Kamila Valieva è passata dalla gioia per la vittoria della medaglia d’oro alle Olimpiadi invernali di Pechino alla delusione per la cancellazione della cerimonia di premiazione all’ultimo secondo. Nel mezzo c’è l’ombra del doping. La stella del pattinaggio della Russia è stata trovata positiva ad una sostanza chimica che si chiama trimetazidina. È successo tutto martedì sera, poco prima che Russia, Usa e Giappone salissero sul podio della prova a squadre: è arrivata la notizia del rinvio della cerimonia. Inizialmente si parlava di un “problema legale”, poi di doping. Le voci parlavano di cannabis o droghe ricreative.
Solo nella notte sono arrivate notizie precise: la 15enne russa, la prima ad aver eseguito il quadruplo, non è risultata negativa a quella sostanza, un antischemico inserito nella categoria S4 (ormoni e modulatori metabolici) della lista dei farmaci che sono vietati. Si tratta di una molecola “non specifica”, quindi in teoria non si possono ottenere sconti di pena quando viene individuata. Non si può usare la scusante di una contaminazione o assunzione accidentale, perché il principio attivo è contenuto solo nel farmaco.
OLIMPIADI, GAFFE RUSSIA SULLA TRIMETAZIDINA
La trimetazidina aumenta il flusso coronarico, quindi migliora la resistenza alla fatica. In passato è stata riscontrata nel sangue della bobbista russa Seergeva che in virtù della bassa concentrazione di questa sostanza nelle analisi ebbe una sanzione ridotta, 8 mesi invece di 4 anni. Invece il celebre nuotatore Sun Yang, coperto dai cinesi, rimediò solo tre mesi. Ma per Kamila Valieva la questione è complessa, anche perché la Russia stava venendo fuori da anni di doping selvaggio. Ma visto che non ha ancora 16 anni non è sanzionabile, quindi il risultato verrebbe cancellato e per lei niente squalifica, visto che è troppo giovane. Stando a fonti del laboratorio di Pechino, citate dal Corriere della Sera, è stata riscontrata comunque una quantità infinitesimale della sostanza, rilevata solo grazie all’enorme precisione dello strumento di misura.
Invece da quanto emerge dal fronte olimpico, la Russia avrebbe dichiarato pubblicamente che il farmaco “non migliora la prestazione ma cura problemi cardiaci”, ma è una gaffe clamorosa perché, se Kamila Valieva avesse davvero avuto problemi di cuore, avrebbe dovuto allora ce curarli, sospendendo l’allenamento, oltre che chiedere un’autorizzazione terapeutica all’uso del farmaco, che però non è mai stata presentata e forse non sarebbe stata concessa, visto che la trimetazidina è proibita in competizione e fuori competizione.