Katherine Johnson è un simbolo per tutte le donne. Fiera e determinata, dopo essere stata una bambina prodigio, non ha mai abbandonato gli studi, diventando un simbolo non solo contro i pregiudizi per essere riuscita a realizzare i suoi sogni in un periodo in cui le donne non potevano accedere a determinati ruoli all’interno della società sfidando anche il razzismo. Una donna che, per tutta la sua vita, ha portato avanti non solo la passione per la matematica, ma anche il suo messaggio per il mondo femminile. Un simbolo importante per le generazioni future. Con la sua storia, dunque, Raiuno punta a diffondere nuovamente un messaggio sociale importante per l’integrazione. Una donna che è riuscita ad affermarsi sia professionalmente che privatamente essendo diventata anche mamma e nonna (aggiornamento di Stella Dibenedetto).



KATHERINE JOHNSON, LE ALTRE VOLTE IN TV

Non è la prima volta che assistiamo alla storia vera di Katherine Johnson con il film Il diritto di contare. Già in passato avevamo visto la scienziata in una serie televisiva dal nome 100 Women che raccontava le cento donne più influenti nella storia dell’umanità tra cui appunto lei. Ancora una volta dunque cinema e televisione hanno reso giustizia a una donna che forse nella cultura di massa qualcuno ancora non conosceva. Rai 1 ci offre dunque una grande possibilità di guardare in prima tv in chiaro il film Il diritto di contare del 2016 diretto da Theodore. Ma a chi è toccato il ruolo della scienziata? Ad essere scelta è stata la magnetica Taraji P.Henson attrice nata a Washington nel 1970 e con un passato nella musica da cantante. La donna ha ricevuto anche una nomination agli Oscar del 2009 come miglior attrice non protagonista per il ruolo di Quennie in Il curioso caso di Benjamin Button di David Fincher. (agg. di Matteo Fantozzi)



SFIDÒ I PREGIUDIZI

La storia di Katherine Johnson è stata raccontata dal film “Il diritto di contare”. E si può dire che titolo migliore non avrebbe potuto esserci per raccontare le vicende di questa matematica informatica e fisica americana, originaria della Virginia, che con i suoi…”conti” ha dato un enorme contributo a lanciare la corsa nello Spazio della Nasa. All’interno dell’agenzia spaziale a stelle e strisce Katherine Johnson è rimasta per 33 anni, riuscendo a superare razzismo e sessismo. I suoi calcoli delle traiettorie delle orbite, così come i conteggi relativi alle finestre di lancio delle navicelle spaziali, per non parlare dei percorsi di ritorno di emergenza per molti voli lunari del programma Apollo e del lavoro svolto sul programma Space Shuttle e per i piani per le missioni su Marte: il solco lasciato alla Nasa da Katherine Johnson è innegabile. Determinante, però, fu in particolare la traiettoria da lei tracciata per la missione Apollo 11 nel 1969.



KATHERINE JOHNSON: CHI ERA LA SCIENZIATA DELLA NASA

Una vita in salita a causa del colore della sua pelle: per Katherine Johnson scalare le stelle non è mai stato semplice. L’ingresso nella Nasa risale al 1953, anno in cui diventa una delle prime donne afroamericane del Dipartimento di guida e navigazione. Fino al 1958 si occupò di calcolo nell’ambito del programma di ricerca per l’attenuazione degli effetti delle raffiche di vento sugli aeromobili. Insieme alle donne afroamericane sue colleghe venivano chiamate “calcolatori di colore” e continuamente oggetto di discriminazione razziale: per questo obbligate a lavorare, pranzare e usare i servizi igienici separati dai loro colleghi bianchi, fino a quando il gruppo fu sciolto nel 1958. Come riporta La Repubblica, dal 1958 alla pensione, nel 1986, Katherine ha lavorato come ingegnere aerospaziale. Nel 2015 ha ricevuto la più alta onorificenza civile negli Usa: la Medal of Freedom. Ad attribuirgliela un altro afroamericano che aveva fatto strada: l’allora presidente Barack Obama. Durante la cerimonia di premiazione, Katherine Johnson riassunse così la sua vita: “Io conto tutto, conto i passi che faccio per strada, quelli per andare in chiesa, il numeri di piatti e stoviglie che lavo, le stelle in cielo. Tutto ciò che può essere contato, io conto”. E’ morta il 24 febbraio 2020: all’età di 101 anni.