Dalla fuga negli Usa con i soldi in un peluche al possibile premio Nobel: una storia meravigliosa quella di Katalin Karikó. Vicepresidente di BioNTech e pioniera dei vaccini a mRna, la scienziata ungherese ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Repubblica tra passato, presente e futuro…
Katalin Karikó ha spiegato di aver iniziato le sue ricerche sullo Rna diverso tempo fa e di non aver pensato immediatamente ai vaccini. La 66enne ha evidenziato di vederlo come un modo per rimpiazzare i normali farmaci, anche se non sono mancati i problemi nel corso degli studi, a partire dallo scetticismo: «Non c’era entusiasmo per l’Rna. Ricordo che mi dicevano: “Ma dopo qualche giorno si degrada!”. Io rispondevo: “Certo, è bene che si degradi. L’importante è che faccia in tempo a istruire le cellule”. Pensi ad esempio al vaccino anti Covid: non vorrà che le cellule producano proteine spike per il resto della sua vita, ma solo per lo stretto necessario ad istruire il sistema immunitario».
Katalin Karikó: “Ora voglio sconfiggere il cancro”
Il vaccino anti-Covid Pfizer-BioNTech è tra i più utilizzati al mondo e sta fornendo un grosso aiuto nella lotta la virus. Ma Katalin Karikó non ha intenzione di fermarsi qui. Nell’intervista rilasciata a Repubblica, la scienziata ungherese ha rivelato di essere al lavoro su un’idea anticancro: «Iniettare nel tumore uno mRna che spinga le cellule tumorali a fare qualcosa che attiri l’attenzione del sistema immunitario: rilasciare citochine. È come dire alle cellule immunitarie: “Venite qui! Venite qui!”. Così le cellule immunitarie localizzano quelle tumorali, ovunque esse siano — quindi vale anche quando il cancro metastatizza e arriva altrove — e possono distruggerle». Poi Katalin Karikó ha ripercorso la sua vita, dagli inizi difficili alla colletta degli amici per darle una mano. E anche a livello scientifico non sono mancate le complicazioni, basti pensare alle richieste di fondi per le ricerche mai accettate, bensì «respinte regolarmente». E, tornando al vaccino anti-Covid, una certezza: «Quando a novembre del 2020 mi hanno detto l’iniezione funzionava non mi sono sorpresa troppo: io lo sapevo già».