Katharina Miroslawa è la seconda protagonista di “Che fine ha fatto Baby Jane?”, il programma condotto da Franca Leosini nella prima serata di oggi su Rai3. Anche lei si è già raccontata alla conduttrice nel suo “Storie Maledette”, nel 2001, mentre scontava il prezzo della sua pena a Venezia nel Carcere La Giudecca. Oggi, ormai una donna libera, ripercorrerà la sua vicenda umana e giudiziaria prima di svelarsi per come è oggi. La puntata prende il titolo di “Una, nessuna, Katharina”. La storia di Katharina Miroslawa, la cui vicenda si colloca tra gli anni ’80 e ’90, passando dalla cronaca rosa a quella nera.



Katharina, bellissima ballerina di night club e spogliarellista polacca, fu condannata nel 1992 con l’accusa di aver ucciso il suo amante. Si tratta del ricco imprenditore Carlo Mazza, freddato con due colpi di pistola il 9 febbraio del 1986 a Parma. Katharina ha sempre negato ogni sua responsabilità nel delitto, eppure ha scontato in carcere 21 anni e mezzo come mandante morale dell’omicidio. Il suo ingresso in carcere tuttavia avvenne solo dopo una lunga latitanza, terminata nel 2000. Oggi la Miroslawa è una donna libera. Ma qual è il suo rapporto con il passato? E quale quello con le pesanti accuse a suo carico?



Katharina Miroslawa, l’arrivo in Italia e l’amore per Carlo Mazza

All’età di 25 anni, Katharina Miroslawa lascia la Polonia, suo Paese di origine per arrivare in Italia, a Parma. Siamo nei primi anni Ottanta e la giovane donna si è portata dietro un bagaglio ricco di belle speranze e sogni. A seguirla è il marito Witold Keilbasinski ed il figlioletto Niki. Molto ambita dagli uomini della zona, solo uno riuscirà a conquistare il suo cuore. Si tratta di Carlo Mazza, un dirigente di una fabbrica di acciaio, 50enne ed anche lui sposato e con figli adolescenti.

Tra loro scoppia una passione folle; Mazza perde totalmente la testa mettendole persino a disposizione un appartamento e versandole circa due milioni di lire al mese per tenerla lontana dai famelici occhi degli avventori dei locali da lei frequentati. Tutto cambia quando la mattina del 9 febbraio 1986 il corpo dell’imprenditore viene trovato senza vita all’interno della sua auto, vittima di un omicidio efferato. I sospetti degli inquirenti ricadono prontamente su Katharina. Il motivo è presto detto: la vittima stipulò una polizza-vita da un miliardo di lire a suo beneficio in caso di morte.



Dopo l’omicidio la latitanza e l’arresto

Per il delitto di Carlo Mazza fu indagato anche Witold Keilbasinski – nel frattempo ex marito di Katharina Miroslawa – accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio. Nel 1987 i due ex coniugi furono assolti ma quello fu solo l’inizio di un lungo e complesso iter processuale. Dopo la sua assoluzione Katharina compie il suo grosso errore: riscuotere la famosa polizza a lei intestata. A far riaprire il processo però, fu la scoperta degli inquirenti che la sera del delitto di Mazza, il fratello della donna polacca percorse con un’auto a noleggio la tratta Monaco-Parma.

Nel 1993 la donna viene condannata in via definitiva per concorso morale nell’omicidio dell’industriale alla pena di 21 anni. Eppure, quando viene letta la sentenza di condanna, Katharina è già una latitante, nascosta in Austria. La sua latitanza durò ben 7 anni durante i quali ebbe un nuovo compagno ed un’altra figlia. Fu arrestata a Vienna il 3 febbraio 2000 successivamente trasferita nel carcere femminile veneziano della Giudecca. Usufruendo dell’indulto, la donna ha scontato in tutto 13 anni rispetto ai 21 previsti. Dopo essere tornata in libertà ha fatto ritorno a Vienna. Da qualche anno, l’ex dark lady si occupa di importazione di vini italiani ed ha ritrovato l’amore al fianco di un uomo svedese, ingegnere informatico di professione.