Katia Serra, ex calciatrice e commentatrice sportiva della Rai, si è raccontata sulle colonne del quotidiano “La Nazione” in edicola lunedì 30 gennaio 2023. La donna ha infranto molti tabù nel mondo del calcio, a cominciare dall’essere diventata la prima donna a commentare la finale degli Europei maschili nel 2021, quelli vinti dall’Italia a Wembley contro i padroni di casa dell’Inghilterra.



Lei stessa ha raccontato che da giocatrice aveva voglia di giocare a pallone con una professionalità che, però, attorno a lei “non esisteva, non c’era niente di organizzato. Io cercavo di curare i dettagli, dalla dieta agli allenamenti personalizzati, fino allo smettere di andare a sciare. Mi accorgevo di fare cose che le altre non facevano. E poi, i  sentimenti: “Le mie compagne vedevano già un rapporto tra uomo e donna quando io ancora non ci pensavo, pensavo solo al gioco. Alle medie ho iniziato a pormi qualche domanda, vedendo che gli atteggiamenti degli altri erano diversi, ma non mi preoccupava ricevere dei no. Non mi fermava nessuno”.



KATIA SERRA: “UNA DONNA IN OGNI AMBITO RISCHIA DI TROVARSI AL CENTRO DI ATTENZIONI INDESIDERATE”

Nel prosieguo della sua chiacchierata con “La Nazione”, Katia Serra si è focalizzata sulla scarsa attenzione da parte degli allenatori di calcio al corpo femminile: “È quella la vera sfida, un’attenzione alla fisiologia diversa per tutelare la donna che fa sport, prevenendo gli infortuni. Finalmente stanno arrivando studi specifici, ai miei tempi le metodologie venivano prese facendo copia incolla dai maschi”.

Nella sua carriera, Katia Serra ha ricevuto anche avance s*ssuali nello spogliatoio: “Purtroppo una donna in qualsiasi ambito rischia di trovarsi al centro di attenzioni indesiderate, poi ognuno fa le sue scelte in base all’etica – ha asserito –. C’è chi prende le distanze e chi se ne approfitta. Io non voglio fare la morale a nessuno, ma a me non andava bene. Altro tema: l’omosessualità. Ai miei tempi le calciatrici omosessuali faticavano a essere accettate, per loro era talmente difficile vivere le scelte individuali che dentro uno spogliatoio sentivano un’accettazione diversa”.