Un nuovo colpo di scena si registra nelle cronache legate alla scomparsa della piccola Kata, la bimba peruviana di 5 anni di cui si sono perse le tracce il 10 giugno scorso a Firenze. La bambina è stata vista per l’ultima volta nel primo pomeriggio di quel giorno all’ex hotel Astor in cui viveva con la madre, mentre il padre era in carcere, e poche ore fa il pool che seguiva i genitori avrebbe rimesso il mandato. Insieme agli avvocati Sharon Matteoni e Filippo Zanasi, riporta Adnkronos citando una nota dei legali, anche il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, avrebbe rinunciato all’incarico di consulente della famiglia.



Il team, secondo quanto appreso dall’agenzia di stampa, avrebbe “assunto la decisione di rinunciare congiuntamente all’assistenza legale e tecnico scientifica finora garantita a Chicllo Romero Miguel Angel e Alvarez Vasquez Carmina Catherine“, padre e madre della piccola Kata. Il motivo sarebbe contenuto nelle righe successive del comunicato e delineerebbe una frattura profonda tra la posizione dei consulenti e quella dei genitori della minore.



Kata, avvocati e consulente rinunciato al mandato: il motivo del dietrofront

Nella nota riportata da Adnkronos sul dietrofront del pool che ha assistito i genitori di Kata fino a poche ore fa, spiega la stessa agenzia, sono condensate le motivazioni che avrebbero spinto avvocati e consulente a rimettere il mandato rinunciando all’incarico assunto mesi fa nel giallo della bimba scomparsa dall’ex hotel Astor di Firenze.

Sono venute meno – si legge nel comunicato dei legali – le condizioni che possano assicurare un benché minimo rapporto fiduciario con i nostri assistiti sia per la diffidenza che costoro hanno da sempre manifestato e continuano a manifestare nei confronti degli inquirenti, cui va invece riconosciuto il merito di aver svolto un enorme lavoro investigativo e di ampia e costante disponibilità nei riguardi della coppia, quanto per l’emersione di ipotesi ricostruttive dei fatti, pervenute direttamente ai nostri assistiti, puntualmente rappresentate agli inquirenti, frutto dei suggerimenti di una sedicente sensitiva peruviana, le quali tuttavia non hanno trovato alcun fondamento pur a seguito di autonome indagini difensive che ne smentiscono la sussistenza e che gli scriventi non intendono condividere, né promuovere a tutela della loro onorabilità e professionalità“. La madre di Kata, interpellata da Ore 14 sulla recente novità, ha confermato di aver ricevuto diversi messaggi da numerose sensitive nel corso dei mesi e di “ascoltare tutto quello che può servire” per risolvere il caso.