Non c’è alcuna svolta nel giallo della piccola Kata, la bimba scomparsa il 10 giugno scorso dall’ex hotel Astor di Firenze e non ancora ritrovata. La pista peruviana, percorsa attraverso rogatoria internazionale dagli inquirenti italiani nell’ipotesi di uno scambio di persona dietro il sequestro, non avrebbe prodotto esiti di rilievo: gli interrogatori delle 14 persone considerate di potenziale interesse tra parenti, amici e conoscenti della famiglia oltreoceano, non avrebbero aggiunto elementi utili a risolvere il mistero del rapimento.



I pm fiorentini avrebbero concluso le audizioni dei testimoni in videoconferenza e non sarebbe emerso niente: la sorte di Kata resta un intricato rompicapo denso di interrogativi insoluti. Tra i soggetti ascoltati nelle scorse ore, uno zio paterno della bambina detenuto in un carcere di Lima e un altro uomo, recluso nello stesso penitenziario in Perù, che si ritiene aver vissuto nell’ex albergo da cui Kata è scomparsa con una donna madre di una bimba della stessa età della minore rapita. L’ipotesi al vaglio degli inquirenti italiani era che Kata potesse essere stata portata via per errore dei rapitori nel contesto di una vendetta trasversale – che avrebbe avuto come bersaglio reale l’altra minore – per una partita di droga mai pagata dallo stesso peruviano.



Kata, nessuna traccia nell’ex hotel Astor

Parallelamente alla rogatoria internazionale per gli interrogatori in Perù, che si sarebbero conclusi poche ore fa senza novità rilevanti ai fini investigativi, gli inquirenti hanno condotto una nuova serie di accertamenti all’interno dell’ex hotel Astor di Firenze a caccia di tracce della bambina. Scavi, carotaggi e prelievi di materiale biologico inizialmente considerato interessante si sono rivelati un vicolo cieco: nessun elemento che porti a ricalcare cosa è successo esattamente quel 10 giugno quando, nel caldo primo pomeriggio del capoluogo toscano, si consumava la scomparsa della bimba.



Chi ha rapito Kata, secondo i genitori della bambina, non avrebbe agito per ritorsione nei confronti della famiglia: “Non abbiamo fatto del male a nessuno, abbiamo sempre detto la verità e non sappiamo perché è stata presa“. Questa, in sintesi, la posizione ribadita a più riprese dal papà e dalla mamma di Kata, convinti che qualcuno dentro la struttura conosca la verità sulla sparizione della piccola. Nelle attività più recenti di ispezione dell’ex hotel Astor sono stati coinvolti anche i “Cacciatori di Calabria”, unità speciale dei Carabinieri che ha passato al setaccio ogni intercapedine della struttura per giorni. Purtroppo, ancora una volta, senza risultati.