Kaspar Capparoni confessa di aver superato una crisi con la moglie Veronica Maccarrone. L’attore ai microfoni di DiPiù racconta di aver rischiato di perderla tempo fa, quando non erano ancora sposati. «Io e mia moglie abbiamo sconfitto una crisi e da allora nessuno può rovinare il nostro amore». Sembrava andare tutto bene dopo il loro incontro, poi sono sorti i primi problemi. «Dopo un anno, lei iniziò ad avere dei dubbi», racconta Kaspar Capparoni. Abituata ad essere indipendente, Veronica Maccarrone si è ritrovata legata ad un uomo più grande, con due figli. E infatti un giorno gli disse che voleva prendersi del tempo per riflettere e partì. «La cercai: andai persino in Sicilia». Pensava di ritrovarla a casa dei genitori, ma non c’era. Lo richiamò qualche giorno dopo. Parlarono a lungo e lei aprì totalmente il suo cuore. «Veronica, io ti amo: non c’è niente che non possiamo superare insieme», le disse. E così si lasciarono alle spalle la crisi. Tre anni dopo nacque il loro primo figlio e nel 2010 si sposarono.
KASPAR CAPPARONI E VERONICA MACCARRONE, I CANI E LA FAMIGLIA
Kaspar Capparoni e Veronica Maccarrone sono sposati da dieci anni, ma non intendono festeggiare questo traguardo. «In casa non festeggiamo mai le ricorrenze, i compleanni… Non ci guardiamo indietro per fare bilanci». Consapevole che sia un modo di fare che stupisce, l’attore racconta a DiPiù di averlo imparato dai loro cani. «Non hanno la nozione del tempo: vivono appieno il presente, anche perché la loro vita dura un settimo di quella umana». Per questo, spiega Kaspar Capparoni, tendono a festeggiare i loro padroni anche se tornano dopo poche ore. Ma dai cani ha appreso anche un’altra nozione: la sua famiglia è un “branco”, di cui fanno parte anche i figli avuti dalla prima moglie. «Hanno uno splendido rapporto con Veronica, perché lei è sempre stata presente, senza però provare a sostituirsi alla loro mamma». Ma Veronica Maccarrone è stata importante anche per superare la fine del suo primo matrimonio. «Ero un uomo ferito e poi andava male il lavoro. Ero tornato anche a vivere con i miei genitori».