La storia di Kalinka Bamberski e della battaglia quasi trentennale del padre André Bamberski per la verità ha ispirato il film In nome di mia figlia. La ragazzina francese fu violentata e uccisa a 14 anni e l’uomo non si sarebbe mai rassegnato fino a che, 27 anni dopo, avrebbe assicurato alla giustizia l’assassino. Kalinka Bamberski morì nel 1982, durante una vacanza in Germania con la madre e l’allora nuovo compagno, il medico tedesco Dieter Krombach. La morte della 14enne, rubricata come “incidente” secondo la versione del patrigno, non avrebbe mai convinto il padre di Kalinka Bamberski che, per tutta la vita, si sarebbe battuto per consegnarlo alle autorità e farlo condannare.



André Bamberski non sarebbe riuscito a farlo incriminare in Germania e, come raccontato nella stessa pellicola sulla sua storia vera, avrebbe dato vita a una lunga lotta per la verità fino a farlo rapire e portare in Francia per essere processato. Era il 9 luglio 1982 quando Kalinka Bamberski morì. Secondo quanto dichiarato dal compagno della madre, sarebbe stato lui a trovarla senza vita nel letto durante la loro vacanza in Germania. Le indagini iniziali non avrebbero portato a nulla, il corpo sarebbe stato sottoposto a una autopsia condotta in modo sommario e per questo, certo che non si fosse trattato di morte naturale, André Bamberski avrebbe avviato la sua inchiesta personale sul caso per assicurare il colpevole alla giustizia.



L’autopsia sul corpo di Kalinka Bamberski

L’autopsia condotta a margine della morte della 14enne Kalinka Bamberski, secondo quanto poi emerso, sarebbe stata superficiale e non avrebbe tenuto conto di alcune evidenze rilevanti ai fini dell’indagine. Tra queste, alcune lesioni a carico dei genitali che avrebbero mostrato segni di violenza sessuale non rilevati in sede di esame post mortem. Il padre biologico della vittima, seguendo la strada del suo mai sopito sospetto nei confronti di Dieter Krombach, avrebbe chiesto e ottenuto la riesumazione del cadavere e una seconda autopsia, che avrebbe portato a galla un dettaglio raccapricciante mai indicato nel primo referto: l’asportazione del pube.



Tra le tante criticità sottolineate dal padre della 14enne Kalinka Bamberski, anche il fatto che Krombach fosse stato ammesso a partecipare alla prima autopsia sul corpo della giovane.

L’assenza di risposte dalla macchina investigativa tedesca – che aveva archiviato nel 1987 sostenendo che la 14enne fosse morta soffocata dal suo vomito – avrebbe spinto André Bamberski a rivolgersi alle autorità francesci per riaprire il caso. Questo avrebbe portato Krombach – mai estradato – a un processo in contumacia concluso con una condanna a 15 anni per omicidio colposo. Il verdetto, tuttavia, dopo il ricorso di Krombach alla Corte Europea dei diritti dell’uomo fu annullato nel 2001 perché, per Strasburgo, il medico tedesco non aveva avuto un giusto processo. André Bamberski decise così di cercare giustizia da sé.

Il sequestro di Dieter Krombach sospettato della morte di Kalinka Bamberski

Nel frattempo, il padre di Kalinka Bamberski avrebbe raccolto prove a supporto della tesi che Dieter Krombach fosse un uomo dal passato piuttosto nebuloso e sospetto. Pedinandolo giorno e notte, sostenuto da alcune persone che avrebbero creduto nella sua ricerca di verità e giustizia, sarebbe riuscito nel 2009 a far rapire il medico tedesco e portarlo in Francia perché rispondesse delle sue azioni e venisse nuovamente processato e condannato.

In aula, a carico di Dieter Krombach avrebbero testimoniato diverse sue ex pazienti tedesche. Le donne avrebbero sostenuto l’accusa di gravi reati sessuali che il medico avrebbe portato avanti ai loro danni abusando della sua professione. Secondo le ipotesi emerse a processo, anche la 14enne Kalinka Bamberski avrebbe subito le stesse condotte. Per Krombach sarebbe arrivata una nuova condanna a 15 anni, scontata in buona parte prima della morte avvenuta nel 2020 in una casa di riposo. Dalla Germania, intanto, per il rapimento di Dieter Krombach fu chiesta l’estradizione di André Bamberski, negata dalla Francia che avrebbe condannato il padre di Kalinka Bamberski a una pena lieve: un anno con la condizionale. Così ha concluso la sua guerra in nome della figlia.