Kaos è una serie tv sbalorditiva. Geniale, assurda, profonda, addirittura divertente. Per gli amanti della mitologia greca è forse l’omaggio più bello realizzato negli ultimi anni nei confronti della Grecia antica. Rilancia la cultura classica, quella che troppo frettolosamente abbiamo accantonato nei nostri programmi scolastici. Ci riporta  a parlare dell’amore nella sua essenza più profonda, ci riporta a ritroso – come facevano gli antichi, fin dentro il mondo dei morti – a riscoprire il valore della vita.



È un’eccellente produzione britannica realizzata per Netflix, girata tra l’isola di Creta e la Reggia di Caserta e i suoi giardini. Non potevano esserci luoghi più magici per descrivere le dimore dei nostri dei. L’Olimpo è rappresentato da una villa palladiana, la casa di Poseidone è uno yacht super lusso, solo l’Aldilà dove regna Ade in compagnia di Persefone è un cupo edificio in bianco e nero.



La storia la conoscete, o almeno chi ha avuto la fortuna di studiarla ancora sui libri di scuola la ricorda bene. Gli dei dell’antica Grecia erano collocati nell’Olimpo, dove Zeus, figlio di Crono, regnava su fratelli e sorelle sapientemente collocati a governare ogni attività rilevante del mondo. E poi c’erano decine di figli, spesso frutto di scappatelle con inconsapevoli donne umane, che dopo aver partorito venivano ridotte in api dalla sorella-moglie Hera (dalle nostre parti conosciuta come Giunone). Infine, una quantità di personaggi, ognuno con un compito, spesso utilizzati per servire i capricci degli dei: gli spiriti Oniri, impegnati a produrre presagi, le Moire, che guidano il filo della vita, le Erinni, dee della vendetta.



La voce fuori campo che racconta il tentativo di sovvertire l’ordine delle cose non poteva che essere di Prometeo, colui che ebbe il coraggio di sfidare gli dei, rivelando agli uomini il segreto del fuoco. E per questo condannato da Zeus a vivere incatenato a una roccia, dove ogni giorno un corvo gli mangia ancora il fegato. Prometeo dà ovviamente la sua versione dei fatti, raccontandoci compiaciuto come siano stati gli stessi dei a operare per la loro fine, rivelando con il loro comportamento dissennato agli umani la verità, cioè l’inganno che sottintende il loro potere. Aprendo così le porte alla vittoria di Kaos.

La storia non può non intrecciarsi con tanti altri personaggi della nostra mitologia: i troiani traditi dagli dei che decidono di far pendere la bilancia della vittoria verso i greci, gli incomprensibili sacrifici umani per placare la loro ira, Arianna che cerca di salvare il fratello Glauco, trasformato in un mostro dal padre Minosse, il ruolo tragico di Caronte il traghettatore. E poi la struggente storia d’amore tra Orfeo ed Euridice. Saranno proprio i due amanti traditi a innescare la nostra storia realizzando a modo loro la profezia.

Dopo un primo episodio, che può lasciare interdetti, Kaos decolla in un racconto avvincente, reso vivace e coinvolgente da una tecnica di attualizzazione al nostro tempo efficacissima. Riapre ricordi e colpisce per la profondità delle citazioni. A volte è una divertente e clamorosa presa in giro di noi umani e di quanto a volte possono essere crudeli e violente le divinità da noi stessi create.

Straordinario il cast, dove primeggiano nell’ordine: una interpretazione eccezionale di Zeus dell’attore americano Jeff Goldblum (Independence Day, Jurassic Park); una bravissima Janet McTeer nei panni di Hera; un sorprendente Nabhaan Rizwan nel ruolo di Dionisio. Tra gli “umani” merita una citazione Aurora Perrineau, una Euridice moderna e indipendente, ma altrettanto sensibile e profondamente innamorata della vita, proprio come nella sua storia originale.

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