La scomparsa di Kata a Firenze è un giallo che va avanti da mesi, da quel 10 giugno scorso in cui della bimba peruviana, 5 anni, si sono perse misteriosamente le tracce tra le maglie dell’ex hotel Astor in cui la sua famiglia, come altre decine, viveva occupando abusivamente i locali. Dopo lo sgombero della struttura e i primi rilievi, la Procura avrebbe deciso di tornare al punto di partenza con una nuova battuta di sopralluoghi nell’ex albergo e una serie di scavi e carotaggi a caccia di tracce biologiche utili alle indagini. Il caso appare sempre più intricato e complesso anche alla luce del cortocircuito di reciproche accuse tra famiglia e alcuni ex occupanti dell’edificio, persone che, secondo la madre di Kata, avrebbero negato l’accesso alle loro camere nelle fasi iniziali delle ricerche.



La mamma della bambina sostiene che qualcuno continui a mentire e a nascondere la verità sulla sparizione della minore, per i genitori un rapimento dai contorni e dal movente ancora nebulosi. La donna ritiene che la presunta ex “amministratrice” dell’ex Astor, una cittadina di origine romena, sappia più di quanto dichiarato. Dall’altra parte, ai microfoni di Ore 14, la replica di quest’ultima: “La madre mi accusa, ma i familiari sanno dov’è la bambina. Io non so niente, stiamo scherzando? La polizia dovrebbe guardare alla famiglia“. Nel frattempo, gli inquirenti avrebbero puntato l’attenzione su alcune tracce ematiche isolate nei rubinetti di tre stanze di alcuni dei cinque indagati per sequestro, ma non solo: si cerca Dna della bimba anche in due trolley e un borsone che tre persone avrebbero usato in uscita dall’ex hotel Astor in orari ritenuti di interesse investigativo, non escludendo l’ipotesi che la minore possa essere stata portata via dentro una valigia.



Kata, la madre: “Qualcuno non mi ha fatto entrare per cercare mia figlia”

Le accuse della madre di Kata sono pesantissime e potrebbero avere riflessi importanti nella geometria dell’inchiesta se le indagini porteranno a dei riscontri. La donna sostiene inoltre di aver notato uno strano silenzio, il giorno della scomparsa della figlia, il 10 giugno scorso, tra i corridoi dell’ex hotel Astor solitamente animati da decine di persone a tutte le ore. Una circostanza inconsueta che avrebbe alimentato un ulteriore bacino di sospetti e che si sommerebbe a un altro elemento, portato all’attenzione degli inquirenti proprio dalla donna: “Qualcuno non voleva che entrassi a cercare nella sua stanza“.



Stando alla versione della famiglia di Kata, alcuni occupanti della struttura avrebbero negato loro l’accesso nelle fasi iniziali delle ricerche. Una reazione che insisterebbe su una pista: il sequestro della minore forse maturato nel contesto di presunte tensioni intestine covate proprio entro il perimetro di quell’edificio. “Qualcuno era lì alla porta e non voleva che entrassi – ha dichiarato la mamma della bimba –, qualcuno sa la verità“. I genitori di Kata difendono a spada tratta due degli indagati, uno zio materno e uno zio paterno della minore scomparsa. Secondo il papà della piccola, gli inquirenti starebbero focalizzandosi sulla rete familiare perché ancora brancolano nel buio e non avrebbero imboccato la pista giusta.