Sulla storia di Kalinka, 14enne francese violentata ed uccisa con una iniezione letale dal compagno della madre si è detto tanto, soprattutto in Francia, negli ultimi anni, al punto da far uscire persino un film intitolato “Il nome di mia figlia”. Corriere.it ripropone l’inquietante racconto, partendo dalla notizia straziante della giovane, avvenuta la mattina del 10 luglio 1982 quando André Bamberski e la sua nuova compagna ricevono una telefonata da Christiane, madre della ragazzina. I loro figli stanno trascorrendo una vacanza con la mamma ed il patrigno, il cardiologo Dieter Kombrach, a Lindau, sulla riva tedesca del Lago di Costanza. Il corpo di Kalinka fu trovato proprio in quei giorni, senza vita, nel suo letto. Inizialmente non fu trovata una risposta a quel decesso. “Aveva tantissimi amici, era una ragazza splendida e molto matura. Durante le pratiche per la separazione disse agli psicologi: voglio bene alla mamma, ma voglio vivere con papà, perché con lui riesco a parlare”, ricorda ancora oggi il padre. La stessa sera di quel terribile 10 luglio, Bamberski arriva in Germania, devastato dal dolore per la perdita dell’amata figlia. Secondo il cardiologo, la ragazzina sarebbe morta forse per una insolazione. A suo dire, la sera prima Kalinka si era lamentata per non essersi abbronzata troppo e prima di andare a letto lui le aveva fatto una iniezione di ferro e cobalto, per accelerare la produzione di melatonina. Solo tre mesi dopo il padre riceve dall’ex moglie l’esito dell’autopsia eseguita sul cadavere della figlia 14enne.
LA VERITÀ CHOC SULLA MORTE DI KALINKA
La verità sulla morte di Kalinka sono contenute in 16 pagine tradotte dal tedesco e che illustrano una sconcertante realtà. Il decesso, secondo il medico legale, sarebbe avvenuto alle 3 di notte. Il ferro iniettato non avrebbe alcun effetto sull’abbronzatura e sarebbe da usare con grande cautela. L’uomo scopre inoltre che il patrigno della giovane era presente al momento dell’autopsia. A quel punto il cardiologo cambia versione e spiega di averle fatto l’iniezione perchè la 14enne era troppo debole. Un’altra ferita choc sarebbe emersa: si tratta di segni di violenza sui genitali della ragazzina e la presenza di una sostanza biancastra mai analizzata. Il giorno seguente, inoltre, il patrigno avrebbe eseguito altre tre iniezioni mai riferite prima “per rianimare la ragazza”. Inoltre, le tracce di cibo trovate in trachea avrebbero fatto pensare ad una morte per soffocamento, pur non essendo state trovati residui sulle lenzuola. La morte, secondo l’autopsia, resta “inspiegabile”, così come lo è per il padre: “Negli anni ho raccolto decine di prove – racconta oggi André -. Ma per capire la verità mi era bastato leggere quell’autopsia: il compagno della mia ex moglie aveva violentato e ucciso mia figlia. Il giorno stesso andai a trovare Kalinka e davanti alla sua tomba le promisi che avrebbe avuto giustizia”.
IL RAPIMENTO E I PROCESSI
La sua ex moglie, intanto, continuò a restare al fianco di Krombach in Germania ed a considerare l’ex marito un folle geloso. Tra i due i rapporti si raffreddano, ma il padre non smette di cercare la verità. Il primo colpo di scena avvenne nel 1985 quando finalmente la Procura riapre il caso: dalla riesumazione del corpo della vittima non vengono trovati i genitali dunque non fu mai possibile provare il presunto stupro. Krombach viene rinviato a giudizio per omicidio volontario ma dalla Germania non mancano gli ostacoli e nonostante la condanna a 15 anni rifiuta l’estradizione. Inutili di appelli del padre agli esponenti politici. Ancora un colpo di scena nel 1997: una ragazzina accusa il medico di averla violentata e anestetizzata con una iniziazioni. Lui confessa e viene condannato ad appena due anni con la condizionale. Bamberski non si dà pace per anni, fino al 2009, quando una mattina viene contattato da tale Anton Krasniqi, barista kosovaro, che si fa avanti per rapire il cardiologo e mettere fine alla sua impunità. La mattina del 18 ottobre 2009 l’uomo riceve una telefonata: “Krombach è a Mulhouse, in rue des Tilleuls. Ora avvertiamo la polizia”. Bamberski fu arrestato per rapimento e poi rilasciato ma l’opinione pubblica Francese, a differenza di quella tedesca, è dalla sua parte. La Francia alla fine riesce ad ottenere la celebrazione del processo a carico di Krombach in patria, con la condanna a 15 anni, sebbene continui a definirsi innocente. Nel 2014, il padre della 14enne affronta il processo per rapimento: un anno con la condizionale. Dopo 37 anni dalla morte della figlia, l’anziano padre spiega di non aver mai perso la fede in Dio, nonostante tutto.