“.
Nel mirino i rapporti ambigui con Atalanta, Genoa, Sassuolo, Sampdoria, Empoli e Udinese e altri club, anche stranieri, che mettono “in pericolo la lealtà della competizione“. Un esempio? I trasferimenti di Romero e Demiral. Il primo passato dalla Juventus all’Atalanta, poi al Tottenham, l’altro all’Atalanta. Per i pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santoriello sono operazioni collegate, non solo perché Paratici era al Tottenham, ma anche perché bisognava definire vecchi crediti a favore dei bergamaschi. Dunque, “traspare la natura non pubblica del debito della Juve“. La cessione di Romero con opzione d’acquisto sarebbe stata portata a termine “per motivi più economici che sportivi” ed è avvenuta “con accordi taciti, non depositati in Lega“.
LA CENA A CASA DI AGNELLI E LA TELEFONATA CON ELKANN
C’è poi la questione della cena segreta per discutere della crisi finanziaria del mondo del calcio, convocata da Andrea Agnelli. Vedendo bloccato il progetto Superlega, l’ex presidente della Juventus aveva riunito i vertici degli altri club per convincerli che servisse una media company, partecipata da fondi di investimento, a cui affidare la gestione dei diritti tv. Tutto questo per salvare la Serie A. L’incontro è avvenuto il 23 settembre 2021 con Luca Percassi (Atalanta), Enrico Preziosi (Genoa), Paolo Scaroni (Milan), Claudio Fenucci e Joey Saputo (Bologna), Paolo Dal Pino, presidente all’epoca della Lega Serie A e Gabriele Gravina, capo della Figc. Per gli inquirenti avrebbero partecipato anche Beppe Marotta (che però declinò all’ultimo momento) e Stefano Campoccia (Udinese), mai invitato. Nelle 544 pagine di richiesta di misura cautelare la procura di Torino evidenzia come la cena sia indicativa dei “rapporti tra taluni club“. Non ci sono le intercettazioni, ma la telefonata tra Agnelli e Percassi all’indomani della riunione. “La presenza di Gabriele e Paolo era utile (…) spero che nasca qualcosa (…) perché se no ci schiantiamo pian pianino“. L’obiettivo di Agnelli era quello di aumentare i ricavi del calcio italiano, altrimenti destinato alla rovina. C’è poi una conversazione tra Andrea Agnelli e il CEO di Exor John Elkann, non indagato, inserito per dimostrare la consapevolezza nella Juventus della “gestione foriera di perdita“. Infatti, discutendo del rinnovo del cda, Agnelli diceva: “Noi abbiamo sempre preso dei rischi e il consiglio è sempre stato informato che siano stati presi e si sono sempre trovati dei correttivi strada facendo“. La replica di Elkann: “Sì, però come ricordi, tu avevi detto che alla fine c’è stato, da parte della direzione sportiva (…) si sono allargati, ci sono tutta una serie di operazioni che loro hanno fatto“. A questo punto Agnelli confermava: “Esatto, facendo eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze: se ti crolla il mercato, ti crolla il mercato. Questo è un dato di fatto“. Stando a quanto riportato da Repubblica, in questo caso si faceva riferimento agli effetti della pandemia che avevano fatto calare le quotazioni dei calciatori.
I MANDATI FITTIZI PER I DEBITI CON GLI AGENTI
Ma non è finita qui. C’è pure la questione della rete dei procuratori pagati per intermediazioni fasulle. Davide Lippi, ad esempio, il 27 luglio vantava un credito con la Juventus per la cessione nel 2019 di Leonardo Spinazzola e l’acquisto di Luca Pellegrini. “Tu lo sai che cosa c’ho pendente ancora in ballo? C’ho ancora 450 mila euro per aria di due anni fa! Devo sistemare quelli e Giorgio lo sa!“, diceva il figlio dell’ex ct della Nazionale a Fabio Paratici. Nelle carte compaiono a vario titolo altri procuratori, una dozzina, tra cui anche il defunto Mino Raiola. Dalle telefonate emerge l’assedio ai dirigenti della Juventus per i debiti vecchi di anni. In pratica, i crediti che non si potevano “caricare” agli agenti venivano inseriti in altre operazioni di rinnovo, trasferimento o acquisto. Per gli inquirenti non si tratta in questo caso di reati fiscali, ma evidenziano “modus operandi di caricare o sistemare l’agente su operazioni scariche nonché di ulteriori profili di opacità“. Nel caso del rinnovo di Giorgio Chiellini, Paratici non poteva far figurare Davide Lippi su indicazione di Andrea Agnelli: “Di Giorgio non ha mai fatto un ca**o Davide, le ultime due volte Giorgio l’ho fatto io“. Quindi, il procuratore, come riportato da Repubblica, venne poi inserito fittiziamente nella trattativa relativa a Hamza Rafia, centrocampista ceduto allo Standard Liegi e quindi alla Cremonese per rientrare poi alla Juventus Next Gen. Di fatto, la Juventus doveva oltre 8 milioni di euro agli agenti, nel 2021 ben 13 milioni solo a Mino Raiola, i cui rapporti vengono definiti opachi dagli inquirenti sotto il profilo patrimoniale e sportivo.