Chi è Kasper Holten: da The Turn of the Screw a Boris Godunov

Kasper Holten è il regista di “Boris Godunov“, l’opera lirica composta da Modest Musorgskij e in programma alla serata inaugurale della Prima alla Scala di Milano. Non è la prima volta del regista teatrale danese che in passato ha diretto proprio alla Scala di Milano l’opera “The Turn of the Screw” di Britten. Una grande soddisfazione per il regista che, intervistato dal manifesto.it, raccontò: “ne sono appassionato da quando avevo nove anni, e più o meno allora ho capito la Scala di Milano era un luogo sacro, un vero e proprio tempio per quella musica. Perciò questo non è un debutto come gli altri e sono felice che il titolo scelto sia The Turn of the Screw, mai rappresentato sul palcoscenico maggiore del Piermarini, e che forse il pubblico conosce meno. Mi ha molto affascinato la sfida di portare un’opera da camera in un teatro così grande attraverso la costruzione delle scene, l’uso delle immagini e della regia”.



In passato Kasper Holten ha vissuto a Londra, ma dopo la Brexit ha deciso di lasciarla anche se non per una scelta politica. “La verità è ciò che ho sempre detto: mia figlia più grande inizierà le scuole e vorrei starle più vicino, a Copenaghen, tutto qui. Però mentirei se dicessi che non ho assistito con disagio al montare di un nuovo conservatorismo, una sorta di nostalgia identitaria che rivendica una distanza dal preteso intellettualismo europeo. Esiste oggi un rifiuto dell’idea del teatro e della cultura come sfida, qualcosa che ci mette alla prova seriamente e non è solo uno svago o un piacere privo di implicazioni serie, fatto principalmente per un’ élite” – ha precisato.



Kasper Holten: “voglio impegnarmi sempre di più nel mio lavoro”

Non solo, Kasper Holten nonostante i successi internazionali non ha mai smesso di cercare sempre di dare il meglio in ogni sua creazione-opera. “Desidero di impegnarmi di più nel mio lavoro” – ha detto il regista dalle pagine de ilmanifesto.it precisando – “il dramma teatrale deve avere necessariamente spazio sulla scena, ma senza musica non si può far nulla. Viviamo in un’epoca in cui usiamo migliaia di parole, ma spesso non ci bastano per spiegare emozioni, paure, i misteri della vita e della morte. La musica è un’incredibile strumento per far vivere questi temi nel profondo e un regista non può precludersi queste possibilità”.



Inoltre parlando delle varie controversie sulle regie di opera musicali e teatrali Kasper Holten ha sottolineato: “le controversie sulle regie spesso non riguardano la musica, ma sono legate alla nostalgia, al ricordo della prima volta in cui abbiamo visto un’opera e al desidero inconscio di ritrovare quel momento, immutato. L’opera è vista come una fuga, un altrove in cui tutto deve essere calmo e piacevole. Un punto di vista che finisce per far torto ai grandi compositori, Rossini, Verdi, Wagner, che erano rivoluzionari anche perché raccontavano storie drammatiche, difficili e perfino disturbanti. Per questo penso che un regista non debba sottrarsi al compito di far riflettere e anche di destabilizzare il proprio pubblico, se necessari”.