Il primo contatto di Karol Wojtyła con il mondo della fede avviene grazie al legame con la madre. Sarà lei ad insegnargli come pregare, come farsi il segno della croce. “Ma poi erano stati due uomini, due laici, a forgiarlo nella fede: il padre e un personaggio straordinario, conosciuto per caso, Jan Tyranowski, sarto e catechista”, dice il giornalista Gianfranco Svidercoschi a In Terris. Un racconto fitto reso possibile dalla stretta collaborazione fra l’ex collaboratore di Papa Giovanni Paolo II per la realizzazione dei libri Dono e Mistero (1996) e Una vita con Karol (2007). “Passavano gli anni e, attraverso molteplici esperienze, cementata in mezzo alle sofferenze e alle tragedie della Polonia, era maturata via via la vocazione sacerdotale”, continua, “ma anch’essa in un modo che non era quello consueto, ordinario. Il regime comunista aveva chiuso i seminari e imposto ai vescovi di non accogliere più candidati. Così che Karol aveva cominciato a frequentare di nascosto i corsi di teologia”. Il futuro Pontefice non smetterà comunque di lavorare alla cava, così come a studiare da solo. Diventato poi prete, la sua originalità salterà subito all’occhio dei giovani. “Parlava di Dio, della religione, della Chiesa, ma anche dei loro problemi esistenziali: l’amore, il lavoro, il matrimonio”, aggiunge il giornalista. Anche Karol intuisce in quegli anni quanto sia profondo il valore della gioventù, tanto da decidere di voler mantenere in vita quel tipo di dialogo “e non lasciare i giovani in balia delle false lusinghe marxiste, si portava ragazzi e ragazze in campeggio. L’apostolato dell’escursione’, lo aveva chiamato”.



Karol Wojtyła, ecco quando è diventato Papa Giovanni Paolo II

Karol Wojtyla diventerà Papa Giovanni Paolo II il 16 ottobre del ’78: l’arcivescovo di Cracovia viene eletto come primo Pontefice non italiano a distanza di 456 anni. Il cambiamento avverrà subito, anche per il sindacato polatto Solidarność, che dopo aver resistito alla repressione, diventerà guida per un cambiamento democratico dell’Est. Sarà solo l’inizio, a cui seguirà l’attentato (1981) ad opera del terrorista Mehmet Ali Ağca, che cercherà di togliere la vita al Papa. Poi il crollo del muro di Berlino, otto anni più tardi, mentre la Polonia continuava a combattere contro il comunismo. Oggi, martedì 21 aprile 2020, Canale 5 trasmetterà nella sua prima serata il film Karol – Un uomo diventato papa, in cui si racconterà la vita del Pontefice scomparso. “Giovanni Paolo II è stato autore di un aggiornamento, tanto rivoluzionario quanto coraggioso, della morale cattolica, e, in particolare, della morale sessuale-coniugale“, ha detto Gianfranco Svidercoschi a In Terris, “aggiornamento, però, non sempre capito, non sempre bene interpretato; e che, peggio ancora, venne tenuto volutamente in ombra dagli oppositori di Wojtyla. I quali temevano che ciò potesse ribaltare l’immagine del Papa che da tempo cercavano di costruire: e cioè un Papa conservatore, oscurantista, lontano dai veri problemi della gente”. Un Pontefice riformatore non sarà quindi ben visto e gli attacchi saranno molti, per tanti aspetti del suo operato. Dalla Giornata mondiale di preghiera ad Assisi ai suoi ‘mea culpa’, dalle visite in una moschea e in una sinagoga alla richiesta ai vescovi di riferire cosa avessero realizzato
nelle diocesi in previsione del Giubileo del 2000. Karol però farà sua la missione datagli dal cardinale Stefano Wyszyński prima della fumata bianca: “Se ti eleggono ti prego: non rifiutare. Devi accompagnare la Chiesa al terzo millennio”, gli avrebbe detto. Chiedendogli anche di fare suo lo stesso nome di Papa Luciani, in memoria del Pontefice scomparso e come forma di rispetto per tutti gli italiani, per l’affetto che li aveva uniti a Giovanni Paolo I.

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