I genitori di Kata non ci stanno. Il silenzio sulle indagini sgomenta i cari della bimba di 5 anni scomparsa a Firenze e i legali sperano in una carta buona per convincere il giudice a calare una o più ordinanze di cattura. “Ma non sappiamo niente. Non ci dicono niente”, la rabbia a La Nazione di Filippo Zanasi, avvocato che con Sharon Matteoni tutela e assiste i genitori della piccola.
“Tutte le piste, nessuna pista. Non c’è stato verso di imboccare quella forse risolutiva. Serve uno scarto in avanti. Non bastano chiamate in correità generiche tipo ’quello ha commesso quel reato’. Qualcuno deve autoaccusarsi”, le parole del legale della famiglia di Kata: “Genitori e zio hanno ruoli cruciali? Sì, capisco. Li rivediamo oggi. Potremmo tornare dagli inquirenti. Rapimento organizzato, qualcuno ha preso Kata e non sappiamo come. Fa pensare a qualcosa di grosso, ad attività illecite che proliferavano in quell’ambiente“.
Scomparsa Kata, le parole dell’avvocato della famiglia
Ci sono piste compatibili con l’ipotesi della vendetta, ha aggiunto il legale, sottolineando che c’è chi sa bene cosa è successo quel giorno e perché. Per l’avvocato ci sono almeno tre persone: “Una donna romena, un uomo peruviano, un suo aiutante. Gestivano tutto all’Astor. E tutto sapevano”. Il già citato ruolo della vendetta è legato a voci legate ai genitori: “Sono arrivate anche a noi. E sì, capisco, il ruolo dei due genitori è centrale. Ma forse per qualcosa di meno diretto. Qualcosa che potrebbe essere ricondotto non a loro, ma a persone a loro vicine. Più o meno vicine. Essere amico di un avversario di una parte può indurre la parte avversa a vendicarsi in modo trasversale”. Kata era un obiettivo mirato o più semplice da raggiungere: “Miguel e la moglie hanno detto alcune cose, ma in questi colloqui c’è stata anche la visione attenta di ogni singolo fotogramma dei filmati delle telecamere di videosorveglianza”.