IL DISCORSO DI KAMALA HARRIS AI “RAGGI X”: COSA NON TORNA NELLE DICHIARAZIONI
È ben noto che in campagna elettorale i discorsi, così come le promesse e le dichiarazioni, spesso nutrono forti carenze di aderenza alla realtà: eppure dopo i 40 minuti circa di discorso di Kamala Harris alla Convention Dem per accettare la nomination alle Elezioni Presidenziali Usa 2024 sono stati celebrati su media e social come un inno alla “serietà” contro gli attacchi e i toni spesso sprezzanti dell’avversario storico dei Democratici, ovvero l’altro candidato Donald Trump. Il più che giusto “fact checking” a cui viene sottoposto il leader repubblicano spesso non viene riproposto con ugual “solerzia” per gli avversari dem, o quantomeno non sui quotidiani liberal-progressisti.
È invece del network indipendente NPR l’intervento deciso sul discorso della vicepresidente in carica dove vengono evidenziati almeno 12 passaggi/dichiarazioni ritenute «fuorvianti», «prive di contesto» e in alcuni casi anche «false»: le inesattezze evidenziate da NPR sull’ultimo discorso di Trump dell’8 agosto scorso erano state ben 162 ma in quel caso erano emerse e molto di esse sviscerate dai media Usa per far notare le contraddizioni del leader repubblicano. Con Kamala invece silenzio quasi “assordante”, eppure le inesattezze vi sono e non di poco conto: «Trump vuole incarcerare giornalisti, oppositori politici e chiunque consideri un nemico», l’attacco durissimo di Harris contro Trump in realtà manca alla base di un effettivo impegno preso dal candidato Presidente per autentiche “liste di proscrizione”.
KAMALA HARRIS ACCUSA TRUMP DI INCORAGGIARE PUTIN: MA I DATI CITATI NON SONO VERI
Kamala Harris ha poi accusato il candidato del GOP di voler tagliare la previdenza sociale e l’assistenza sanitaria per poter così tagliare più tasse al ceto medio: ebbene, qui l’assunto della vicepresidente Dem è del tutto falso in quanto l’ex Presidente americano ha promesso l’esatto opposto, ovvero di non tagliare la Social Security sulle pensioni. Sull’Obama Care, la controversa e mai del tutto compiuta riforma sanitaria americana (che ha comunque migliorato lo scenario previdenziale rispetto al passato, ndr) neanche la Presidenza Biden è riuscita a migliorarne gli effetti, ergo resta da capire come verrà aggiustata nei prossimi 4 anni, tanto per Harris quanto per Trump dovessero vincere il 5 novembre 2024.
Kamala Harris ha poi spiegato che il taglio delle tasse intentato da Trump come punto chiave del programma repubblicano è in realtà un modo per favorire «i suoi amici miliardari»: ebbene, spiega il NPR nel fact checking sul discorso alla Convention Dem, anche se è vero che i tagli fiscali del 2017 durante la Presidenza Trump vennero sbilanciati in favore della classe medio-alta, è indubbio che abbia comportato a livello nazionale un «taglio delle tasse generale». Così come poi sui dazi a prodotti in arrivo dalla Cina, Harris critica ferocemente la battaglia trumpiana anti Pechino ma è lei al contempo, assieme al Presidente Biden, ad aver mantenuto di fatto quasi tutti i dazi della Presidenza Trump, «aggiungendone altre proprie su beni mirati provenienti dalla Cina, come i veicoli elettrici». Infine sul tema caldo dell’aborto, Kamala Harris ritiene che il programma dei Repubblicani vogliano vietare l’aborto farmacologico praticamente in tutte le condizioni a livello federale: sebbene profondamente pro-life, Trump finora si è schierato per la libertà di legiferare secondo le singole istanze degli Stati, esattamente mantenendo la posizione della Corte Suprema che nel 2022 ha abolito la sentenza Roe vs Wade. Sulla politica estera e sulla volontà trumpiana – secondo Harris – di «incoraggiare Putin a invadere gli alleati Nato», il fact checking americano è impietoso sulla candidata Dem: «Sebbene sia allarmante per un presidente americano dire qualcosa su un alleato della NATO, questo manca di contesto. Trump ha detto che avrebbe detto che la Russia poteva “fare tutto quello che voleva” – e Trump non avrebbe difeso un alleato – se quel paese non avesse “pagato”», intendendo l’obiettivo fissato dall’Alleanza Atlantica di versare il 2% delle spese annuale nel settore difesa.